una palese contraddizione dovuta alla quotidiana presenza di centinaia di canali inutili
Purtroppo l'utilità o meno non dipende dai gusti degli spettatori o dai contenuti artistici delle trasmissioni, ma dal ritorno economico che la trasmissione genera.
Proprio il fatto che vi siano centinaia di emittenti praticamente dedicate solo alle televendite lascia supporre che questo ritorno ci sia e non sia indifferente.
Inoltre ogni frequenza in più, che viene poi venduta a caro prezzo, genera un introito allo Stato.
La gestione di una emittente TV (così come anche solo Radio) passati i primi tempi pionieristici, molte volte basati solo sulla passione di chi creava l'emittente, costa parecchi soldi, pertanto se anche quelle locali, che molte volte sono effettivamente di scarsissimo livello tecnico e artistico, continuano ad esistere vuol dire che un ritorno economico esiste; vi sono poi i casi in cui il ritorno generato non è prettamente monetario, ma sotto altra forma: politico, di opinione, solitamente dell'Editore che la gestisce.
C'è una enorme fame di frequenze libere.
Ci sono persone che una volta avrebbero aperto un banchetto alle fiere di paese per vendere il proprio rimedio miracoloso, ora invece lo fanno tramite una emittente televisiva vendendo così prodotti, libri ed altre amenità
all'ingenuo di turno (senza andare a scomodare la famosa Wanna c'è stato un caso recentissimo di imbonitore televisivo); tutto perchè: "l'ho visto in TV", che purtroppo fa il paio con: "l'ho letto in Internet".
Per fortuna che da noi mi pare che, per ora, non abbia attecchito il fenomeno prettamente americano dei "predicatori".