Mivar chiude a dicembre!

Nicola Zucchini Buriani 15 Ottobre 2013, alle 14:56 Display e Televisori

La Milano Vichi Apparecchi Radio è giunta al capolinea, complice la spietata concorrenza asiatica. La produzione cesserà tra novembre e dicembre, mantenendo solo pochi dipendenti per curare l'assistenza e il mantenimento degli stabilimenti

Mivar, l'unica produttrice di TV in Italia, ha annunciato la prossima cessazione dell'attività, che avverrà tra fine novembre e l'inizio di dicembre, giusto il tempo di terminare i rifornimenti di componenti. Era da tempo noto che l'azienda non versasse in un buon stato di salute: di fatto è stato il proprietario, Carlo Vichi, a mantenerla in vita per anni, ripianando i debiti di tasca propria, con cifre che si aggirano sui 100-120 milioni di Euro. Nemmeno lo sviluppo della Smart TV, basata sul sistema operativo Android, ha dato i frutti sperati, ma del resto competere, per il marchio italiano, era divenuto ormai impossibile, come spiega lo stesso Vichi: "Non posso più produrre televisori. Spendo 10 e posso vendere a 8". Il modello di business era quindi palesemente insostenibile a causa della concorrenza orientale, che può avvalersi di costi di gestione non più sostenibili non solo per l'Italia, ma per l'Europa, come dimostrano Philips (che ha affidato la divisione TV alla cinese TPV) e le difficoltà di Loewe.

Dei dipendenti attualmente impiegati, poche decine (rispetto ai circa 1000 del periodo d'oro dei tubi catodici), ne resteranno meno di una decina, ovvero il numero necessario ad assicurare l'assistenza e la manutenzione agli stabilimenti. Va comunque chiarito che Mivar non chiuderà, ma passerà semplicemente ad un'altra attività: la produzione di mobili ergonomici, in particolare (a quanto sembra) tavoli, progettati dallo stesso Vichi. E' il patron stesso a dare una nuova definizione della compagnia, che diventerebbe la Milano Vichi Arredamenti Razionali. Per quanto spiacevole, l'epilogo era effettivamente inevitabile: non solo la concorrenza, sopratutto dei coreani, è attualmente insostenibile per chi non può contare su costi di produzione molto bassi o su tecnologie all'avanguardia, ma c'è anche da considerare che, ben presto, anche i produttori cinesi saranno parte della partita anche in Europa, e metteranno in campo una consistente capacità produttiva e prezzi molto aggressivi, tanto che non ci stupiremmo di vedere qualche vittima illustre, tra i marchi storici del mercato TV.

Fonte: Il Corriere Della Sera

Commenti (31)

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  • Emidio Frattaroli

    15 Ottobre 2013, 18:37

    Come è stato già detto, il patron della Mivar non ha saputo cogliere il cambiamento quando era già inevitabile, neanche quando, in piena era CRT, iniziarono ad arrivare i primi display con rapporto d'aspetto in 16:9. Mivar è stata sempre famosa per la discreta qualità ad un prezzo imbattibile.

    Forse non sarebbe cambiato nulla ma se avesse investito qualcosa in più in sviluppo quando avrebbero dovuto, forse oggi avrebbero qualche argomento e contenuto in più da vendere, anche nella fascia più bassa del mercato, dove ha sempre fatto la differenza. E non solo in quella. Chi ricorda, ad esempio, il mitico CRT da 34 in formato 4:3, capirà cosa voglio dire.

    Emidio
  • brizio63

    15 Ottobre 2013, 19:29

    Era un 33''.....modello M1 e M2...........
  • Giovanni q

    15 Ottobre 2013, 21:06

    L'Italia era paese di grandi Leonardo, Meucci, Volta etc.. e anche di Vichi. Oggi invece questo paese è pieno di eroi, ovvero tutti quegli imprenditori che restano qui con la classe politica che ci troviamo e una concorrenza sleale da parte di paesi che pur di vendere, trattano gli uomini come schiavi. Il Dazio? Certo che sarebbe un ottima soluzione, ma non si vuole, a molti fa comodo così. Tornando a Mivar, l'onestà non ha premiato! La soluzione? L'uomo deve cambiare, quando nessuno comprerà più prodotti provenienti da paesi dove esseri umani vengono sfruttati, spremuti per ore e ore tutti i giorni feste comprese, questi saranno costretti a mettersi in riga e il pianeta si salverà. Impossibile? L'uomo tanto può quanto vuole, ma qui non si vuole. Certo non è facile, io stesso che scrivo questo, sono colpevole ma………Domani è un altro giorno!
  • luca156a.r

    16 Ottobre 2013, 04:42

    Tralasciando gli aspetti di politica economica il punto è accettare che ci sono cose che non possono essere cambiate e quindi vanno tenute in considerazione (e magari sfruttate). Non combattute. é così per l'economia asiatica e per la loro concorrenza così come per la tecnologia che avanza.

    Il resto sono solo ragionamenti cechi. Magari a qualcuno sarebbe sembrato sensato 20 anni fà limitare internet per non far chiudere le biblioteche. Ma come (alcune) biblioteche e parte della carta stampata hanno capito e si stanno reinventando, il signor vichi avrebbe dovuto capire a tempo debito.

    A lui auguro di saper profondere la sua genialità nel nuovo settore e, a voi tutti voi che parlate di crisi (e dazi), di leggere cosa vi avrebbe risposto Einstein.
    Meditate gente, meditate.
  • Giovanni q

    16 Ottobre 2013, 07:52

    Quello che dice Einstein è sacrosanto! Ma qui si tratta di concorrenza sleale e questa è ben altra cosa.

    Se tu azienda che paghi regolarmente le tasse, rispetti i tuoi dipendenti, applichi tutti i sistemi di sicurezza previsti e soprattutto rispetti le leggi come puoi vivere o almeno sopravvivere con una concorrenza spregiudicata, dove l'uomo perde ogni dignità perché conta solo il profitto? Per questo esistono le leggi, ma visto che non possiamo farle applicare ad altri paesi, come tuteliamo le aziende di casa nostra? Questo purtroppo Einstein non l'ha scritto.
  • bianconiglio

    16 Ottobre 2013, 09:06

    Il problema è che non si risolve con il protezionismo o dazi o barriere l'avanzare di paesi con l'economia che cresce a doppia cifra da anni, con 2 miliardi di persone in pieno boom economico.

    Se un paesino come l'italia o una unione come l'europa si rintana nel suo cuccio e innalza barriere sarà inevitabilmente schiacciata dalla marea che avanza. E' come chiudere la porta di casa e sperare che l'inondazione rimanga fuori, forse duri qualche secondo in più del tuo vicino di casa...

    Si deve innovare e cogliere le opportunità che nascono in questi paesi, esportare l'europa e l'italia da loro.
  • stazzatleta

    16 Ottobre 2013, 09:23

    A Vichi augurerei di passare il resto della vita in maniera serena e felice, altro che nuovi successi!
    a 90 anni penso che possa tranquillamente tirare i remi in barca.
  • Giovanni q

    16 Ottobre 2013, 14:27

    Originariamente inviato da: bianconiglio;3995656
    Il problema è che non si risolve con il protezionismo o dazi o barriere l'avanzare di paesi con l'economia che cresce a doppia cifra da anni, con 2 miliardi di persone in pieno boom economico.

    Se un paesino come l'italia o una unione come l'europa si rintana nel suo cuccio e innalza barriere sarà inevitabilmente schiacciata dalla marea che avanz..........[CUT]


    Per esportare bisogna essere competitivi e per essere tali con certi paesi bisogna diminuire i costi risparmiando sui lavoratori, sulla sicurezza etc..Questo significa tornare indietro. L'Europa, l'America e ogni paese che ha lavorato per migliorare la qualità del lavoro e la dignità dell'uomo, uniti insieme potrebbero fare molto con una politica diversa. Sensibilizzando poi i cittadini nel saper acquistare da chi merita. Questo non significa nazionalismo, ognuno acquisti da qualsiasi paese che rispetti almeno le principali regole di civiltà.
    Tu sostieni che bisogna cogliere le opportunità che offrono questi paesi? E' stato già fatto! Molte aziende strangolate dalle tasse, hanno colto l'opportunità e sono andate in quei paesi a lavorare a basso costo. Risultato, ancora più concorrenza per chi lavora bene e ancora più uomini senza dignità. Rispetto il tuo pensiero ma non sono d'accordo. Tu dici no al protezionismo, io dico no al permissivismo senza regole. Ribadisco che i buoni non sono pochi e se uniti potrebbero fare a meno di ciò che offre chi non merita.
  • gg74

    16 Ottobre 2013, 16:48

    Tecnologicamente arretrati...

    Non so se avete visto il sito web, e' l'emblema di come Mivar non fosse in grado di stare al passo coi tempi, e la manodopera per fare un sito decente non e' certamente cosi' cara, nemmeno in italia...

    I televisori sono un settore a basso margine anche per le aziende giapponesi o coreane, e' sul volume che guadagnano...
  • bianconiglio

    16 Ottobre 2013, 16:57

    viviamo in un mercato in cui le persone (io compreso per certi prodotti) vanno a cercare prodotti online per risparmiare 20€ rispetto al negozio sotto casa.... e dove ti vendono telefoni da 700€ fatti in cina in condizioni non certo esemplari.

    Sono contento di vedere che sui miei diffusori c'è scritto made in Denmark e mi non mi va che sul mio ampli (che all'epoca costava oltre i 2000 euri) ci sia scritto made in China (e ci sono rimasto un po' male quando lo ho letto).

    Sono d'accordo con te che si dovrebbe premiare chi rimane a produrre in occidente (o almeno disincentivare chi se ne va) e la cosa deve anche partire dal consumatore che va sensibilizzato nel guardare da dove viene ciò che compra. Resta il fatto che se vuoi continuare a produrre in italia devi innovare il prodotto e esportarlo nei mercati che crescono.
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