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Risultati da 1 a 7 di 7
  1. #1
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    Aug 2004
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    Stereofonia e gusti d’ascolto (parte 1)


    Vi posto qualcosa che ho trovato e che potrebbe essere interessante...

    Marco


    Stereofonia e gusti d’ascolto


    Parte 1
    La stereofonia è un imbroglio. E’ un utile inganno come lo è il cinema.
    E’ nota a tutti la capacità del cervello umano di integrare gli stimoli in arrivo al di sotto di un determinato lasso di tempo_: immagini proiettate una dietro l’altra ad una determinata frequenza danno l’illusione del movimento. Se così non fosse la televisione non esisterebbe. Un film non sarebbe tale: andremmo al cinema per vedere una sequenza infinita di fotografie stupidamente ripetitive come in effetti è una pellicola quando non gira.
    La stereofonia è dunque un trucco.
    Gli stimoli sonori che arrivano alle nostre orecchie entro 20-25 millisec. l’uno dall’altro, vengono considerati dal cervello come un tutt’uno.
    Così due suoni, uno in uscita da un altoparlante posto a destra dell’ascoltatore e l’altro in uscita da un altoparlante posto a sinistra dell’ascoltatore per quell’ascoltatore danno luogo ad un unico suono che proviene dal mezzo dei diffusori più o meno spostato a destra o a sinistra se l’ascoltatore non è ben centrato fra i diffusori o se un altoparlante ha emesso il suono ad un livello più basso. Fisicamente i suoni sono due, ma se arrivano all’ascoltatore in un ben determinato periodo di tempo, per quell’ascoltatore il suono è uno solo.
    E’ un fatto più forte della nostra volontà. Nemmeno se volessimo con tutte le nostre forze potremmo distinguere ogni singolo fotogramma durante la proiezione di un film o potremmo percepire singolarmente i due suoni che ci arrivano all’interno del cosiddetto “periodo di fusione del suono” da due altoparlanti.
    Questo trucco è il “codice” dei nostri dischi. Su questo trucco si basa tutta la musica riprodotta.
    La stereofonia fu indagata dagli istituti Bell intorno agli anni ’30, ma trovò applicazione commerciale intorno alla metà degli anni ’50.
    Le prime etichette discografiche a lanciare il disco stereofonico furono la R.C.A., la Mercury e la Decca all’inizio esclusivamente nel campo della musica classica soprattutto sinfonica.
    Prima della stereofonia le registrazioni erano monofoniche.
    C’è sempre stato un legame profondo fra il “codice di registrazione” e il mezzo di riproduzione. Nessuno avrebbe mai lanciato il CD se in commercio non fossero state disponibili le macchine di lettura digitali. La monofonia è storicamente legata al tempo del grammofono e delle radio a valvole che normalmente disponevano di un solo canale di emissione. I primi dischi stereofonici vennero per molto tempo riprodotti su impianti mono perché la gente non disponeva di un sistema hi-fi così come oggi viene inteso. Difatti le etichette discografiche se da un lato proponevano slogan pubblicitari che magnificavano la grandezza del suono stereofonico, dall’altro scrivevano sulle copertine “disco stereo riproducibile anche in mono” nella giusta convinzione che fossero in pochi quelli che potevano acquistare un disco stereo per ascoltarlo come tale. E per un po’ continuarono anche a stampare dischi esclusivamente mono.
    Nei dieci anni successivi all’introduzione sul mercato della stereofonia, i melomani possessori di un sistema di riproduzione monofonico non si precipitarono a sostituirlo con un più moderno sistema stereofonico. I più fedeli alla monofonia erano i veri amanti della musica che non riuscivano a comprendere quali fossero i tanto sbandierati vantaggi del suono stereo rispetto al fedele suono mono. Dov’era nel suono stereo la dinamica e l’estensione del suono mono_? Perché rinunciare a questi in cambio di quel rarefatto suono “moderno” così lontano dall’esperienza musicale vera_? E per quale motivo dover impicciare la stanza con un altro diffusore e con un amplificatore più grande e costoso se i risultati apparivano meno emozionanti del vecchio suono mono__?
    Qualcuno potrebbe essere tentato di rispondere a queste domande in modo affrettato. Del tipo_: “perché le registrazioni stereofoniche dell’epoca erano di scarso livello, niente di minimamente comparabile con la qualità delle registrazioni attuali”.
    Mai risposta fu più clamorosamente errata.
    Le esperienze d’ascolto fatte con dischi appartenenti alla cosiddetta “epoca d’oro della stereofonia” (dal 1956 al 1962) da validi recensori audio ed appassionati ascoltatori verso la fine degli anni ’80 con impianti audio di qualità, hanno dimostrato in modo inconfutabile la grandezza insuperata di queste prime registrazioni stereofoniche.
    In conseguenza di ciò agli inizi degli anni ’90 si è mosso un interessante mercato di dischi dell’epoca d’oro particolarmente dedicato ad audiofili collezionisti di dischi noti per suonare bene. A totale e definitiva testimonianza della validità sonora di questi vecchi dischi c’è il fatto che recentemente le migliori registrazioni di quel periodo sono state restaurate e ristampate su vinile di alta qualità da varie etichette audiophile, ottenendo un interessante successo commerciale.
    Quindi, non furono le intrinseche qualità sonore di questi vecchi primi dischi stereofonici a far arricciare il naso al melomane del ’60.
    Le ragioni furono due.
    La prima ci viene suggerita da alcuni autorevoli giornalisti-audio americani i quali individuano le responsabilità nella scarsa qualità delle apparecchiature audio stereo degli anni 60-70. A nostro modo di vedere questa ipotesi da sola non è del tutto esplicativa_: già all’epoca il mercato offriva qualche discreto amplificatore a valvole e qualche buon diffusore. Si trattava di produzioni pressoché artigianali ma già in grado di poter evidenziare le superiori caratteristiche globali del suono stereo rispetto a quello mono e di poter far apprezzare le sontuose qualità dei dischi dell’epoca d’oro.
    Non si ha notizia che questo sia successo.
    La seconda ragione, la più importante, fu che la stereofonia venne introdotta sul mercato in modo precipitoso, per ragioni di concorrenza fra le case discografiche. Fu fatto un lancio pubblicitario in grande stile, ma non vi fu un parallelo sforzo per farne capire la utilizzazione ottimale, nel dire quali problemi introduceva e come risolverli_: forse le etichette discografiche ebbero paura di spaventare il pubblico degli acquirenti di dischi. A parte qualche superficiale istruzione stampata sulla controcopertina dei dischi, nessuna problematica relativa all’ambiente d’ascolto, alla qualità dei diffusori, delle elettroniche e del giradischi venne mai posta seriamente in campo. Solamente qualche timida ed ignorata voce si levò, per ottenere ascolto molti anni dopo.
    La stereofonia nacque così fragorosamente urlando che nessuno si accorse che l’esserino era giovane, delicato, bisognoso di cure e di essere capito.
    Sembrerà incredibile ma oggi, alla fine del secolo, ci trasciniamo dietro una sostanziale non conoscenza dei problemi della stereofonia.
    Il compito che ci siamo dati è quello di riscoprire i valori della stereofonia, considerando le nuove acquisizioni nel campo dell’acustica e l’evoluzione dei moderni equipaggiamenti audio.

  2. #2
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    Feb 2004
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    Solitamente è buona norma citare anche la fonte.

  3. #3
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    Aug 2004
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    341

    Citazione della fonte.....

    Hai ragione Kilo, e me ne scuso con tutti ma......non riesco più a reperirla.
    E' un file che avevo salvato girando in rete, ma ora non so più dire da dove proviene.
    Certo, come ho già dichiarato, non è "farina del mio sacco", ma solo del mio HD.....


    Ciao

    Marco

  4. #4
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  5. #5
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    Grazie per l'aiuto!
    Ora posso risparmiarmi di postare anche le altre parti....

    Ciao

  6. #6
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    .

    .

  7. #7
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    posso anche io dare un contributo?
    qua
    oppure qua

    ciao

    igor


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