Wolf Like Me | la recensione
La miniserie australiana su Amazon Prime Video brilla per la capacità degli interpreti, della sceneggiatura e della regia di emozionare, divertire, commuovere e spaventare con efficacia, vivacità e un pizzico di originalità
Il vedovo Gary e sua figlia undicenne Emma vivono un rapporto difficile. La bambina ha frequenti attacchi di panico in seguito alla scomparsa della madre, l’uomo fa di tutto per proteggerla ma i suoi modi risultano spesso soffocanti. Una mattina mentre stanno correndo verso la scuola di lei in ritardo, vengono investiti da un’altra auto. Una donna corre verso di loro e nonostante lo schianto, riesce incredibilmente a calmare subito Emma. Ed è proprio lei, Mary, che ha causato l’incidente. Nel tentativo di farsi perdonare porta alla bambina un libro e convince Gary ad andare a pranzo insieme. Ma quando le cose iniziano a prendere una piega romantica, Mary si accorge di aver passato con lui più tempo di quello previsto e fugge via inaspettatamente e misteriosamente. Lui la segue fino a casa, ma quello che si ritrova davanti agli occhi è l’ultima cosa cui avrebbe mai voluto assistere.
Ambientata ad Adelaide, la serie australiana, coprodotta anche dai due protagonisti, si presenta inizialmente come un dramma in cui interviene subito dopo la commedia brillante. E dati i diversi ingredienti azzeccati avrebbe funzionato già così. Lei va a sbattere in macchina contro lui e sua figlia rischiando il disastro definitivo, ma al contrario i due lentamente si avvicinano fino a innamorarsi l’uno dell’altra tra i risvolti esistenziali che hanno segnato entrambi. Ma poi si aggiunge altro, l’horror, quello dei mostri di due secoli fa che in quello scorso ha spesso riempito le sale e le fantasie. Qui la bestia immonda è il licantropo, un essere umano che suo malgrado viene trasformato. Come quello di Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis da cui Michael Jackson trasse ispirazione per il videoclip (anzi il cortometraggio) di Thriller che divenne il più importante mai realizzato. È la luna che genera la trasformazione, il satellite che archetipicamente è associato alla figura femminile. Per cui perché per una volta non mettere in quei panni una donna?
L’effetto è davvero potente, ciò che dovrebbe terrorizzare diventa in diversi momenti esilarante, anche grazie agli ottimi dialoghi, soprattutto perché i due interpreti sanno bene come muovere i fili della narrazione in tal senso. Josh Gad è semplicemente perfetto nella parte del terrorizzato dalla vita dopo che la malattia gli ha portato via sua moglie e ha messo in crisi il rapporto con la figlia, che una volta che abbassa le difese si ritrova a diventare terrorizzato da un nuovo possibile amore che non pensava di poter vivere visto che le sue attenzioni sono indirizzate quasi unicamente a Emma (divertentissima la prima scena in cui la fidanzata di turno va letteralmente fuori di testa). Così come Isla Fisher (moglie del dissacrante Sacha Baron Cohen) lo è in quella della donna istrionica, dolce, intelligente e profonda che però non può legarsi a nessuno per via di un segreto inconfessabile. Allora perché sembra fare di tutto per entrare a far parte della vita di Gary col cui nome il suo fa perfettamente rima? È su questo elastico sentimentale che si concentra la storia, nel cercarsi e fuggire, prima l’una dall’altro e poi viceversa. E poi ancora viceversa, fino a quando non succede qualcosa che cambia tutto.
I paralleli tra gli accadimenti e la figura del lupo sono ben scritti e lontani da una retorica spicciola (tanto che, per esempio, la creatura non viene mostrata che in un solo momento). Gli avvenimenti casuali che ogni volta sembrano volerli unire (come i Queens of the Stone Age) appaiono come il preciso disegno di un’entità superiore: destino, forza della natura, universo o divinità che sia, più cercano di mantenere le distanze più l’entità cospira affinché i due si uniscano. Inizialmente è Mary a chiedere a Gary di aprirsi con lei circa il rapporto che ha con la figlia. Lo incoraggia, lo consiglia, lo motiva a fare meglio. Ma quando tocca a lei le cose prendono una piega complicata, nonostante entrambe le loro storie comprendano la sofferenza e la perdita. Un po’ come nella favola di Cenerentola, la bella scappa via proprio sul più bello perché il tempo a sua disposizione sta scadendo. Ma la versione un po’ patriarcale secondo cui il principe salva la ragazza qui non è invertita, è completamente stravolta. Perché non solo lui non può sottrarla al suo destino ma deve addirittura salvarsi da lei. Meraviglia.
C’è un lupo dentro ognuno di noi, cara. Bisogna solo nutrire quello giusto.
In mezzo a questo cataclisma, si collocano molto bene gli altri personaggi. Su cui spicca evidentemente la piccola Emma, perno della serie, suo malgrado più matura dei suoi coetanei ma per questo più difficile, che un po’ per volta passa dai continui attacchi di panico a una serenità insperata. Salvo dover fare i conti, poco dopo, con una verità assurda. Anche il suo psicologo infantile Trevor è ben delineato e i suoi incontri con Emma danno non poco spessore alla storia, specialmente l’ultimo. In maniera diametralmente opposta funziona il personaggio di Sarah, cognata di Gary e zia di Emma, che funziona come filtro tra i due e col marito Ray rappresenta l’esempio positivo e scanzonato da raggiungere malgrado tutti i possibili impedimenti. Sebbene appaia in una sola scena, Gwen, l’anziana donna che vive nel centro in cui lavora Mary, è quasi la chiave di volta dell’intreccio, sia perché appare come una lucida guida esperta di vita, sia perché lei può confidarle qualsiasi cosa dato che poco dopo, essendo affetta da Alzheimer, avrà dimenticato ogni cosa.
Perché guardare la miniserie Wolf Like Me?
È un peccato che non ci sarà una seconda stagione di questa serie sorprendente per semplicità ed estro comunicativo, tra due persone che per carattere vanno benissimo insieme se non fosse per un enorme impedimento innaturale. Perché Mary e Gary evolveranno per forza in qualcos’altro vista la scoperta fatta verso il finale. Una storia destinata a chi concepisce l’amore come qualcosa al di fuori degli schemi e che per esso è pronto a mettersi profondamente in discussione e a rivedere qualsiasi priorità. La brillantezza dei due protagonisti e le buone scelte di sceneggiatura e regia (entrambe dell’abile Abe Forsythe) rendono il racconto fluido e avvincente, mettendo in campo diversi registri, da quello drammatico della perdita, a quello sentimentale e passionale, fino a quello comico per poi finire nell’orrore con stile. Una serie in grado di emozionare, divertire, commuovere e spaventare con efficacia, vivacità e un pizzico di originalità.
VALUTAZIONI
dal trailer all’intera serie
Aspettativa 7,5 Potenziale 8,5
soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIA Impegno MEDIO
visione
Intrattenimento 7,5 Senso 8 Qualità 7,5
Giudizio Complessivo 7,8
Wolf Like Me | miniserie
commedia, drammatico, horror | Australia | 22 mar 2022 | 6 ep / 26 min | Amazon Prime Video
scritta e diretta da Abe Forsythe
personaggi interpreti
Mary Isla Fisher
Gary Josh Gad
Emma Ariel Donoghue
Sarah Emma Lung
Ray Anthony Taufa
Trevor Alan Dukes
Gwen Robyn Nevin
critica IMDb 7,3 /10 | Rotten Tomatoes critica 6 /10 utenti 4,4 /5 | Metacritic critica 69 /100 utenti nd
aspect ratio 2 : 1
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Commenti (1)
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Vista, per me non arriva nemmeno alla sufficienza, guardata solo perchè mi piace Isla Fisher.
potevano anche fare a meno di mettere il lupo mannaro dato che non si vede quasi mai e quando si vede è fatto malissimo.
Potevano fare una normale commedia e non sarebbe cambiato niente.