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Discussione: Strappare lungo i bordi | la recensione
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29-11-2021, 16:01 #1
Redazione
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La serie di Zerocalcare, che sta spopolando su Netflix oltre che in tutta la rete con meme ed estratti, è tra le cose migliori viste in questo 2021, grazie a una sceneggiatura densa e reparti tecnici che nulla hanno da invidiare a produzioni ben più costose di questa
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29-11-2021, 17:48 #2
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Al solito, condivido quanto scritto nelle ottime recensioni di Frattaroli e Guerrieri.
Fan di Zerocalcare se non dalla prima ora quantomeno dalla seconda (ancora ricordo le attese spasmodiche quando pubblicava la striscia a cadenza più o meno fissa), non mi aspettavo niente di meno. Rispetto agli sketch autoprodotti che mostrava da Zoro a Propaganda Live, che almeno una risata in tempi davvero difficili ce l'hanno fatta fare, qui siamo su un livello tecnico di uno spessore completamente diverso....di Netflix si può dire tutto ma quando produce una cosa lo fa per bene. Poi per carità, ci sono le cose belle e le boiate (che è un discorso anche soggettivo...) ma lato tecnico è difficile fare appunti.
Sulla storia che dire? Calcare è così, ti fa ridere ma se ti ci soffermi giusto un attimo scopri che ci sono dei passaggi di critica sociale che solo lui, nella sua (nostra) generazione sta esponendo con reale efficacia. Immagino che un vero seguito a questa serie non ci sarà mai, la storia è finita così....quando si riprenderà dalla "sofferenza" per questa iniezione di notorietà (magari tra un paio d'anni!) a me piacerebbe una serie sul genere del reportage, con Kobane Calling l'avevo trovato molto molto efficace.
Per quanto riguarda il discorso del romanesco....in questa intervista registrata da netflix prima dell'uscita della serie Giorgio Scorza e Davide Rosio gli fanno notare che parla in romanesco e lui, giustamente, si schermisce dicendo che non parla in romanesco ma semplicemente usa alcune parole o espressioni del dialetto romano che gli piacciono particolarmente. In realtà ciò che dice è vero, se ci fate caso nella serie parla in italiano per la maggior parte del tempo, ogni tanto inserisce espressioni dialettali ma a me sembra sempre perfettamente seguibile. Diverso il discorso sulla velocità del parlato, a volte eccessiva tanto che bisogna guardarlo e ascoltarlo con attenzione per non lasciarsi sfuggire niente!
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29-11-2021, 19:19 #3
Zerocalcare da il meglio di sé per questo suo debutto su Netflix (sarà anche il suo debutto sulla scena internazionale?).
Nel consueto stile l'autore racconta in prima persona una storia emotivamente "forte" al cui tema centrale arriva piano piano, come per pudore, divagando tra ricordi e osservazioni di vita quotidiana tanto godibili quanto non immediatamente attinenti a ciò cui si vuole andare a parare.
La sensibilità e la profondità ricordano il Nanni Moretti di Caro Diario, in una narrazione che si sviluppa con il linguaggio ed i riferimenti della cultura pop, con una capacità di emozionare con i sentimenti degna dei migliori anime giapponesi.
Raccomandatissima a chiunque ami le opere "riflessive" sulla natura e sui sentimenti umani, da vedere tutta d' un fiato (del resto la durata complessiva è quella di un normale film).
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La polemica sul linguaggio da parte di certi "intellettuali" mi fa venire in mente che la prima casa romana di Pasolini era a Rebibbia (se n'é parlato in Tv in questi giorni), chissà a quante poche centinaia di metri dalla casa dove qualche anno dopo sarebbe nato e cresciuto Zerocalcare.
Il romanesco scritto da Pasolini piace perché è "rotondo", popolaresco, ha un fondo di bonarietà. Quello di Zerocalcare non ha niente di popolaresco, è uno slang giovanile, il parlare quasi a bocca chiusa dei suoi personaggi ne denota la sfiducia nel mondo che li circonda, come se con quelli al di fuori del proprio mondo non valesse la pena di comunicare.
E poi il mondo di Zerocalcare è innanzitutto generazionale (i vecchi, se in scena, comunque non ne fanno parte) e vuole essere a suo modo "globale", sicuramente somiglia ai giovani delle periferie francesi o americane più di quanto non somigli a quel mondo che Pasolini ha immaginato nei suoi libri e che forse in quei termini non è mai esistito.
Basta finalmente con la romanità buonista di Sordi e lo sberleffo ai romani "veri" dell' oriundo senese Verdone!
La verità? I romani riescono ad essere sferzanti, "cattivi", menefreghisti dei sentimenti altrui, la lingua romana si presta allo sberleffo, allo scherzo "cattivo" come questo:
Attenzione: linguaggio volgare
Ultima modifica di pace830sky; 29-11-2021 alle 19:21
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