Bang Bang Baby | la recensione
La nuova serie italiana su Amazon Prime Video gode di una partenza fulminante, grazie a interpreti di spessore, le ottime sceneggiatura e regia e un montaggio serrato. Peccato per alcune ingenuità nella seconda parte che ne indeboliscono un po’ il mirabile impianto.
Nord Italia, 1986. La sedicenne Alice vive a Bussolengo con la madre Gabriella, dopo che nove anni prima il padre è stato assassinato, quando lei era ancora piccola. Conduce una normale vita da adolescente arrabbiata al fianco del fidato amico Jimbo e con qualche bullo da tenere alla larga. Quando scopre per caso da una foto sul giornale che suo padre Santo è vivo, dentro di lei si scatenano una serie infinita di interrogativi che la porteranno ad andare a far visita alla famiglia paterna di origini calabresi, i Barone, che si trova a Milano. Qui sua nonna Lina la accoglie a braccia aperte e la porta nel carcere in cui Santo è detenuto. Nonostante la rabbia furente che le urla dentro, le parole suadenti del padre la portano pian piano nella spirale criminale della ‘ndrangheta di cui i Barone sono esponenti di spicco. Particolarmente per un affare losco che legava Salvatore Ferraù detto 'U Damerino, membro di un’altra famiglia, del quale si sono perse le tracce, all’aeroporto di Malpensa su cui la ‘ndrangheta vorrebbe mettere le mani. In un vortice di emozioni contrastanti la ragazza subisce una trasformazione improvvisa che la porterà a mettere in dubbio le poche certezze precedenti.
La nuova serie italiana di Amazon Prime Video si presenta come un prodotto di qualità, specialmente all’inizio con tutta una serie di fascinazioni anni ’80 notevoli, sia tecnicamente che simbologicamente, che non si vedono spesso se non in produzioni internazionali di un certo pregio. C’è la cowgirl dello spot delle Big Babol (“Spara, non s’appiccica, si ricarica”) che nell’immaginazione della protagonista gonfia un palloncino che diventa enorme come il peso del suo legarsi alla malavita, la sigla di La donna bionica (Bambola bambina) che si incastona perfettamente nella storia nel momento della transizione, così come Monna Lisa di Ivan Graziani sembra scritta apposta per la serie, la scena delle Smarties che piovono alternata con il flashback del presunto omicidio di Santo al Luna Park, accompagnata dalle note di Ma che freddo fa di Nada, il tutto circondato dal viola shocking e dal blu elettrico che vengono affiancati per restituire l’idea neon glamour dell’epoca. E poi ci sono i simboli sacri che diventano blasfemi accostati alla “Santità” dell’organizzazione criminale.
Voglio un padre che pensa a me. Prometti!
Dalle prime battute l’intensità di Arianna Becheroni è impressionante. La faccia triste di Alice che inizialmente sembra subire ogni cosa, assume via via altri toni, la sua voce disillusa diviene arrabbiata e la ragazzina si fa donna rapidamente e ben prima del dovuto. I suoi pensieri nella voce fuori campo che a ogni episodio pongono una questione esistenziale conducono il racconto nei meandri della sua mente spaesata che vorrebbe disperatamente trovare una direzione. Del suo universo fanno parte sua madre Gabriella (Lucia Mascino), una donna moderna e solare, e Jimbo (Pietro Paschini), il suo amico sarcastico e brioso la cui smisurata altezza pare avergli allungato anche le corde vocali. La scoperta che sua padre (Adriano Giannini) è ancora vivo crea il corto circuito che fa saltare in aria tutto. Il fascino perverso del bel delinquente finisce per rapire anche sua figlia, completamente preda di un uomo che non fa altro che ingannare tutte le donne della sua vita, motivo per cui si fatica a comprendere perché lo si debba tirare fuori dai guai. A meno di essere una ragazzina confusa che non poteva desiderare altro che ritrovare la figura paterna senza la quale ha pensato di sentirsi inerme in tante fasi della sua esistenza.
Milano ‘a comando io!
La necessità di ritrovare Santo fa sì che Alice debba incontrare il ramo calabrese della famiglia, su cui spicca Nonna Lina, una madre snaturata interessata principalmente agli affari e al potere. La interpreta una monumentale Dora Romano (che in È stata la mano di Dio era la signora Gentile, definita come “la donna più cattiva di Napoli”) che disegna con forza tutta la durezza di una vedova nera che ambisce esclusivamente al proprio successo personale, da raggiungere a qualsiasi costo. Ma dalla terra natia viene inviato il fratello di Salvatore, Nereo Ferraù (Antonio Gerardi) ad indagare sulla scomparsa dell’uomo e questo rischia di mettere in serio pericolo le trame di Lina. Nereo è un personaggio complesso, un drogato, un pazzo furioso e spietato, che viene domato solo dalle canzoni del suo idolo George Michael e dalle attenzioni della trans Belfiore (Christina Andrea Rosamilia). Neanche sua cugina Assunta (Giorgia Arena), mandata con lui per controllarlo, riesce sempre a farsi ascoltare e le terribili conseguenze non si fanno mai attendere. È forse il personaggio migliore della serie, un uomo che non trova pace, neanche se dovesse riuscire a salvare l’onore, perché quello che ha dentro è più forte di ogni speranza.
Una ricchezza di personaggi, accessori ma tutt’altro che marginali, costellano lo scorrere degli episodi. Barbarella che dirige il night brandendo armi alla bisogna, Cleopatra, soubrette dalle molte abilità, più saggia di quanto sembri, Forcetta, un politico simile nell’aspetto a De Michelis, che milita nelle fila di Italia Verde, corrotto fino al midollo, Giuseppina, moglie fedifraga e parrucchiera, dotata di uno strano senso dell’onore, Rocco, scagnozzo affascinante dall’aria sbarazzina e a tratti quasi lieve, Nittu, cognato di Lina che vorrebbe affiancarla non solo negli affari, Mago Carmelo (Massimo De Lorenzo), santone mediatico che diventa un faro per Assunta, Don Ferraù (Ernesto Mahieux), prete calabrese privo di ogni morale e rispetto, la versione maschile di Lina, Don Carmine (Mattia Sbragia), boss cui bisogna rendere conto circa gli eventi maldestri in cui Lina è incappata e Mr. Fritz (Nicola Rignanese), altro boss che tenta di mediare tra le famiglie affinché la situazione non degeneri.
I sacrifici fanno male, fanno male da morire.
Le ambientazioni sono fondamentalmente due, polarizzate, contrastanti e fortemente caratterizzate. Il nord, quello della Cologno Monzese vista come la fabbrica dei sogni e che al contrario nascondeva una quantità di miserie umane da far invidia all’inferno dantesco, e quello della “Milano da bere” a sua volta finta, pomposa, che dietro le quinte cela meschinità, ottusità e il veleno della malavita, aspetti che rivisti ai giorni nostri appaiono ancor più tristi ed esigui, quando non ridicoli. E il sud, quello della Calabria arsa dal fuoco, quello metaforico che consuma e danna l’anima e quello reale che brucia i morti cancellando le tracce. L’accento milanese vicino al dialetto calabrese contrappone una certa mollezza mista a superiorità alla determinazione cinica e spietata di chi sembra non aver niente da perdere. Emblematica la scena che vede protagonista la segretaria del Damerino interrogata da Nonna Lina, un momento tra i più violenti e potenti della serie.
Nel mio dopo c’è sangue. Tanto sangue.
Intorno a questi due mondi si compongono gli accadimenti, resi spiazzanti dall’efferatezza dei delitti compiuti come se niente fosse e da un politicamente corretto del tutto ignorato, tra i principali pregi di Bang Bang Baby. Nella vita di Alice c’è un prima e un dopo l’aver ritrovato il padre creduto morto, argomento chiave dell’intreccio. Allo stesso modo ci sono una prima e una seconda parte della serie che vivono una sorta di stacco. Una decisa, potente ed efficace, l’altra ripetitiva, meno incisiva e un po’ compiaciuta. La seconda parte che avrebbe dovuto vedere un innalzamento della tensione generale, resta ferma alla linea iniziale, a partire dai monologhi di Alice che non cambiano mai direzione, diventando così un po’ stucchevoli. Il fatto che i suoi pensieri divengano azioni avrebbe dovuto generare una sintesi dei primi in favore della deflagrazione delle seconde. Inoltre la sua impostazione assume via via una convinzione eccessiva, priva della giusta dose di ironia che le avrebbe conferito maggior dinamismo e intensità. Alcune evidenze che si desumono senza difficoltà vengono invece sottolineate portando a una didascalia che impoverisce il racconto. Addirittura diversi dialoghi risultano incomprensibili perché recitati sottovoce come un vezzo di cui si poteva fare a meno. Il montaggio serratissimo della prima parte che crea aspettative altissime cede il passo a una certa linearità che mal si avvicenda alla potenza iniziale. Il ritmo cala e l’attenzione scema un po’. Un vero peccato.
Niente di troppo grave, intendiamoci, ma di sicuro una tenuta maggiore avrebbe garantito un risultato davvero incredibile per un prodotto nostrano dalle premesse decisamente elevate. Non ci sono notizie circa un seguito, ma il finale di stagione (anch’esso un po’ debole perché in parte prevedibile e forzato) apre le porte a sviluppi possibili che, dato il buon successo della serie potrebbero portare le sorti di Alice e degli altri protagonisti verso nuove e sanguinose avventure.
VALUTAZIONI
dal trailer all’intera serie
Aspettativa 8 Potenziale 8,5
soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIA Impegno MEDIO
visione
Intrattenimento 7,5 Senso 7,5 Qualità 8,5
Giudizio Complessivo 7,7
Bang Bang Baby | miniserie
drammatico, thriller | Italia | 28 apr - 31 mag 2022 | 10 ep / 51 min | Amazon Prime Video
ideatore Andrea Di Stefano regia Michele Alhaique, Giuseppe Bonito, Margherita Ferri sceneggiatura Andrea Di Stefano, Valentina Gaddi, Sebastiano Melloni ispirata al romanzo autobiografico di Marisa Merico L'intoccabile
personaggi interpreti
Alice Barone Arianna Becheroni
Santo Maria Barone Adriano Giannini
Nereo Ferraú Antonio Gerardi
Guendalina “Lina” Barone Dora Romano
Rocco Cosentino Giuseppe De Domenico
Assunta Ferraù Giorgia Arena
Gabriella Giammatteo Lucia Mascino
Giuseppina Denise Capezza
Salvatore Ferraù 'U Damerino Giuseppe Cutrullà
Leonardo Prestieri Nicola Nicchi
Nittu Gambacorta Barone Carmelo Giordano
Geremia “Jimbo” Pietro Paschini
Belfiore Christina Andrea Rosamilia
Don Ferraù Ernesto Mahieux
Barbarella Silvia Gallerano
Don Carmine Schioppa Mattia Sbragia
Ispettore Ferrario Barbara Chichiarelli
Forcetta Giuseppe Antignati
Mr. Fritz Nicola Rignanese
Cleopatra Carlotta Antonelli
Mago Carmelo Massimo De Lorenzo
critica IMDb stagione intera 6,5 /10 singoli episodi 8,3 /10 | Rotten Tomatoes critica nd /10 utenti 4,4 /5 | Metacritic nd
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