antani
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Quelli che citi sono tutti elementi molto sfumati, sui cui è assai facile confondersi, dato il particolare modo in cui funziona la nostra memoria uditiva.
Personalmente ho condotto molti test, in particolare sulla scena (che poi io considero il vero terreno di prova di un impianto decente). Le mie conclusioni sono:
1) l'uniformità della risposta in frequenza (e ovviamente del livello sonoro) dei canali destro e sinistro è fondamentale. A voler essere precisi esistono modi ancora più sofisticati che possono portare ad un buon risultato, mi riferisco ad una risposta in frequenza anche dissimile fra canali ma basata sull'inviluppo spettrale, come consente di fare l'ultima versione di DRC.
2) al di sotto della frequenza di Schroeder (che in un ambiente normale sta sui 200 Hz), l'acustica della stanza è dominata dalle onde stazionarie ed è estremamente variabile al variare della posizione di ascolto. Basta sedersi a distanza di pochi centimetri fra una sessione di ascolto e l'altra per avere percezioni differenti.
3) le prime riflessioni e il riverbero complessivo (misurabile con RT60) sono estremamente importanti. Difformità dei canali destro/sinistro, ad esempio dovuti alla conformazione asimmetrica della stanza, portano a seri problemi.
4) La spazialità tridimensionale degli strumenti, per quanto in apparenza facilmente percepibile, in realtà, al netto di macroscopiche differenze, è assai complessa da discernere a causa del particolare modo in cui percepiamo e memorizziamo i suoni. In alcuni test avrei giurato di poter distinguere dei particolari, mentre in realtà in un confronto "quasi" alla cieca, ho ottenuto risultati pressochè casuali.
In particolare l'ultimo punto mi sembra molto rilevante, e io stesso sono rimasto assai stupito dal alcuni esperimenti che ho condotto personalmente. Molto spesso mi sento dire: anche io ero scettico poi ho ascoltato. Io però ho fatto un passo oltre, e non solo ho ascoltato (pensando pure io di rilevare differenze) ma ho ascoltato in modo controllato, rendendomi conto di quanto sia facile rimanere ingannati dai nostri stessi sensi. Questo non significa che tutto quello che percepiamo non ha valore, o che siamo dei visionari, ma semplicemente non tutte le differenze che ascoltiamo corrispondono a differenze reali.
Per cui ribalto il suggerimento degli "ascoltoni" e dico: provate se non mi credete. Il problema che condurre simili test su se stessi è molto più noioso (e per certi versi seccante) che cambiare un cavo o comprare un nuovo amplificatore esoterico, per cui la mia è una "battaglia" persa in partenza, contro radicati pregiudizi audifili.
ps. niente di quello che ho scritto sopra è di mia concezione. Si tratta di cose perfettamente conosciute da chiunque abbia un approccio realistico all'audio, e suffragate da innumerevoli test empirici di ogni tipo, i cui risultati sono facilmente reperibili su internet.
Personalmente ho condotto molti test, in particolare sulla scena (che poi io considero il vero terreno di prova di un impianto decente). Le mie conclusioni sono:
1) l'uniformità della risposta in frequenza (e ovviamente del livello sonoro) dei canali destro e sinistro è fondamentale. A voler essere precisi esistono modi ancora più sofisticati che possono portare ad un buon risultato, mi riferisco ad una risposta in frequenza anche dissimile fra canali ma basata sull'inviluppo spettrale, come consente di fare l'ultima versione di DRC.
2) al di sotto della frequenza di Schroeder (che in un ambiente normale sta sui 200 Hz), l'acustica della stanza è dominata dalle onde stazionarie ed è estremamente variabile al variare della posizione di ascolto. Basta sedersi a distanza di pochi centimetri fra una sessione di ascolto e l'altra per avere percezioni differenti.
3) le prime riflessioni e il riverbero complessivo (misurabile con RT60) sono estremamente importanti. Difformità dei canali destro/sinistro, ad esempio dovuti alla conformazione asimmetrica della stanza, portano a seri problemi.
4) La spazialità tridimensionale degli strumenti, per quanto in apparenza facilmente percepibile, in realtà, al netto di macroscopiche differenze, è assai complessa da discernere a causa del particolare modo in cui percepiamo e memorizziamo i suoni. In alcuni test avrei giurato di poter distinguere dei particolari, mentre in realtà in un confronto "quasi" alla cieca, ho ottenuto risultati pressochè casuali.
In particolare l'ultimo punto mi sembra molto rilevante, e io stesso sono rimasto assai stupito dal alcuni esperimenti che ho condotto personalmente. Molto spesso mi sento dire: anche io ero scettico poi ho ascoltato. Io però ho fatto un passo oltre, e non solo ho ascoltato (pensando pure io di rilevare differenze) ma ho ascoltato in modo controllato, rendendomi conto di quanto sia facile rimanere ingannati dai nostri stessi sensi. Questo non significa che tutto quello che percepiamo non ha valore, o che siamo dei visionari, ma semplicemente non tutte le differenze che ascoltiamo corrispondono a differenze reali.
Per cui ribalto il suggerimento degli "ascoltoni" e dico: provate se non mi credete. Il problema che condurre simili test su se stessi è molto più noioso (e per certi versi seccante) che cambiare un cavo o comprare un nuovo amplificatore esoterico, per cui la mia è una "battaglia" persa in partenza, contro radicati pregiudizi audifili.
ps. niente di quello che ho scritto sopra è di mia concezione. Si tratta di cose perfettamente conosciute da chiunque abbia un approccio realistico all'audio, e suffragate da innumerevoli test empirici di ogni tipo, i cui risultati sono facilmente reperibili su internet.
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