Cerchiamo di fare un pochino di chiarezza eliminando tutti i miti e le leggende metropolitane, poichè ne circolano già anche troppe, a tutto vantaggio di chi ci guadagna.
Sino a non molto tempo fa gli alimentatori erano tutti del tipo "lineare" (prima li si chiamava alimentarori e basta

), costituiti da un trasformatore, un ponte di diodi, un po' di elettrolitici per filtrare e basta.
Se si voleva stabilizzare la tensione, senza dover ricorrere ad elettrolitici di grande capacità come si fa negli ampli di potenza, si inseriva un circuito di stabilizzazione abbastanza semplice: nella forma più ridotta un diodo zener che limita la tensione di uscita al suo valore nominale, per correnti elevate si usa un transistor messo in serie alla tensione di uscita, pilotato dallo zener di cui sopra.
Il transistor si comporta come una resistenza variabile messa in serie alla tensione pertanto la regola al valore del diodo zener usato.
Sono poi usciti i circuiti integrati regolatori di tensione, che sembrano dei transistor: 3 piedini. uno di ingresso, uno di uscita ed uno che va a massa.
Ognuno ha un suo valore di tensione di uscita stabilizzato, è lo stesso circuito descritto prima solo che è tutto messo dentro ad un unico involucro, magari con qualche aggiunta, come la protezione contro i cortocircuiti ed altre cosette.
Quindi basta inserire un regolatore di questo tipo dopo il ponte di diodi, inserire un paio di elettrolitici ed ecco il nostro mirabile alimentatore lineare stabilizzato.
Ci sarebbe qualche trucchetto, molto in voga ai tempi e che non vedo in quelli indicati nelle foto richiamate in questa discussione, ne avevo accennato in precedenza: qualche condensatore messo qua e là e si ottiene un alimentatore "audiofilo".
Negli alimentatori switching ("a commutazione") si usa una tecnica completamente diversa ed anche molto complessa: un circuito elettronico usa direttamente, senza trasformatore, la tensione di ingresso, la si converte in un terno di impulsi ad onda quadra a frequenza elevata e si pilota un apposito trasformatore con vari avvolgimenti, variando la larghezza degli impulsi può variare la tensione in uscita e la si può quindi stabilizzare, poi la si filtra per ottenere una tensione continua.
E' un po' il principio su cui si basano gli ampli digitali, con relativo filtro in uscita per togliere le interferenze.
Il punto per cui vengono demonizzati dai puristi è la presenza di queste frequenze elevate in uscita, cosa che poi sarebbe da verificare in quanto il tutto viene filtrato.
Sono ottimi per potenze elevate, perchè permettono di risparmiare rame (che costa) per i trasformatori ed ottenendo anche un peso molto inferiore nonchè un rendimento superiore poichè non c'è energia sprecata in calore dovuto alla caduta di tensione necessaria alla stabilizzazione.
Per le potenze irrisorie che necessitano per i circuiti di cui si parla qui van bene anche i classici alimentatori.
Francamente se si vuole costruirne uno da una ventina di W o anche meno (5 V - 3 A) si può fare a meno dello stampato, non ci vogliono molti componenti, basta una basetta millefori.