nordata ha detto:
…tutto questo però non dovrebbe influire sulla colorimetria, intesa, in questo caso come rapporto tra i 3 valori RGB, poichè ritengo che l'attenuazione dovrebbe essere uguale per tutti, o no ?
Influisce invece.
Basta solo che pensi ai risultati che ottieni fotografando e sottoesponendo leggermente, come si faceva con le diapo, per dare più saturazione.
Il mio vpr ha 3 posizioni fisse: min, med, max (chiamate con nomi più "tecnici", ma sono così).
Quindi non è un Irisi dinamico ma fisso?
Se è così, imho, ti conviene battezzarne uno e tenere quello.
Io lo utilizzo nella posizione intermedia e faccio la calibrazione con questo settaggio, finita la stessa potrei rifare le misure relative solo al 10 e 20% con il diaframma tutto aperto, la cosa non dorebbe influire sulle tre curve, si dovrebbe avere solo una traslazione sull'asse Y, o no ? (nuovamente).
Si potrebbe anche fare, ma dovresti comunque fare due letture, Iris aperta e chiusa, e capire di quanto aumenta la luminosità. Poi calcolare la traslazione delle coordinate, che a causa dei diversi livelli di luminosità delle singole componenti non è lineare, per riportale al resto della rilevazione fatta nelle condizioni d'uso.
Non so se con HCFR si riesce a fare questa cosa in automatico, ma se così non fosse credo che la procedura diventi molto complessa.
Io aspetterei che Emidio finisca la sua prova su Spyder 2 e 3 per capire esattamente quale sia la capacità di lettura alle basse luci di queste sonde.
Se, come credo, sono tutto sommato accettabili io farei le rilevazioni con l'iris in posizione d'uso e basta.
Anche perché il sistema che indichi ha una grave controindicazione, cioè un aumento delle interazioni ambientali superiori a quelle realmente rilevabili una volta riporta l'iris alle condizioni d'uso.
In pratica, se l'ambiente fosse completamente nero, senza alcuna riflessione ambientale, si potrebbe anche fare perché aumenterebbe solo il flusso luminoso emesso dal vp. Ma in un tipico ambiente living, con pareti chiare, oltre a rilevare con più luce emessa avresti un ulteriore aumento dovuto alle riflessioni, che poi calerebbe parecchio richiudendo l'iris (spero di essermi spiegato).
Pensierino: ma perchè lo chiamiamo "Iris"…
Più che altro perché il suo funzionamento è molto simile ad uno shutter, cioè un otturatore, che ad un diaframma.
Il diaframma riduce la pupilla, l'apertura, di un ottica, mentre questi iris mi sembra che siano quasi sempre posti fra lampada e condensatori ottici e chiudendosi abbassano il flusso luminoso prima che arrivi alle matrici.
Ciao.