Gli Smart TV superano i TV tradizionali in Italia, il 35,2% delle famiglie senza DVB-T2

Nicola Zucchini Buriani 17 Novembre 2023, alle 19:14 Display e Televisori

Secondo il rapporto, sono 8 milioni e 400.000 le famiglie sprovviste di un televisore compatibile con lo standard per il digitale terrestre di seconda generazione


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Gli schermi connessi sono sempre più diffusi nelle case degli italiani. A decretarne il successo è il sesto rapporto Auditel-Censis, pubblicato proprio in questi giorni. Nel 2023 la Ricerca di Base Auditel ne ha contati 97 milioni e 300.000, tra cui figurano Smart TV, smartphone, PC e tablet. Questa categoria di prodotti è cresciuta del 31,7% negli ultimi 7 anni e del 4,4% nell’ultimo anno, con una media di 4 schermi connessi per ogni abitazione. Ai dispositivi connessi andrebbero poi sommati almeno altri 2 per dispositivi "smart" ogni abitazione, cioè speaker smart e smartwatch.

Secondo il rapporto, il 9,1% delle famiglie, oltre 2 milioni e 200.000 in valore assoluto, possiede almeno uno speaker dotato di interazione vocale per cercare informazioni, ascoltare la radio, controllare elettrodomestici "intelligenti", allarmi o accendere uno Smart TV. All'interno di questo segmento sono in crescita i modelli dotati di uno schermo che permette di seguire anche contenuti video. La crescita registrata dal settore è notevole: le famiglie dotate di speaker smart sono aumentate del 29,2% negli ultimi 2 anni. Per quanto riguarda gli smartwatch, sono 1 milione e 200.000 le famiglie che ne possiedono almeno uno, il 5% del totale e in crescita del 43,4% negli ultimi 2 anni.


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In assoluto i dispositivi connessi più diffusi sono invece gli smartphone, arrivati a quota 50 milioni e 600.000, in continua crescita dal 2017 ad oggi, con un +20,7% e un +5,2% solo nell'ultimo anno. Si conferma invece la contrazione del mercato PC: in Italia se ne contano 20 milioni e 400.000 collegati a Internet tra desktop e portatili. La crescita è in positivo se si parte del 2017, con un +6,1%, mentre se si riduce l'orizzonte temporale si registra una diminuzione, -1,4% negli ultimi 12 mesi. Il rapporto fornisce anche alcuni numeri sui tablet: sono 7 milioni e 600.000, un dato migliore delle previsioni grazie alla rinascita che hanno avuto durante la pandemia, soprattutto per motivi legati allo studio.

 

GLI SMART TV SUPERANO I TV TRADIZIONALI


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Gli apparecchi televisivi in Italia sono 43 milioni e 400.000, circa 600.000 in più rispetto a 7 anni fa. Tra questi la maggior parte è ormai uno Smart TV: i modelli "intelligenti" hanno quindi compiuto uno storico sorpasso sui prodotti che possiamo definire tradizionali. Il rapporto conta infatti 21 milioni di Smart TV contro 20,5 milioni di prodotti non "smart". La restante quota, 1,8 milioni circa, è rappresentata dai TV tradizionali che per continuare a funzionare come tali vengono affiancati da dispositivi esterni collegati tramitre uno degli ingressi.


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La crescita degli Smart TV è stata decisamente rapida: nel 2017 solo il 25,8% delle famiglie italiane aveva in casa almeno uno Smart TV mentre il 71,4% aveva solo TV tradizionali. La fotografia scattata nel 2023 è molto diversa: i nuclei famigliari in possesso di uno Smart TV sono ora il 60,3%, mentre il 36,9% dispone solo di apparecchi tradizionali. Non è del resto un dato così sorprendente, se si considera che ormai da qualche anno la maggior parte dei prodotti integra funzioni smart (anche solo basilari) e solo prodotti di fascia bassa ne sono privi.

 

CRESCONO I TV ULTRA HD E I TAGLI PIÙ GRANDI


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Anche in Italia cresce la quota dei televisori di ampia diagonale. Non siamo ancora al livello di altri mercati, dove i tagli extra-large sono ormai piuttosto popolari, ma la tendenza è comunque simile. Nel 2017 i prodotti dai 50" a salire erano meno di 20 milioni, circa il 4% del totale. Oggi quel numero è triplicato: siamo a 6,1 milioni di apparecchi, con una quota pari al 14,1%.

I televisori piccoli, quelli diagonale inferiore a 32", hanno invece fatto un percorso inverso: erano il 42,7% del totale nel 2017 e sono ora il 23,7%. Un altro segmento in forte crescita è quello dei TV Ultra HD, passato dall'11,2% al 19% (attuale) nel giro di 3 anni. Al momento i modelli Ultra HD presenti nelle case degli italiani sono 8,2 milioni, +70% se confrontati con i 3,4 milioni del 2017.

 

IL 35,2% DELLE FAMIGLIE NON POSSIEDE TV CON DVB-T2


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Concludiamo questa panoramica sul rapporto Auditel-Censis con i dati relativi alla diffusione dei televisori compatibili con il DVB-T2. La questione è rilevante perché la prima tappa che porterà l'Italia verso questa tecnologia è ormai imminente: entro il 10 gennaio la Rai dovrà diffondere uno dei suoi mux nazionali usando lo standard DVB-T2, in accordo con quanto è stato stabilito dalla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi lo scorso agosto. Attualmente il sistema utilizzato per le trasmissioni televisive sul digitale terrestre sfrutta la tecnologia DVB-T (prima generazione) abbinata alla codifica in MPEG-4 / AVC.

Il passaggio al DVB-T2 è stato più volte rimandato a data da destinarsi perché gli operatori del settore hanno sempre sostenuto che i consumatori non fossero pronti. I dati forniti da Auditel confermano che c'è ancora molta strada da fare: i prodotti compatibili presenti nelle abitazioni sono 22 milioni e 700.000, il 52,4% del totale che ammonta a 43 milioni e 400.000. Ci sono quindi 20 milioni e 700.000 TV non dotati di sintonizzatre DVB-T2. Su questi numeri occorre però aggiungere un'ulteriore precisazione: i televisori compatibili si trovano in molti casi all'interno di abitazioni in cui è presente più di un apparecchio.

Se si ragiona in termini di famiglie, sono 15 milioni e 400.000 (64,8%) quelle già pronte per il prossimo passaggio di consegne. Restano pertanto fuori 8 milioni e 400.000 famiglie, il 35,2% del totale, numeri tutt'altro che trascurabili soprattutto per le emittenti, che vedrebbero scendere notevolmente la platea di potenziali spettatori se lo switch-off (spegnimento del DVB-T e contestuale passaggio al DVB-T2) dovesse avvenire oggi. Per questo motivo sarebbe bene iniziare in tempi brevisissimi una campagna informativa per promuovere la transizione verso lo standard più efficiente, ritenuto indispensabile da tutti gli operatori per garantire una piena fruizione delle trasmissioni TV dopo la cessione della banda 700 MHz al 5G.

Fonte: Rapporto Auditel-Censis

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