Gran Galà Roma, nov 2023: il reportage

Fabio Angeloni 22 Novembre 2023 Audio

L'edizione romana del Gran Galā dell'Alta Fedeltā come sempre ha consentito agli appassionati di entrare in contatto con i loro giochi preferiti nella elegante cornice allestita dal Maestro Giulio Cesare Ricci. Il nostro reportage su tutte le sale presenti e su come suonavano.


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Intro

Mai denominazione fu più azzeccata per una manifestazione come "Gran Galà", spazio di elezione nel quale si viene metaforicamente accolti dal Maestro Giulio Cesare Ricci con tuba e tight che - naturalmente e secondo tradizione - dopo le 18 si trasformano magicamente in un impeccabile smoking. Non siamo di fronte alla solita fiera di settore, con boot nei quali vengono semplicemente esposte le merci in vendita ai possibili compratori.


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Nei migliori intenti del Cavaliere al merito della Repubblica si ha accesso ad una sorta di Club riservato agli audiofili, dove ogni ambiente cerca di trasmettere sapori e caratteri diversi, e al visitatore viene lasciato tutto il tempo necessario per procedere alla propria singolare e specialissima degustazione dell'esperienza sensoriale che ogni set propone.


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Il Maestro livornese ha avuto la brillante idea di offrire ascolti audio coniugati con sapori gustosi come quelli del Chin8, dello Strega o dello Stregotto Neri (e in effetti, dopo averli provati, ne ribevi, come recitava l'azzeccatissimo claim), che nell'edizione milanese erano accompagnati anche da un buon gelato. Nello stand di Fonica International c'era la possibilità di farsi preparare all'impronta uno dei prodotti Neri, miscelato a perfezione, da un barman professionista, ma una bottiglietta di Chin8 Neri veniva comunque omaggiata ad ogni visitatore che ne avesse fatto richiesta per poterla poi gustare comodamente a casa, nel proprio momento topico.


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Sempre di Giulio Cesare Ricci è l'idea di far compilare ai visitatori un breve form sul quale vergare un abstract inerente alla specifica sala del tout d'abord o più in generale alla manifestazione; recandosi al suo stand fonè l'abstract poteva poi essere ceduto per ricevere (magari dalla gentilissima Rita) gratuitamente in cambio un CD o per reclamare un abbuono di 5€ sui prodotti messi a disposizione, peraltro già offerti a prezzi scontati per via di un anticipo sulla tradizionale promozione natalizia, in formato LP, CD/SACD o ad alta risoluzione. Trovata sì commerciale, ma al contempo metodo intelligente per raccogliere e valutare i feedback immediati dei visitatori sulla manifestazione, in vista di possibili futuri correttivi.


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Venivano anche proposti gli ultimi lavori realizzati da fonè per il quarantesimo (1983-2023), prodotti in collaborazione con Memory-Tech Corporation con tecnologia Ultimate HiQuality CD che sostanzialmente, a differenza dei normali CD, non vengono pressati dal policarbonato, ma fusi da un fotopolimero e polimerizzati con luce ultravioletta, disponibili nello specifico stand con contenuti di musica classica e contemporanea nella versione Anniversary, con production master realizzato riversando i master analogici originali su una workstation Signoricci, utilizzando un convertitore 16/44.1 "allo stato dell’arte". Nello stand di Suono era invece presente la versione A touch of jazz, dove si trovano brani jazz tratti dal catalogo registrati utilizzando un’attrezzatura analogica (Ampex ATR 102 Electronic Tube, Ampex Model 351-1965, 2 tracce, 1/2 inch, 30ips modificato da David Manley), microfoni Neumann U47, U48, M49 oltre a preamplificatori microfonici e cavi Signoricci; per il production master i masters analogici originali erano stati riversati su una workstation Signoricci, utilizzando un convertitore 16/44.1 "allo stato dell’arte", mentre il mastering era stato realizzato con il sistema Signoricci, interamente analogico e valvolare.


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Anche quest'anno si è inoltre assistito ad una modesta ma gradita partecipazione muliebre e di giovani. Più d'un miglior amico dell'uomo, addirittura, scodinzolando garbatamente ha manifestato il proprio gradimento delle sale, mantenendo però un aplomb acustico e un contegno assolutamente all'altezza dello standing della manifestazione.

Gli espositori erano diversi o comunque esponevano per lo più altri prodotti rispetto a quelli visti solo 8 mesi prima; per i visitatori si è quindi trattato di un'ulteriore occasione per visitare a tutti gli effetti un'altra manifestazione. Rimarco anche due ulteriori aspetti forse non secondari: in primo luogo la totale gratuità della mostra e in secondo luogo l'ampio e comodo parcheggio. Peccato, invece, per l'assenza (mi auguro episodica) del multicanale e dell'audiovideo.

Strutturalmente c'è da notare che molti espositori avevano provvidenzialmente deciso di staccare gli speaker dalla parete di fondo più del solito (avendo spazio a disposizione per farlo) e questo in generale mi sembra che alla fine abbia pagato. Pochi o nulli i trattamenti acustici nelle sale, fatta eccezione per qualche tappetone posto di fronte alle sedute. Le sale nell'insieme non suonavano male e a questo riguardo si sarebbe dovuto indagare su cosa ci fosse dietro a quei soffitti con tessere bucherellate, indagine che però non ho avuto nemmeno il tempo di immaginare di fare per davvero.

 
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Particolarmente interessante mi è sembrata la selezione della vasta collezione Sondrino, con autentiche rarità su cui, con un aplomb e una pazienza tutti britannici, Alessandro Bernabei si profondeva con piacere per magnificare le caratteristiche di quelle preziose macchine d'epoca.

Ricordo che AV Magazine aveva già dato un'anticipazione di questa edizione del Gran Galà. Si tratta, come detto, del secondo appuntamento dell'anno, l'edizione autunnale, dopo quella primaverile di cui avevamo già riferito in questo articolo. La lista degli espositori è la seguente.


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Carta stampata

Per la carta stampata erano presenti lo stand di Suono, cui abbiamo già accennato, con esposizione di CD, LP e complementi, così come quello di Fedeltà del suono e di Costruire Hifi con molti complementi.


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Software

Per i fornitori di software c'era, come sempre, l'ampio e fornito stand con tutte le più desiderabili meraviglie sonore di Sound and music di quel galantuomo di Alfredo Gallacci, oltre allo stand di Crystal Music Gallery di Riccardo Daolio di Parma.

 
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Collezione Sondrino

Riguardo alla selezione della collezione Sondrino di cui in apertura, Alessandro Bernabei illustrava le tantissime meraviglie esposte e dava informazioni sulle altre disponibili a catalogo. Per gli appassionati cito il pre portatile Presto 900A1, il pre mic Presto AM-1642/TNH, l'Ampex duplicator, l'RCA-Gaus duplicator, il disco stroboscopico Philips, il magnetrometro R.B. Amis Company, il mixer pre RCA BN-2A, l'eq passivo ECKMiller, lo slider mixer Telefunken-Ela, il pre mic per Ampex, il registratore a filo RVA M1 con cassetta e il registratore a nastro RT-3A.


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ArtigianAudio

Giunti al piano della mostra era impossibile mancare lo stand di ArtigianAudio che si parava di fronte agli occhi. Si tratta di un apprezzato costruttore di sistemi di arredo per audio, video e hi-fi che trae l'esperienza da quella Bartoli & Sassetti specialista in arredamenti che opera dal 1996 in quell'Acqualagna, da tempo famosa non solo per gli ottimi tartufi. In esposizione c'erano molti prodotti, tra i quali Support two, Side by side, e i Base normal, big normal, square, long, trapezio, lux sfera 4 e porta giradischi che anche solo visivamente trasmettevano piacevolezza non disgiunta da una sensazione di estrema solidità.

  
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Tout d'abord - sala Sigismondo

Nella citata sala Sigismondo del tout d'abord (vale a dire, "prima di tutto...") venivano proposti dagli espositori prodotti d'attacco: un power amplifier 5050 di Capecci Audio, un piatto CVS modello Vintage Revival, un DAC ZeroUno, una coppia di speaker compatti Imago Electroacoustic Component, un amplificatore integrato Tsakidiris Hermes, una coppia di diffusori Acoustic Energy AE100 MKII, un amplificatore in classe A Sugden modello A21, una coppia di diffusori Sigma Acoustics, un pannello isodinamico di Fonica International, una coppia di diffusori Revival Audio Sprint 4 (1.790e).

Passiamo ora alle sale suonanti, sulle quali il panel romano di AV Magazine ha tratto impressioni non sempre collimanti.


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Il tempio - Sala Giovanni

La sala che ha raccolto la maggior parte dei consensi è quella de il tempio, noto punto vendita siciliano e al contempo distributore anche esclusivo di molti interessanti prodotti, tra i quali Lumin, Sudgen, Usher, Balanced Audio Technology-BAT, Cary Audio, Oracle, Plinius e Vienna Acoustic. Proprio sulla partecipazione alla manifestazione de il tempio al Gran Galà AV Magazine ha pubblicato una news.

Nella Sala Giovanni Dario Candarella faceva anche da mediatore tecnologico e spiegava esaustivamente le macchine che componevano il set. Si era iniziato molto bene, quindi. Gli speaker austriaci Vienna Acoustics modello Imperial Liszt Reference MKII hanno driver planari a sospensioni rovesciate e dispongono di una testa con medio e tweeter concentrico completamente svincolata; la parte nera è oggetto di una laccatura pianoforte data con sette mani. "Il prezzo non è mai un problema", ha sostenuto Candarella nell'introduzione, "ma solo se gli speaker suoneranno bene", ho aggiunto mentalmente io: per la cronaca, si tratta di 17.000€.


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Il mediaplayer, streamer e DAC è il Lumin P1 (10.000€), con sistema a femtoclock, design dualmono (con ben due DAC ES9028PRO SABRE usati in mono), stadio di uscita con trasformatori Lundahl e controllo di volume Leedh che campiona a 32 bit e sposta il rumore in banda inudibile. Il preamplificatore a valvole Balanced Audio Tecnology-BAT VK90SE è il frutto del ben riuscito progetto di Victor Khomenko (circa 18.000€). Il famoso amplificatore finale allo stato solido della neozelandese Plinius SA103, rimasto in catalogo per un ventennio, dopo 5 anni di studio è stato aggiornato al modello RA150 presente in sala (15.000€), intanto con potenza aumentata da 125 a 150 watt per canale in classe AB (funzionava in AB, nelle demo) e circa 70 in classe A (erogazione notevole, per un ibrido), ma anche con un notevole raffinamento della sua struttura circuitale.


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I cavi erano gli americani Purist Audio Design con un cavo nel cavo, con in mezzo gel con minerali che impediscono alle EFI di interferire. Per gli ascolti veniva utilizzato materiale tratto dal nuovo Tidal Max (che garantisce la massima qualità di riproduzione possibile sulla piattaforma) o da Qobuz, dal mio punto di vista un sistema utile anche ad evitare qualsiasi tipo di involontaria sofisticazione. La sala, in cui erano disposte 3 sedie per 4 file, non aveva ricevuto alcun trattamento acustico, aveva le tende in dotazione e godeva dell'aggiunta del classico tappetone. Suonava il SACD liquido di Brothers in arms dei Dire Straits. Anche grazie al software di qualità, l'impianto suonava davvero molto bene e viaggiava a volume sostenuto, fatto piuttosto raro in queste occasioni per problemi di vicinato e per le criticità ambientali che di solito ciò porta con sé, al punto che un ascoltatore ha voluto lanciare una sfida osservando: "Il volume non è quello a cui si dovrebbe sentire una batteria, è troppo elevato".


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Il mediatore, raccolto il guanto di sfida, ha subito cambiato programma, mettendo su Misa Criolla, con Carreras, a volume realistico. L'ottima impressione iniziale non veniva però contraddetta o sminuita: si confermava invece l'ottima scena, dimensionalmente ampia e con tutte le frequenze al loro posto. Chiudendo gli occhi gli speaker, naturalmente, scomparivano anche fisicamente e restava solo quell'ottima musica a cullare i presenti. Il bagliore della giornata andava scemando e la scarsa illuminazione della sala favoriva un'atmosfera intimistica puntellata dal canto di Elina Duni che interpretava Amara Terra Mia nel riadattamento di Domenico Modugno tratta da Partir, brano che affronta il fenomeno dell'immigrazione. La scena sonora si confermava profondissima, la voce sola, quasi sussurrata, rafforzava abilmente il pathos creatosi in sala. Cum Dederit, di Nora Fischer & Marnix Dorrestein tratto da Hush, riadattamento di Vivaldi, ci deliziava con voce femminile e chitarra.

 
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Seguiva Frau Contra Bass che cantava Fast Car con un contrabasso. Eravamo ormai quasi al buio completo in una sala gremita e immota, fiocamente illuminata solo dai tre faretti puntati sulle elettroniche, dove risultava senz'altro impressionante il realismo del suono delle dita che pizzicavano le corde del contrabasso. Il programma continuava con una reinterpretazione di Linger, di Noel Hogan and Dolores O'Riordan dei Cranberries, dei Freedom Fry. Si passava infine alla Kari Bremnes di Coastal trip, voce su un tappeto tastiere e percussioni. L'ascoltatore precedentemente critico sul livello del volume in sala se ne andava soddisfatto dichiarando a tutti l'eccellente prestazione sonora del set e aggiungendo di non produrre più "oggetti" da anni, ma (enigmaticamente) che lo si sarebbe potuto ritrovare sulle pagine di Audio Review. Per parte mia l'ho trovato davvero un buon set, anche se lo avrei voluto mettere alla sbarra con un programma più movimentato e vitale. Comunque sia, un autentico regalo per l'anima.


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La domenica sono ripassato a il tempio, nella speranza di ascoltare le differenze prestazionali del Plinius RA150 in sola classe A ed in sola classe AB (opzione piuttosto rara, a mia nozione, sui finali di potenza ibridi), oltreché la voce delle piccolissime bookshelf del marchio Vienna Acoustics, le Haydn Signature Edition (3.200€). In quel momento era in programmazione la versione liquida del SACD di Stimela/Coal train, di Hugh Masekela, con il finale sempre in classe AB. Avvertivo molto, praticamente tutto, dell'essenziale, ma naturalmente mancava un po' del caratterizzante: malgrado le enormi differenze dimensionali, si avvertiva ancora, comunque, il family feeling del brand. Gli speaker in basso suonavano frenati, come ovvio. Venivano quindi programmati un paio di brani tratti da Autumn Leaves, di Jacintha, solo voce, e lo speaker continuava a garantire un'ottima prestazione sonora, come atteso focalizzata nella zona dei medioalti, sfoderando una scena dimensionalmente credibile, anche in profondità. Seguiva Johnny's garden di Sara K, tratto da What matters. A quel punto sono dovuto uscire dalla sala di corsa, trascinando con me un amico del panel romano che intendeva acquistare gli speaker ipso facto, consigliandogli di consultare i sacerdoti del Tempio esoterico una volta terminata la cerimonia (o, più propriamente, a manifestazione conclusa!).


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Luxury 1 - Sala Bartolomeo

Un'altra sala che ha ricevuto molteplici consensi nel panel romano è la Bartolomeo di Luxury, con SACD Technics SL-G700M2 (3.000€), amplificatore integrato della svizzera Goldmund, modello Telos-590 NG2 (vincitore del 6moons.com 2017 Blue Moon Award, 215 Watt stereo su 8 Ohm in classe A/B, 29.300e), e altoparlanti Estelon Aura (3 vie in sospensione pneumatica, impedenza 4 Ohm fino ad un minimo di 2 Ohm, sensibilità 90 dB, 17.500€), cavi Siltech serie Royal Signature completamente disaccoppiati dal suolo grazie ad appositi supporti in legno, mobile Music Tools. Già aver visto affisso alla porta di ingresso un civile foglio A4 con su riportati i componenti dell'impianto con relativi costi mi aveva decisamente ben disposto. Ma l'ascolto è stato anche migliore della sorpresa avuta in anticamera. Ormai gli appassionati sanno che Estelon è un marchio nato in Estonia, di cui Luxury Group è importatore esclusivo per l'Italia. Tutti gli speaker della gamma producono un forte impatto estetico, che ha catturato il Red Dot Design Award, mentre le caratteristiche innovative dei prodotti hanno guadagnato il CES Best of Innovation. Lo speaker specifico si è guadagnato il Grand Prix 2023 di Stereo Sound Japan e il Best sound 2023 di High Fidelity Polonia. La sala non sembrava aver ricevuto alcun trattamento ambientale aggiuntivo. Ma non bisogna lasciarsi ingannare dallo smilzo e gradevole design futuristico degli speaker, perché a fronte di un tweeter a cupola Scan-speak da 26 millimetri e di due midwoofer Satori da 13 centimetri in configurazione d'Appolito, la bella gamma bassa proveniva in realtà da un poderoso woofer Faital da 25 cm down firing, che quindi scompariva del tutto alla vista per lasciare intatta la leggiadra purezza estetica degli speaker.


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Mentre ero in sala suonava il bravo Fink, prima con We watch the stars da Bloom Innocent - Acoustic. La voce veniva resa molto bene, anche se le incisioni di Fink sono sempre eccellenti, pure quando riprese dal vivo. Il set ricreava una bella scena, ampia, profonda, godibile. Seguiva il più classico Trouble's what you're in, tratto da Wheals turn beneath my feat. Nel brano risuonava spesso, profonda, la cassa armonica della chitarra, mentre la voce restava limpida e perfettamente intelligibile. Dopo ascoltavamo My foolish heart di Eddie Iggins Quartet, featuring Scott Hamilton, incisione strepitosa con un sax denso che troneggiava su un tappeto di pianoforte. La scena rimaneva da primi della classe. A guardare il pelo nell'uovo, in sala certe note bassissime del sax producevano una sorta di rimbombo, ma su un evento episodico del genere era oggettivamente difficile intervenire in via preventiva. Ho lasciato la sala appagato dall'ascolto e convinto dall'estetica degli speaker. Mi sembra che Estelon stia ormai viaggiando su un treno ad alta velocità, via via accorciando grandemente le distanze con i primi della classe, in vista dell'arrivo nella stazione "nuovi grandi classici dell'Hi-Fi".


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Luxury 2 - Sala Muzio Attendolo

Per analogia ho caracollato nella seconda sala Luxury, la Muzio Attendolo, quella che - mi dicevano gli amici del panel - era il miglior set della categoria "budget". La sala conteneva tre file da 4 sedie ognuna. Le lillipuziane ma sempre impeccabili elettroniche Naim (CD5SI e integrato Nait 5Si) lavoravano con gli speaker Atalante 3 (2.390e), un bookshelf a due vie, e poi con Atalante 5 (4.490e), un 3 vie da pavimento, del marchio francese di Alsazia Revival Audio.


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Per entrambi i modelli sono disponibili appositi stand proprietari. Si tratta di un marchio con un paio di anni alle spalle, ma dai natali prestigiosi, in quanto i membri fondatori del marchio sono il designer Daniel Emonts, ex Altec Lansing e Focal-JM Lab, poi senior engineer nell'R&D di Dynaudio Acoustics e attuale CTO e designer, e Jacky Lee, ex CCO di Dynaudio, attuale CEO. Gli speaker rispettano la denominazione del marchio, ma senza risultare troppo âgée grazie alla linea orizzontale che spezza la monotonia dell'ebanisteria, mantenendo al contempo un rassicurante sapore old-fashion. Era in programmazione Silver Moon di David Sylvian. In seconda fila sembrava che qualcosa non andasse, anche se gli speaker riuscivano a ricreare una bella scena; mi sono allora spostato in posizione centrale, dove tutto era tornato al suo posto.


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Seguiva il canto di una brava interprete femminile, una bella voce realistica, anche se lievemente "sparata", forse anche per il livello del volume lievemente elevato, con un piano gradevole, anche se con qualche lievissima nuance metallica. Passati alle Atalante 5 come logico si estendeva la gamma bassa con l'intro di batteria di Sexy tango di Fabio Concato & Paolo Sabatino Trio, tratto da Gigi, e il posizionamento più largo degli altoparlanti sembrava conferire ulteriormente alla scena, che dimensionalmente sembrava come quadruplicata. Brano che rappresenta una scelta forse ardita da parte del mediatore tecnologico. Con Luz Negra di Stefano Bollani, tratto da Carioca, faceva capolino il bel jazz, ma la scena perdeva forse qualcosa in profondità.

Ma davvero Revival Audio è riuscita a far tutto questo in meno di due anni? Chapeau!


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Imago Electroacoustic Component - Sala Niccolò

Nella sala Niccolò con 9 sedute centrali suonavano le Imago Electroacoustic Components modello Dea dell'ingenere Diego Tatè (16.000€, per i visitatori della mostra ridotti a 12.000€). L'esordio di questi speaker onnidirezionali a triplo telaio da pavimento avviene con La domenica delle salme di Fabrizio De André, tratto da Le nuvole. La voce appariva ben riprodotta e naturale. Ma curiosamente si generava in sala una sorta di rimbombo disturbante. La sala non era trattata, ma aveva la forma perfetta per garantire i riflessi delle onnidirezionali.


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Il set era composto da un lettore Audio Research CD1 valvolare, da un pre valvolare Antique Sound Lab modello Flora-EX, da un finale stereo McIntosh MC402 allo stato solido (400 watt per canale) e, appunto, dagli speaker IEC Dea. I Dea sono degli altoparlanti a 3 vie (tweeter da 25mm, medio da 13 cm e woofer da 25 cm) in sospensione pneumatica con impedenza di 8 Ohm e sensibilità di 90dB, potenza nominale di 200 watt. Il design onnidirezionale degli speaker donava grande dispersione orizzontale e rendeva particolarmente ampi i suoni emessi. I Dea sono onnidirezionali e usano tre altoparlanti in carta e seta.


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Seguiva il Kyrie, da Misa Criolla con Mercedes Sosa. In generale cori sembrano fatti apposta per magnificare l'effetto onnidirezionale (chi non ricorda i primi DSP Yamaha con l'effetto "Cattedrale di Friburgo"?), ma malgrado il suono sorprendente dei sistemi di questo tipo, forse a causa della mia posizione disassata, il risultato appariva lievemente scuro e al contempo non adeguatamente profondo in basso, più in generale come non ben definito. Esteticamente, nella trasparenza del tronco di piramide superiore, si notava un filo interno che lo percorreva tutto da sopra a sotto, fatto che un po' mi disturbava. Dovrò senz'altro riascoltare con calma questo set, appena me ne sarà offerta l'occasione.


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Fonica International - Sala fitness

Giungo alla Sala fitness di Fonica International strategicamente situata proprio davanti allo stand SignorRicci, con 5 file di 5 sedute. Alle spalle degli ascoltatori c'era il corner Chin8, liquore Strega e Stregotto con barman e hostess: in sala qualcuno proponeva scherzosamente di chiamare il prossimo cocktail Neri ideato dal Maestro Ricci "Fon8"! In sala ci si beava della "grande finestra sul mondo" alta poco più di 2 metri ma spessa solo 29 millimetri rappresentata dai 6 bei pannelli dalle tre vie separate (anche in questo caso disposti molto distanti rispetto al fondo sala), che compongono il sistema LaGRANDE autoamplificato con moduli in classe D Hypex Ncore (500Watt, 500 Watt e 100Watt) con DSP (68.000€).


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Questo set è risultato decisamente più convincente di quello esposto a Milano, non so se per via della differenza di modello e/o per motivi fisico/dimensionali. Le fonti elettroniche erano rappresentate da un piatto Goldnote modello Giglio con pre phono PH-10, alimentazione PST-10 e testina Machiavelli MKII, un tube compact disc player Synthesis Roma e il music server Simbolo naturalmente controllabile da remoto basato su piattaforma Intel di ultima generazione. Special guest della sessione d'ascolto era il contrabbassista Enzo Pietropaoli, che (rimanendo in casa fonè) ho apprezzato molto ne the Princess, presentato e suonato dal vivo proprio in un precedente Gran Galà e da me poi acquistato sia in formato CD che SACD. Anche in suo onore, immagino, il mediatore tecnologico Silvano Landonio programmava dal long playing Likewise una interpretazione di "All blues" di Miles Davis. Il piano (strumento sempre difficilissimo da riprodurre) veniva reso con una buona dispersione sonora: la larghezza e l'altezza dei pannelli indubbiamente aiutavano il naturale prodursi del fenomeno. Invece, sembrava di ascoltare il contrabbasso come se la registrazione fosse stata captata da lontano. La situazione sembrava migliorare con l'UHQCD del 40°.


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Abbiamo infatti ascoltato l'esecuzione dell'Orchestra dell'accademia nazionale di Santa Cecilia diretta dal maestro Myung-Whun Chung e del coro diretto da Norbert Balatsch di un pezzo della Te deum tratto dalla Tosca di Giacomo Puccini su Omaggio a Roma. Si faceva strada una voce meravigliosa che dava merito al set. Del poderoso colpo di grancassa (con doppia pelle, secondo le istruzioni di Puccini) che punteggiava la presenza del personaggio cattivo della Tosca, il barone Vitellio Scarpia, si sentiva però forse più il suono della mazza che percuoteva la pelle che il rimbombo profondo prodotto all'interno della cassa, anche se il sistema dimostrava in generale di restituire una gamma "medioaltobassa" corretta. La scena del coro rimaneva comunque meravigliosa e dimensionalmente imponente. Il patron di Av Magazine, Emidio Frattaroli, mi riferirà in seguito che il sistema aveva dato il meglio di sé con un altro excerpt tratto dallo stesso disco del 40° ed eseguito da Fausto Mesolella. Set da riascoltare con calma, magari con software diverso.


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Thuono Audio, Sigma Acoustics, CanEVER Audio e White Gold - Sala Fortebraccio

La sala era sempre particolarmente gremita, ma alla fine ho trovato libero il meraviglioso posto centrale in prima fila, adeguatamente lontano dalle riflessioni posteriori. La sessione di ascolto iniziava con l'intervento di Mattia Rigon, che spiegava le caratteristiche salienti dei prodotti Thuono Audio. ll giradischi flagship di Thuono Audio, TH400 (23.500€ + IVA), è stato progettato partendo da un piatto di 40 centimetri, con telaio e controtelaio maggiorati, composti da uno spesso strato di alluminio e marmo nero marquinia, al fine di garantire una maggiore forza inerziale.


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Il primo braccio era un Thuono Audio TH12 (3500€+iva) con testina Lyra Kleos, mentre il secondo era un Elmuth Thiele, con testina Air Tight. Il motore è disaccoppiato per ottenere una riduzione del rumble, mentre la struttura è sostenuta da tre sospensioni magnetiche ad alta precisione. Tutto ciò concorre - nelle intenzioni - a conferire al suono notevoli livelli di dinamica ed autorevolezza. Sulla destra fa bella mostra di sé una macchina di estremo pregio, il Pink Faun 2.16 ultra music streamer con DAC e clock OCXO, mentre i cablaggi erano White Gold.


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Seguiva l'esposizione di Mario Canever, di CanEVER Audio. Le sue solide elettroniche rispondono ad una precisa filosofia: prevedere meno componenti nel percorso del segnale per lasciare minori impronte audio sul suono, fino al punto in cui il segnale - da quando entra a quando esce - passi anche per soli sei componenti! Le sue creazioni ibridizzano le virtù dei triodi, che lavorano molto bene in tensione fino a 1.000 volt, con lo stato solido, che lavora particolarmente bene in corrente.


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In sala c'erano un CanEVER ZeroUno SSD (7.500€) preamplificatore di linea allo stato solido con pure DAC ZeroUno che utilizza i SABRE32, ha lo stadio finale in classe A e dispone di ingressi analogici e digitali, che in realtà è stato utilizzato solo nel pomeriggio della domenica, un CanEVER DAC ZeroUno Plus Ultra (13.500€), preamplificatore con stadio di uscita ibrido triodi & FET con ingressi analogici e digitali che utilizza i SABRE32, un sistema di amplificazione ibrido a due telai CanEVER LaScala (con sezione in classe A, 25.000€), per 100 Watt per canale (180 Watt di picco in classe A).

 
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Le altre elettroniche del set erano due pre phono, un Audio Research della serie Reference e l'altro, che sembrava il Capecci Audio visto su questi stessi lidi a marzo scorso. Seguiva l'introduzione ai cavi White Gold e agli speaker Sigma Acoustics di Aldo Zaninello, fondatore di Extreme Audio. Zaniello giustamente si profondeva sull'importanza di calibrare il tipo di speaker con l'ampiezza dell'ambiente di ascolto, ponendo grande cura allo sweet spot, oltreché in lodi sulle capacità delle elettroniche valvolari di far suonare casse difficili da pilotare. La stanza era stata giustamente trattata con Daad e tappeti, che si aggiungevano ai pesanti tendaggi nativi: i presenti facevano il resto, in termini di assorbimento.


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Eravamo al cospetto degli imponenti Sigma Acoustics Orchestra 2.9 (66.500€+IVA) speaker dal design originale e dalla ebanisteria pregiata. La produzione del marchio Sigma Acoustics è particolarmente vasta e questo modello è il top della linea che segue la serie top, MAAT. Gli speaker hanno un woofer da 15" in fibra di vetro che lavora fino a 160 Hertz, un midrange a larga banda Seas con magnete in Alnico che prende in carico le frequenze fino a 2.800 Hertz e un tweeter di Heil che cura le superiori.

 
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Si tratta di un progetto interessante per molti aspetti, non ultimo la grande escursione richiesta in basso al midrange e al tweeter, e il lavoro di woofer di rifinitura quasi esclusivamente della gamma ultrabassa, ma vanno rilevati anche la fondamentale possibilità di allineare temporalmente le emissioni dei 3 cabinet disaccoppiati, la possibilità di regolare l'offset per la personalizzazione d'ascolto, il crossover da 6dB ideale per il controllo della rotazione di fase, i 94 dB di sensibilità e un modulo di impedenza lineare di 8 Ohm che rende facile il carico letto dall'amplificatore finale. Si passava all'ascolto, con il mediatore tecnologico che precisava di non programmare brani mirati a far rendere bene l'impianto, ma che puntava a risvegliare nei presenti l'aspetto emozionale utilizzando software comune e non selezionato.


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Veniva quindi programmato "Time", tratto dalla versione TDSOTM su LP. Gli speaker riproducevano una scena proporzionale alla loro imponenza fisica, seppure forse non profondissima. Nell'ascolto veloce Il passaggio tra le vie degli speaker non sembrava particolarmente fluido, il tweeter di Heil forse esagerava un po' sulle sibilanti e il woofer interveniva poco. La voce della turnista dall'ineguagliabile escursione tonale, nel successivo capolavoro "The great gig in the sky", sembrava invece lievemente indietro. Quando è entrato nella sala il Maestro Giulio Cesare Ricci eravamo ormai giunti all'orario di chiusura e quindi la chiacchierata assumeva subito piacevoli toni intimistici e conviviali. La traccia dell'LP trasparente prodotto in Giappone di "Somewhere over the rainbow" in Fausto Mesolella Live ad Alcatraz era resa particolarmente bene ed era quel che ci voleva per coronare il tardo pomeriggio di un sabato che ormai volgeva al termine. Lasciavamo quindi la sala con la fresca memoria di quelle belle note.


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Capecci Audio - Sala Federico

Remigio Capecci è una persona nota nell'ambiente per le sue creazioni elettroniche valvolari e la sua sala attrae come poche altre gli appassionati di autocostruzione. Quando sono entrato in sala ho notato che molti ronzavano intorno al set per guardare, toccare, scattare foto, alla fine riproducendo di fatto una sorta di sistema entropico. In quantità, poi, attorniavano gli speaker (una novità, per il costruttore di Nepi), dove tutto sembra essere tecnicamente più comprensibile anche per via della costruzione con crossover a vista, protetto da plexiglass. Remigio Capecci non si sottraeva mai: era anzi molto disponibile con tutti e spiegava ad ognuno le caratteristiche del set. In questo operoso e rumoroso alveare, dove c'erano un CD transport, un DAC 32 bit R2R, un preamplificatore di linea e un pre phono, veniva fatto girare sul piatto del giradischi della CVS Vintage Revival Rondine (rivisitazione dello storico giradischi americano a puleggia Rek o Kut) l'ennesimo Take five di Dave Brubeck tratto da We're all togheter for the first time.

 
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La mia impressione era che prevalesse decisamente la parte sinistra e cercando nella memoria non ricordavo una registrazione così sbilanciata. Gli speaker, di sua creazione, disponevano di un doppio woofer, e di un medio e di un tweeter situati su una testa disaccoppiata. In terra, due finali mono a valvole con una ventola posizionata nuda e cruda a vista, per raffreddarli. Il volume prodotto era decisamente elevato, per quel set. Si continuava col Brubeck di Three to get ready, tratto da Time Out. Ferma l'evidenza che non sembrasse il brano paradigmatico per favorire la valutazione dell'impianto, suonava bene, seppure con la perdurante forte predominanza del canale sinistro e difficoltà a ricostruire qualcosa che si potesse definire una scena. Fra me e me esteticamente nutrivo dubbi sulla validità di quella impiallacciatura in legno quasi grezzo che rivestiva la testa del medio-tweeter. Mentre facevo queste inutili considerazioni personali sull'ebanisteria laterale superiore, finalmente Capecci - incolpevole - si accorgeva che c'era qualcosa che non andava. In realtà lui era in una posizione disassata che non gli poteva consentire di valutare la situazione.


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E in effetti, da prima che facessi ingresso in sala, suonavano lo speaker sinistro e la sola sezione bassa del destro. Si affrettava quindi a correggere la situazione, smucinando dietro la testa dello speaker quasi muto. D'altra parte, consentire a tutti di girare liberi per la sala è senz'altro un fatto positivo, ma inevitabilmente espone ad incidenti del genere, magari dovuti a urti involontari. Un ascoltatore presente in sala chiedeva di metter su Wild streak di John Campbell tratto dal notevole One Believer. A quel punto, finalmente, la situazione migliorava, anche se - ad esempio - la retina del rullante appariva comunque più metallica del dovuto. Il resto tornava nella normalità. Ho trovato un brutto segno il fatto che ci volesse il gusto di un ascoltatore per programmare un brano che facesse rendere l'impianto in modo adeguato. Da tempo, qui su AV Magazine, predichiamo l'importanza di prevedere in sala un mediatore tecnologico abile nello spiegare le caratteristiche del set (mai come in questo caso, ce ne sarebbe stato bisogno!) e nel programmare qualcosa di opportuno: ma evidentemente non tutti la pensiamo allo stesso modo. Ci sarà senz'altro un'altra occasione per valutare le interessanti creazioni di Capecci Audio.


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Termina qui il nostro excursus sulla edizione autunnale del Gran Galà romano. Non possiamo che concludere facendo i complimenti al patron, il Maestro Giulio Cesare Ricci, che continua con pervicacia la sua opera di alfabetizzazione musicale e dà modo a tutti gli appassionati di passare qualche ora piacevole in compagnia dei loro giochi preferiti. Queste sono le date previste per le prossime edizioni del 2024. Nel frattempo, a rivederci a Padova, il 25 e il 26 novembre prossimi!

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Commenti (1)

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  • Roberto Dex

    24 Novembre 2023, 12:27

    Complimenti - Bravissimo

    Sembrava di esserci e ho apprezzato tantissimo anche i riferimenti musicali che hai inserito nell'articolo. Grazie

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