PARTE I: "From Genesis to... Revelation"
(ovvero: "come cadere in estasi mistica senza farsi male)
Posto qui perchè, in due giorni di TAV, praticamente non ho visto altro che proiettori.
Chi ha messo in dubbio se valesse la pena di salire su a Milano anche quest'anno? A mio avviso questa potrebbe invece essere considerata l'edizione più imperdibile degli ultimi anni! Magari non per numero di macchine presentate, ma sicuramente per il "peso" della principale (...o posso dire unica?) innovazione presentata.
Inutile precisare che mi riferisco ai
vpr home-theater lampless, nella fattispecie ai primi due modelli ad essere immessi sul mercato. Prima di tutto l'
Avielo Kroma che, senza timore di sbilanciarmi troppo, definirei senz'altro il
Best-in-Show.
Macchina apparentemente già a punto, direi molto ben calibrata, che in quella eccellente sala (unico difetto: i riflessi creati dagli speakers) si è potuta permettere di lavorare con un gamma effettivo più alto, IMHO, rispetto al canonico 2.2. Incomparabile, sublime, stupefacente il comportamento sulle bassissime luci, non tanto per la capacita di esprimere microcontrasti estremamente impegnativi (cosa già di per sè notevolissima), ma soprattutto per una "coerenza cromatica" sotto i 10 IRE mai vista prima. Cercherò di spiegarmi meglio, per suggerirvi su cosa focalizzare l'attenzione nelle future occasioni...
Ci sono cose che non sono misurabili con le attrezzature che generalmente si usano nel nostro ambito. Se io avessi l'opportunità di misurare il Kroma e mi limitassi alla solita, già piuttosto lunga, routine di rilevazioni, probabilmente non andrei oltre gli splendidi risultati già emersi in passato con altre macchine (vedasi Planar, tanto per fare un nome).
Perchè, allora, mi sono convinto che il Kroma, in un confronto diretto, attento e prolungato, possa stracciare qualunque vpr basato su lampada a scarica (Xenon compreso)? Semplicemente perchè l'occhio vede cose che solo i preziosissimi top di gamma Photo-Research o Konica-Minolta possono misurare con adeguata precisione. Si tratta però di strumenti da decine di migliaia di euro, utilizzati solo in ambito industriale... non certo da calibratori di vpr!
Fin adesso ci siamo limitati a discutere solo degli attributi *quantitativi* delle basse-luci: essenzialmente il livello del nero e l'intellegibilità, rispetto al nero, dei primissimi livelli della scala dei grigi. Non abbiamo mai realmente trattato, e tanto meno siamo mai riusciti a misurare (!), gli attributi *qualitativi* -intendo cromatici- delle ombre estreme.
È specialmente qui che emerge, per quello che ho visto fin adesso, la supremazia assoluta dell'accoppiata LED+DMD. Non è lo sbalorditivo gamut nativo a 50-75-100 IRE a dare un vantaggio reale in condizioni calibrate, ma è il conseguente "margine di manovra" a consentire di arrivare dove, probabilmente, nessun altro vpr digitale è arrivato fin adesso. Se la capacità di modulare con precisione la quantità di luce fino alla soglia del nero è merito del DMD e della sua "digitalità", invece la capacità di dare un colore sufficientemente intenso e controllato anche ai livelli più bassi di luminanza è tutta merito della terna di LED (e ribadisco "terna": un unico LED bianco qui sarebbe del tutto inutile, riportando la macchina sullo stesso piano di UHP e Xenon).
Questa stessa notevolissima dote, infatti, l'ho ritrovata
quasi in egual misura nell'altro fuoriclasse presente a Milano: il
Vivitek H9080FD. A dire la verità, in questo caso ho fatto molta più fatica a cogliere queste sottili ma fondamentali sfumature, per colpa di quel maledettissimo soffitto

, bianco e troppo vicino allo schermo. Ci sono volute alcune scene a bassissimo APL, prive di qualunque picco di luminosità, per vedere emergere anche in questo caso delle
nuances altrimenti irrimediabilmente "sporcate" dai riflessi ambientali. (N.B.: aggiungere luce riflessa su un colore scurissimo equivale anche a de-saturarlo, spegnerlo, velandolo di grigio)
Vorrei fosse ben chiaro che, in un ambiente adeguatamente trattato, questa qualità unica non emerge solo nelle scene uniformemente scurissime, ma in tantissime altre situazioni. Pensate ad esempio ai volti e corpi degli attori di colore che molti di voi hanno visto nella demo Avielo: la carnagione manteneva una intensa tonalità cioccolato anche andando a scrutare attentamente le aree più in ombra e prossime al nero. Non si "ingrigiva", nè diventava violacea o -peggio- virava verso il verde (ossia non cambiava accidentalmente nè tonalità nè saturazione, ma solo luminosità). Solo una sorgente in grado di produrre dei primari così puri può arrivare a tanto!
Non siete convinti? Volete "riscontri numerici"? Nessun problema... a parte il reperimento di un oggettino tipo
questo o
questo, nonchè di un generatore di segnale adeguato (diciamo
questo, dato che i dischi test in questo caso non bastano).
Vorrei aggiungere solo una considerazione sulle discutibili modalità della demo, prescindendo però da ogni considerazione sull'anamorfica "imposta" (avessero almeno utilizzato, al posto della Panamorph, la Isco abbinata all'Helios tristemente ed ingiustificabilmente spento...

).
La presentazione era affidata ad un giovanotto incravattato-firmato-inamidato-impomatato che, pur deliziosamente in tono con le opulente poltrone
Cineak della sala, si è rivelato francamente alquanto indisponente oltre che poco professionale e non particolarmente ferrato sul suo prodotto (al punto da avere "paura" ad aprire, su nostra richiesta, menu e sub-menu, per il rischio, a suo dire, di "sballare" accidentalmente la calibrazione fatta da un tecnico non più presente). Non voglio raccontare tutti i dettagli, ma dico solo che il punto più basso della sua performance è stato quando, al lapsus di Mammabella che ha osato chiamare "Runco" la sua macchina, lui ha ripetuto enfaticamente "
non bestemmiamo... non bestemmiamo... non bestemmiamo...". Assolutamente fuori luogo in un contesto così freddo e formale. Mi chiedo: ma almeno saprà CHI è Runco? ...o devo sperare che abbia inteso... chessò... "Acer" in luogo di "Runco"?!
Situazione diametralmente opposta nella saletta del Vivitek LED dove, ad una sistemazione sotto vari aspetti precaria ed arrangiata, fortemente penalizzante per la macchina, faceva da contraltare la presenza di un Manuti in straordinaria forma, gongolante e carico di entusiasmo, ben coadiuvato dal suo caro amico e naturale spalla, l'altrettanto competente D'Agostino.
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