I veri sistemi automatici hanno il sensore integrato nel proiettore e rivolto verso lo schermo e l'utente finale deve solo spingere un tasto. Il sistema di JVC ha bisogno di due interventi "umani".
Il primo ovviamente è il posizionamento della sonda che deve essere rivolta verso il proiettore (e non verso lo schermo) e ad una distanza tale che il flusso lumino letto dallo strumento non sia troppo forte ma neanche troppo debole, questo per diminuire ai minimi termini l'incertezza di misura ai bassi livelli. Il software aiuta a posizionare la sonda con un supporto grafico in tempo reale. Questo sistema purtroppo non tiene conto dello schermo e di qualche riflessione dell'ambiente. Per fare un esempio, i sistemi basati sul software "Calman" impiegano un colorimetro rivolto verso lo schermo...
Il secondo aspetto umano è che prima di avviare la calibrazione, bisogna selezionare alcune impostazioni molto importanti prima di procedere, come lo spazio colore etc. Infine, per colpa dell'incertezza di misura dello Spyder5, ci sono indicazioni da seguire per aumentare la precisione della lettura e inserire una sorta di "correzione matriciale" manuale...
Infine bisogna ricordarsi di salvare le LUT di fabbrica (salvate comunque in modo automatico dal programma, basta ricordarsi dove sono) poiché, se andasse male qualcosa, bisogna poterle ricaricare sul proiettore per ricominciare da capo.
Concludo sottolineando che il sistema di JVC offre ben 33 punti di misura per ogni componente cromatica (credo il massimo anche per le LUT box più sofisticate), creando poi file di calibrazione a seconda dell'obiettivo da raggiungere. Se si seguono alcuni consigli, i risultati sono davvero eccellenti. Talvolta invece non serve impegnarsi in questo esercizio. Per i proiettori serie X5900, X7900 e X9900 che ho avuto moto di calibrare alcune volte nell'ultimo anno, non ho quasi mai avuto bisogno dell'auto calibrazione.
Emidio