A dangerous method

Michele Addante 29 Settembre 2011 Cinema, Movie e Serie TV

Abbiamo visionato in anteprima a Roma il film di Cronenberg, presentato alla 68. Mostra di Venezia ed in uscita nelle sale il 30 settembre su distribuzione BIM. Un particolare triangolo amoroso lato sensu tra Sabina Spielrein (Knightley) e i due padri della psicanalisi, Sigmund Freud (Mortensen) e Carl Jung (Fassbender)

Al centro di A dangerous method, che ha come sfondo Zurigo e Vienna alla vigilia della prima guerra mondiale, c’è un insolito triangolo composto da Sabina Spielrein (Keira Knightley) e i due padri della psicanalisi, Sigmund Freud (Viggo Mortensen) e Carl Jung (Michael Fassbender). La giovane Sabina, dapprima paziente del dottor Jung e poi sua assistente e amante, è il motivo di incontro tra Jung e Freud, il quale vede nel giovane collega il suo erede intellettuale. Ma anche chi comprende la psiche umana meglio di chiunque altro può esser vittima delle emozioni più istintive: Sabina e Jung si lasciano trasportare da una irrequieta e tormentata storia d’amore; Freud rompe l’amicizia con Jung, che sembra abbracciare una sorta di visione mistica dello psichismo non esclusivamente legata alla pulsionalità sessuale.

Mettiamo subito in chiaro una cosa: A dangerous method non è un film di David Cronenberg! Ben lontano dallo sconvolgente stile cronenberghiano di film come eXistenZ e Crash , il regista canadese resta sempre composto e controllato anche quando fa sculacciare Keira Knightley da Michael Fassbender. Sembra che Cronenberg sia rimasto ingabbiato nello script teatrale di Christopher Hampton The Talking Cure, da cui lo stesso Hampton ha tratto l’adattamento per il grande schermo: molte battute (spesso ricche di contenuti) ma accompagnate da inquadrature statiche e scelte fotografiche semplici.

Qualche parola sulle performance attoriali. Cominciamo dalla pipa di Jung e dal sigaro di Freud. Perdonate l’ironia spicciola, ma non si può non notare l’onnipresenza dei due oggetti che rubano la scena ai protagonisti maschili: gli attori avrebbero potuto avere più libertà espressiva e gestuale se non fossero stati così vincolati da pipa e sigaro... Caratterizzare i personaggi con un oggetto va bene ma renderli schiavi di esso no! Viggo Mortensen, incolpevole, non può dare il meglio di sé costretto nel ruolo di un Freud poco decisivo e a tratti permaloso. Convincente Michael Fassbender che mostra il lato umano del dottor Jung, riassunto nella frase pronunciata verso la fine del film: "Solo un medico ferito può curare un paziente".

Senza redini la bella Keira Knightley si cala bene nel ruolo di Sabina Spielrein, isterica e disturbata prima e psicanalista intellettuale dopo: credibili le crisi isteriche ma poco sensuale (colpa di Cronenberg) nelle scene sadomaso. Non dimentichiamo Otto Gross che spezza la monotonia ritmica del triangolo con la sua personalissima teoria del "non reprimere mai nulla". Lo psichiatra tossicodipendente, ben impersonato da Vincent Cassel, convince Jung a tradire sua moglie e ad abbandonarsi ai sentimenti verso Sabina.

Una sceneggiatura senza dubbio ben scritta, ma che resta molto legata alla pièce teatrale. Quelle cascate di emozioni che prometteva una storia così ricca non sono rimaste che dei timidi zampilli… Non è da Cronenberg!

Talvolta bisogna compiere qualche cosa di imperdonabile per continuare a vivere

Voto finale 6

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Commenti (4)

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  • SydneyBlue120d

    29 Settembre 2011, 14:49

    Sapete se esce anche in Digitale?
  • Aidoru

    30 Settembre 2011, 00:09

    Solo 35mm.
  • giovideo

    30 Settembre 2011, 13:18

    bella recensione
  • sdz

    01 Ottobre 2011, 17:04

    Confermo, solo copie 35mm come ci hanno spiegato alla fortunata visione di ieri sera all'Odeon di Firenze, dove invece è presente la copia digitale in lingua originale proveniente direttamente dal festival di Venezia

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