Squall Strife
New member
Visto Venerdì sera...che dire...
L'aria che si respira, anzi perdonate il gioco di parole ma...l'aria che non si respira è quella di un film documentario piu' che di un film vero e proprio.
Non aspettatevi nulla del classico cinema americano, non aspettatevi azione, non aspettatevi esplosioni o effetti in computer grafica, non aspettatevi i classici "eroi indistruttibili" alla americana, non aspettatevi teorie della cospirazione.
No, World Trade Center, non parla di niente di tutto cio'..World Trade Center, parla del male che l'uomo riesce a compiere nei confronti dei suoi simili, parla del bene, di solidarietà, parla di persone "vere", in carne ed ossa disposte a sacrificare anche la propria vita per quella altrui, ma soprattuto parla di speranza.
Oliver Stone parla di tutto questo nel film, e lo fa adoperando mezzi quali la sensazione claustrofobica, l'ansia, la polvere, che sembra quasi ostruire le vie respiratorie dello spettatore, ma ancor di piu' lo fa per mezzo del suono.
Ogni minimo scricchiolio nel film è coperto da un velo di paranoia, di ansia, che incute timore...perche' lo spettatore avverte che anche il minimo rumore in una frazione di secondo puo' trasformarsi in un "terremoto".
Una delle componenti dominanti è l'ansia, un'ansia che ti attanaglia dall'inizio alla fine del film, un'ansia amplificata dal fatto che cio' che stai osservando sullo schermo è un evento storico a cui hai assistito una manciata di anni fa...un'ansia che ti prende in petto e non ti molla perche' sin dall'inizio dal film sai benissimo quello che deve accadere...un'ansia che ad ogni cambio scena ti obbliga a prendere una lunga boccata d'aria.
Un buon film dunque, che a tratti da' la sensazione di essersi auto-censurato risparmiandosi scene troppo catastrofiche: gli eventi storici sono effettivamente ancora troppo vicini e vuoi o non vuoi in America si respira ancora a pieni polmoni l'aria di quell'11 Settembre di cinque anni fa.
E' un film con qualche buco di troppo nel mezzo...un film gravemente penalizzato dall'assenza di una colonna sonora vera e propria.
Cio' che veramente manca infatti, è la presenza di un Hans Zimmer o di un John Williams (giusto per citare due grandi compositori di colonne sonore) che ti sa scuotere quel qualcosa dentro, che ti sa far venire quel brivido, quel groppone in gola che alla fine del film si trasforma in una lacrima.
L'aria che si respira, anzi perdonate il gioco di parole ma...l'aria che non si respira è quella di un film documentario piu' che di un film vero e proprio.
Non aspettatevi nulla del classico cinema americano, non aspettatevi azione, non aspettatevi esplosioni o effetti in computer grafica, non aspettatevi i classici "eroi indistruttibili" alla americana, non aspettatevi teorie della cospirazione.
No, World Trade Center, non parla di niente di tutto cio'..World Trade Center, parla del male che l'uomo riesce a compiere nei confronti dei suoi simili, parla del bene, di solidarietà, parla di persone "vere", in carne ed ossa disposte a sacrificare anche la propria vita per quella altrui, ma soprattuto parla di speranza.
Oliver Stone parla di tutto questo nel film, e lo fa adoperando mezzi quali la sensazione claustrofobica, l'ansia, la polvere, che sembra quasi ostruire le vie respiratorie dello spettatore, ma ancor di piu' lo fa per mezzo del suono.
Ogni minimo scricchiolio nel film è coperto da un velo di paranoia, di ansia, che incute timore...perche' lo spettatore avverte che anche il minimo rumore in una frazione di secondo puo' trasformarsi in un "terremoto".
Una delle componenti dominanti è l'ansia, un'ansia che ti attanaglia dall'inizio alla fine del film, un'ansia amplificata dal fatto che cio' che stai osservando sullo schermo è un evento storico a cui hai assistito una manciata di anni fa...un'ansia che ti prende in petto e non ti molla perche' sin dall'inizio dal film sai benissimo quello che deve accadere...un'ansia che ad ogni cambio scena ti obbliga a prendere una lunga boccata d'aria.
Un buon film dunque, che a tratti da' la sensazione di essersi auto-censurato risparmiandosi scene troppo catastrofiche: gli eventi storici sono effettivamente ancora troppo vicini e vuoi o non vuoi in America si respira ancora a pieni polmoni l'aria di quell'11 Settembre di cinque anni fa.
E' un film con qualche buco di troppo nel mezzo...un film gravemente penalizzato dall'assenza di una colonna sonora vera e propria.
Cio' che veramente manca infatti, è la presenza di un Hans Zimmer o di un John Williams (giusto per citare due grandi compositori di colonne sonore) che ti sa scuotere quel qualcosa dentro, che ti sa far venire quel brivido, quel groppone in gola che alla fine del film si trasforma in una lacrima.
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