Musiche da film e videogiochi in Blu-ray

Fabio Angeloni 23 Marzo 2021 Cinema, Movie e Serie TV

C'è un sicuro punto di contatto tra gli audiofili e i videofili costituito dal generale apprezzamento che questi appassionati nutrono per le colonne sonore registrate in alta definizione video e dotate anche di adeguata qualità audio: qui parleremo di colonne sonore di film ma anche di video game.

L'analisi del compositore Giovanni Luisi

Metti una sera un gruppo di famosi autori di colonne sonore. Metti che tutti questi autori fanno la storia del genere. Metti che quattro di loro, Morricone, Williams, Grusin e Zimmer (non me ne vogliano gli altri) rappresentano i pilastri fondamentali di questa ultra-secolare disciplina. Metti che questi pilastri esprimono anche quattro anime ben distinte nel panorama mondiale: suggestiva-classica con soluzioni compositive complesse e contaminazioni (Morricone), descrittiva-classica con raffinatezze orchestrali (Williams), jazz-moderna con esiti intensi e di grande presa popolare (Grusin) e contemporanea-onnicomprensiva di generi e strumentazioni, dove i temi forti e marcanti tornano a dominare (Zimmer).


foto: CC BY-SA 2.0
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Ennio Morricone, studi rigorosissimi (fu allievo di Goffredo Petrassi a Santa Cecilia), ha messo nelle sue colonne sonore tutto lo scibile delle forme e le tecniche classiche, da canoni a fughe o doppie fughe, dalle forme-canzone alle dodecafonie. Quasi tutte forme di respiro breve poiché, com'è noto, nel cinema non ci sono i tempi per gli sviluppi strutturali delle forme più complesse. Insomma, ce n'era per annoiare il più pedante dei parrucconi e invece ha creato uno stile personalissimo e sempre perfettamente aderente alle scene, grazie anche all'uso di 'strumenti insoliti', come i primi sintetizzatori certo, ma chi non ricorda il marranzano o il 'fischio' che hanno dato vita e colore agli spaghetti-western ma anche a capolavori di tutt'altra natura come in 'Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto' di Elio Petri. Anche così, però, poteva impantanarsi come altri nel limbo tra la cinematografia e l'etnomusicologia. Eppure, da 'C'era Una Volta in America' a 'Nuovo Cinema Paradiso', passando per 'Mission', ha piazzato solo tap-in vincenti nella gara a chi lascia il mondo (del cinema) migliore di come lo ha trovato. Questo fino all'anno 2020, in cui è andato a temperarsi le matite molto più in alto, lasciando le gomme qui giù, perché se la perfezione non è di questo mondo deve esserlo dell'altro; dunque uno già quasi perfetto in terra non ha bisogno di correggersi in cielo. E dato questo recente 'passaggio dimensionale', mi permetto un'altra nota sul musicista capitolino: la sua musica esprime spesso un livello superiore di interpretazione, un sapiente gioco di significati e significanti che mentre ti inchioda alla poltrona su ciò che si vede, ti fa scoprire ciò che non si vede, le emozioni e gli stati d'animo essenziali legati alla sceneggiatura. A mio parere pochissimi compositori hanno raggiunto tale grado di complessità tecnico-espressiva. Genio Assoluto.


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John Williams domina da oltre 60 anni la scena delle colonne sonore. Ogni musica uscita dalla sua matita si distingue per perfezione formale, espressiva ed esecutiva. Diversamente da Morricone, il compositore americano ha puntato ad ottenere tutte le sfaccettature espressive quasi sempre con lo stesso strumento: la grande orchestra sinfonica, il che in terra di stars and stripes non è che fosse una grande strategia, visti i predecessori, peraltro in buona parte di scuola europea. Williams ha trovato la sua strada per il vertice grazie al suo straordinario eclettismo, nei temi come nelle scelte sonore delle orchestrazioni; ed è questo il carattere distintivo che più mi appassiona. Il pianeta lo apprezza per titoli quali 'Lo Squalo' o 'Harry Potter', passando per la saga di 'Indiana Jones'. Il genio statunitense è stato capace di incursioni in opere più sentimentali, intimistiche o drammatiche come 'Always - Per Sempre', 'Turista Per Caso' o 'A.I. Intelligenza Artificiale' (ovvero cyber-Pinocchio come ripensato da Aldiss, fortemente voluto da Kubrick e realizzato da Spielberg!) o commedie quasi surreali come 'The Terminal', dimostrando un livello di abilità nel cambio di registro che non ritrovo in nessun altro autore. In questo programma l'esempio fornito dal film 'Sabrina', a mio avviso non tra i lavori memorabili, è ampiamente compensato dal meraviglioso e straziante 'Shindler's List'. Perfezione ineguagliata dalla pagina fino al nastro (o chip se volete).


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Di Grusin, nella premessa si diceva dell'anima jazz ed infatti il programma prevede l'esecuzione di brani di altri due giganti: Henry Mancini e Leonard Bernstein. Rispetto a questi, Grusin ha portato la musica a vette elevatissime, in particolare quella jazz, che si nutre di standard e di elementi convenzionali codificati, plasmandola sulle esigenze del cinema con l'uso del suo strumento d'elezione: il pianoforte. Dall'ascolto di questo disco, che è di grande soddisfazione sul piano del sound, si capisce come la migliore produzione di colonne sonore americane si leghi indissolubilmente alla qualità esecutiva e produttiva, qui in particolare rappresentata dalla sezione degli ottoni, ancora oggi fiore all'occhiello della musica moderna made in USA. Per chi volesse approfondire la grandezza di Grusin sul piano compositivo, suggerisco l'ascolto della musica del film Il Socio (The Firm) in particolare il brano Memphis Stomp con l'autore al piano, dove a tratti sembra di sentire due pianoforti tanta è la complessità della trama. Capolavoro indubitabile di genere.


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Hans Zimmer ha già lasciato da tempo il segno recuperando la tradizione dei grandi “temòni” e delle orchestrazioni flamboyant unite a massicce dosi di contaminazioni pop-rock e di strumenti inusuali o elettronici. La descrizione sembrerebbe non particolarmente esaltante se non fosse che Zimmer ha infilato nel tempo un'interminabile sequenza di lavori godibili, certamente molto concessivi all'effetto magniloquente, ma comunque popolari (in senso buono) ed efficacissimi. Chi scrive si è unito al coro di inneggianti al genio solo dopo l'uscita de Il Codice Da Vinci dove il tipico ostinato che sostiene un raro esempio di main theme “circolare” al pari, per intenderci e con i dovuti distinguo, del finale del Guglielmo Tell di Rossini, ha fatto finalmente capire come il talento tedesco sia capace anche di raffinatezza ed eleganza. In corsa per l'Olimpo.

Arriviamo quindi agli altri quattro campioni dello scoring: l'inglese John Barry, l'americano Thomas Newmann, l'argentino Lalo Schifrin e il già citato Henry Mancini: se per Mancini e Schifrin potremmo 'limitarci' rispettivamente alla felpata serie animata cult 'La Pantera Rosa' e la spy series oggi rinata a saga filmica grazie a Tom Cruise 'Mission: Impossible', per John Barry va rilevato un curioso fenomeno “inverso” rispetto ad autori quali Morricone o Williams.

Mentre questi ultimi hanno preso le mosse dalla tradizione classica mantenendola eppure raggiungendo risultati differenti, John Barry è partito dal Pop e poi ha trovato una sua personale cifra stilistica basata proprio sull'uso dell'orchestra sinfonica, si pensi a flauti e corni francesi sempre protagonisti, nella saga Bondiana come ne La Mia Africa, in Balla Coi Lupi o in Codice Mercury. Va ricordato, tuttavia, che l'arcinoto tema principale di James Bond non è di John Barry, come riporta il disco, bensì di Monty Norman (varie sentenze lo hanno stabilito in via definitiva!).


foto: CC BY 2.0
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Thomas Newmann membro di una delle più importanti dinastie americane di musicisti per il cinema, arriva alla qui rappresentata Skyfall dopo i successi dell'originale e memorabile musica per il film American Beauty. La musica da film di Newmann ha avuto un processo evolutivo di oltre quarant'anni ed è interessante rilevare come, data anche la tradizione familiare, abbia passato il primo ventennio di carriera caratterizzato da forme e stili piuttosto convenzionali prima di giungere a quella sublimata mescolanza di country-rock e sinfonismo conditi da percussioni che tutti abbiamo imparato a riconoscere ed amare da American Beauty in poi.

I suoi “tappeti” evocativi e sospesi con riverberi lunghissimi e l'immancabile pianoforte, più o meno elaborato, hanno contribuito a creare il suo marchio di fabbrica musicale al pari delle tipiche sgroppate ritmiche fatte di ostinati conditi da tablas, marimbe, steel drums e tutte le percussioni etniche, orchestrali e sintetiche conosciute. Su questa scia, più che la citata opera di Sam Mendes, consiglio dal film 'Un Sogno Per Domani' il brano Possibility, geniale incastro di ritmi e timbri che nella sua oramai ventennale evoluzione ci porta fino ai recenti 'Skyfall' (da non perdere da questo punto di vista i titoli 'New Digs' e 'Health & Safety') e 'Spectre', non a caso diretti sempre dal britannico premio oscar Mendes. Passato, presente e futuro della musica da film, senza dubbio.

Titoli relativi al gaming

Uno sguardo ai titoli del programma relativi al gaming: Call Of Duty qui rappresentato è musicato da Brian Tyler che, va detto, è già una movie star avendo all'attivo titoli quali Iron Man 3, Thor o La Mummia dunque non solo uno specialista di genere. Al servizio dei video games in generale ritroviamo la stessa impeccabile precisione delle colonne sonore per il cinema, caratterizzata però da soluzioni d'effetto e sonorità più marcate, dato l'obbligo di dividersi lo spazio con i massicci effetti sonori del gioco. Ciò va inteso come caratteristica, non come difetto e può in parte richiamare l'origine della colonna sonora stessa secondo la consolidata teoria per cui l'esecuzione in sala di musiche di commento alle scene del cinema muto avesse anche funzione di coprire il fastidioso rumore del proiettore!

Semmai si può porre qui una questione estetica del tipo bellezza vs dignità (compositiva): la musica per immagini non si è posta il limite di tempo e dunque di sviluppo necessario al pensiero 'alto' per dipanarsi, è un limite imposto dalla forma stessa cui viene applicata e da cui dipende. Allo stesso tempo nessuno, spero, si sognerebbe oggi di fare inutili classifiche fra generi mettendo da un lato della bilancia forme chiuse di breve respiro come le canzoni (ce ne sono di geniali e meravigliose) e dall'altro opere sinfoniche colte (ce ne sono di insopportabili). Verrebbe da dire 'è la bellezza, bellezza!' senza ignorare che, pur nel rispetto di ogni gusto, un conto sono i Beatles un altro Er Piotta. Ciò per spegnere ogni possibile alito di vento censorio sia verso la musica per il gaming che per la musica da film stessa, ancora oggi non del tutto fuori dai preconcetti.

Né vale eccepire circa l'inevitabile rapporto con cliché e convenzioni tipici della settima arte ampiamente presenti anche in forme nobili come l'opera (so bene qui di inimicarmi più di qualcuno). Da questo punto di vista, di fronte ad un film siamo tutti più inclini a cedere a certe convenzioni, a certe facili combinazioni. Per dirlo in chiave gastronomica, lunga vita alla sperimentazione, alle sferificazioni e all'azoto liquido, ma quando serve bellezza chi non preferisce una bella carbonara? Alla fine, quando serve buon cibo per la mente siamo tutti almeno un pochino come Roger Rabbit di fronte all'irresistibile 'Ammazza la vecchia...col Flit',  'A shave and a haircut' per gli anglofili.

 

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