maurocip
New member
Per una volta (ogni tanto capita
) non sono completamente d'accordo con Nordata.
O meglio ritengo le sue idee corrette e condivisibili, ma "pericolose" se assunte con piglio troppo letterale.
L'alta fedeltà nel suo stesso nome contiene la volontà di cercare di riprodurre il più fedelmente possibile l'evento originale; fin qui tutto OK.
I problemi nascono proprio sul concetto di evento originale. Infatti se da una parte la batteria (beato te che suoni, io ho un fratello che suona il basso e lo invidio da morire, visto che non so suonare nemmeno un fischietto
) è uno degli strumenti più "riconoscibili" e la sua conoscenza diretta aiuta, mi soffermerei un attimo sulla costruzione dell'evento stesso:
1) Prodotto in studio: la cosa è complessa, visto che in molti ambiti il procedimento della sovraincisione e dei lavori di post produzione è tale da far diventare l'evento totalmente virtuale.
2) Prodotto dal vivo: in questo caso, da appassionato prima di rock (spesso metal) e poi di jazz, ho presenziato a moltissimi concerti.
Nel primo caso l'intervento di ambiente regolazioni del missaggio, enfasi nel porre in evidenza questo o quello strumento, rendono l'evento molto lontano dal suono prodotto dai singoli strumenti.
Nel jazz (e qui la memoria è più fresca) le cose vanno solo apparentemente meglio, poichè la batteria spesso coprirebbe gli altri strumenti acustici, che vengono quindi amplificati secondo le idee del tecnico di turno con risultati variabili sulla fedeltà rispetto allo strumento "liscio".
3) supporti: per entambe le categorie 1 e 2 le registrazioni pubblicate tendono a sposare filosofie di ripresa molto variabili (2 microfoni per tutta la ripresa, molti microfoni per singolo strumento).
Non sono così competente né così bravo da esporre tutto quello che vorrei dire, ma alla fine, pur nel riconoscere i sani criteri che animano in nostro hobby, non posso fare a meno di pensare che chiunque ha un suo approccio alla musica non può fare a meno di mediarla con il proprio gusto.
Quindi eliminare un approccio di tipo personale e legato al gusto, rischia di creare "mostri": io ho la verità, la mia è alta fedeltà, tu non capisci nulla, non hai mai sentito un concerto.... e vi di verità su verità (tutte ovviamente VERE tutte ovviamente INCONFUTABILI).
Un esempio forse rende meglio quanto intendo dire: In concerti con pianoforte e orchestra, il suono del pianoforte viene spesso innalzato oltre livelli che gli sono propri per farsi sentire. Le registrazioni tendono poi ad aumentare ulteriormente questo fenomeno, alla ricerca di un suono più gradevole ed equilibrato ma non sempre coerente con la realtà.
Quindi (e concludo, scusatemi per la prolissità) la ricerca di un impianto "fedele" è comunque un fine di chi ha la nostra passione, ma il suono fedele è una chimera, non considerarlo può portare a conclusioni errate.
ciao
O meglio ritengo le sue idee corrette e condivisibili, ma "pericolose" se assunte con piglio troppo letterale.
L'alta fedeltà nel suo stesso nome contiene la volontà di cercare di riprodurre il più fedelmente possibile l'evento originale; fin qui tutto OK.
I problemi nascono proprio sul concetto di evento originale. Infatti se da una parte la batteria (beato te che suoni, io ho un fratello che suona il basso e lo invidio da morire, visto che non so suonare nemmeno un fischietto
1) Prodotto in studio: la cosa è complessa, visto che in molti ambiti il procedimento della sovraincisione e dei lavori di post produzione è tale da far diventare l'evento totalmente virtuale.
2) Prodotto dal vivo: in questo caso, da appassionato prima di rock (spesso metal) e poi di jazz, ho presenziato a moltissimi concerti.
Nel primo caso l'intervento di ambiente regolazioni del missaggio, enfasi nel porre in evidenza questo o quello strumento, rendono l'evento molto lontano dal suono prodotto dai singoli strumenti.
Nel jazz (e qui la memoria è più fresca) le cose vanno solo apparentemente meglio, poichè la batteria spesso coprirebbe gli altri strumenti acustici, che vengono quindi amplificati secondo le idee del tecnico di turno con risultati variabili sulla fedeltà rispetto allo strumento "liscio".
3) supporti: per entambe le categorie 1 e 2 le registrazioni pubblicate tendono a sposare filosofie di ripresa molto variabili (2 microfoni per tutta la ripresa, molti microfoni per singolo strumento).
Non sono così competente né così bravo da esporre tutto quello che vorrei dire, ma alla fine, pur nel riconoscere i sani criteri che animano in nostro hobby, non posso fare a meno di pensare che chiunque ha un suo approccio alla musica non può fare a meno di mediarla con il proprio gusto.
Quindi eliminare un approccio di tipo personale e legato al gusto, rischia di creare "mostri": io ho la verità, la mia è alta fedeltà, tu non capisci nulla, non hai mai sentito un concerto.... e vi di verità su verità (tutte ovviamente VERE tutte ovviamente INCONFUTABILI).
Un esempio forse rende meglio quanto intendo dire: In concerti con pianoforte e orchestra, il suono del pianoforte viene spesso innalzato oltre livelli che gli sono propri per farsi sentire. Le registrazioni tendono poi ad aumentare ulteriormente questo fenomeno, alla ricerca di un suono più gradevole ed equilibrato ma non sempre coerente con la realtà.
Quindi (e concludo, scusatemi per la prolissità) la ricerca di un impianto "fedele" è comunque un fine di chi ha la nostra passione, ma il suono fedele è una chimera, non considerarlo può portare a conclusioni errate.
ciao