Test microfono Maono PD300X con braccio BA37

Fabio Angeloni 23 Giugno 2025 Audio

Se siete interessati ad acquistare un microfono d'attacco per il podcast recording, il voiceover etc., questo Maono PD300X con braccio BA37 è il prodotto che fa per per voi. Lo abbiamo testato e messo a confronto in Studio con seri competitori e ne è uscito a testa alta.


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Quando in redazione mi hanno chiesto se intendessi testare per AV Magazine questo microfono la mia prima reazione è stata di verificare se eravamo in grado di organizzare una seria review. Ma la soluzione, come spesso accade, era semplice e a portata di mano. Sarebbe bastato chiamare Giovanni Luisi, che peraltro ha già collaborato con la nostra rivista, per chiedergli di poter sfruttare il suo know-how e le attrezzature del suo Studio Off Ramp recording (vi richiama nulla, questo nome?), dove avrei senz’altro avuto a disposizione tutto il necessario. Detto, fatto. Dopo aver ricevuto gli oggetti (il microfono e il suo stativo), mi sono recato allo Studio e abbiamo messo a punto la metodologia di indagine che avremmo seguito nelle lunghe ore di lavoro.


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Preliminarmente informo che il packaging del Maono PD300X è di alto livello quanto a grafica, materiali e struttura.

In Studio abbiamo confrontato per primo il braccio con uno analogo. Abbiamo quindi notato che mentre da una parte mancava un fermo a metà stelo si era intelligentemente sopperito a questo dotandolo di una frizione molto solida che consente di bloccarlo fermamente in qualsiasi posizione. Il morsetto di blocco ha della gomma dura nella parte superiore, ma nessuna protezione sulla rondella inferiore. Inoltre, il braccetto inferiore del morsetto ha una utile ripiegatura utilizzabile con funzione di reggicavo. L'adattatore filettato per il montaggio del microfono appare forse costruito con materiale di minor pregio rispetto a tutto il resto, particolare non essenziale in termini generali, ma considerando l’impatto limitato sui costi di tale accessorio si sarebbe forse potuto far meglio.


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Il microfono in sé ha un gran bell’aspetto, se vogliamo simile a quello dei microfoni più correntemente usati a questo scopo. Sul corpo in alluminio sono presenti un bottone per il mute e una rotella con la triplice funzione di controllo del gain del microfono, di volume per cuffia e di monitor mix. Posteriormente è dotato di una uscita XLR per il segnale bilanciato, di una uscita USBC e di una presa per un jack da 3.5mm per cuffia. Il microfono viene fornito con un utile shock mount per proteggerlo dalle vibrazioni. La gestione dell’uscita USBC può essere delegata al Maono link software, che grazie al DSP consente interessanti elaborazioni quali un’equalizzazione a 10 bande, filtri passa alto e passa basso, noise gate (riduzione del rumore di fondo), compressore (riduce la gamma dinamica del segnale), limiter (elimina i picchi di livello), con una conversione del segnale da analogico a digitale alla frequenza di 192 kHz/24 bit.


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La doverosa premessa da fare è che Giovanni Luisi custodisce gelosamente in Off Ramp Recording qualche decina dei migliori microfoni utilizzati per la registrazione di voci e strumenti. Prima di metterci al lavoro, egli ha quindi operato una prima selezione per individuare microfoni dinamici consimili in termini di tipologia d’uso, sebbene tutti molto più costosi (dalle 3 alle 6 volte). Si tratta del Telefunken M80 (circa 300€), dello Shure SM7B esteticamente analogo e re dei voiceover (circa 400€), ma anche dell’Heil PR40 (circa 500€). Benché costituisca una feature molto interessante, abbiamo evitato di utilizzare il microfono dalla sua uscita USB 192 kHz/24 bit per sottrarre all'equazione il suono del convertitore: unico, peraltro, tra questi big americani (Telefunken compreso) ad offrire questa ulteriore possibilità.


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Il microfono viene fornito con una sospensione, ma è opportuno considerare che per comprare una sola sospensione elastica seria (Rycote) normalmente bisogna sostenere un costo quasi pari a quello del Maono.


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Per mantenerci al di sopra di ogni sospetto, abbiamo usato i cavi di grande qualità presenti in Studio, per la connessione. Il cavo microfonico XLR era un Mogami e il cavo dal selettore di zona alla ciabatta verso il mixer era della Reference.


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Abbiamo registrato campioni a 44.100 Hz con 24 bit di risoluzione, normalizzando i volumi sullo switch portatile canadese Radial Engineering "Gold Digger", per non falsare il confronto in fase di riproduzione. La psicoacustica ci insegna, infatti, che bastano pochi dB in più per avere l'impressione di una maggiore qualità complessiva. I grandi diffusori ATC autoamplificati consentono ascolti anche ad elevatissimi volumi, dove certe minime differenze emergono impietosamente nella loro incidenza generale sul suono.

Bene, ma alla fine di tutto qual è stato il risultato della prova?


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Tralasciando le differenze di sensibilità, allineate grazie al Radial Engineering, il Telefunken M80 è apparso decisamente più chiaro, con poco corpo; l'Heil PR40 ha un tono lievemente più corposo, ma riusciva a mantenere una grande estensione verso l’alto; il Maono PD300X mostrava una minore estensione in alto, ma offriva un maggiore corpo complessivo. Microfoni diversi per esigenze (e voci) diverse.


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Abbiamo infine convenuto che lo Shure SM7B indubbiamente offriva una presenza e una definizione decisamente superiori, il tutto caratterizzato da un gradevole effetto di prossimità avvicinando la bocca alla capsula come è nello stile degli speaker. Parliamo certamente di apprezzabili nuances, ma in studio e su casse professionali la differenza era tangibile.


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Non è un caso che sia di gran lunga il più diffuso microfono per voice-over, speaker radiofonici, podcaster oltre a essere sempre un apprezzatissimo “all- rounder” per registrazioni musicali di voci e strumenti (avete presente l’indiscusso bestseller della discografia pop mondiale Thriller di Michael Jackson? Ebbene fu realizzato in buona parte con uno Shure SM7B, voci di Jackson (in parte) comprese! Ma come non considerare negativamente il costo di quasi 5 volte superiore? Troppo facile, vincere facile!


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Prima di terminare la prova, abbiamo installato i driver Asio4all sul PC, cambiato programma audio (da Pro Tools a Nuendo), collegato per sfizio lo standard de facto dello Yeti Blue (circa 107€) senza filtro antipop e fatto una prova veloce; quest’ultimo non ha sfigurato, essendo anche l’unico altro del set dotato di collegamento USB peraltro offerto ad un prezzo superiore, ma non troppo distante da quello del Maono.


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Il Maono PD300X è un microfono dinamico con polarità cardioide che nasce per il podcast recording, voiceover etc. con compatibilità dichiarata per iPhone, iPad e iPod e nell’insieme si è confermato un compromesso vincente, in particolare considerando il notevole rapporto qualità prezzo: 120€ per un microfono e una sospensione elastica sono davvero nulla. Senza considerare le possibilità offerte dal software di elaborazione dei dati che escono dalla USBC. Altamente consigliato per chi voglia andare a colpo sicuro, ma in particolare per chi si affaccia per la prima volta a questo mondo senza volersi svenare e per chi non abbia a disposizione uno Studio di registrazione per orientarsi meglio nel mare magnum del mercato.

Alleghiamo alcuni campioni audio, in modo che possiate ascoltare con le vostre stesse orecchie i test che abbiamo portato a termine e trarne le vostre personali impressioni.

Fabio

Maono PD300X

Shure SM7B

Telefunken M80

Heil PR40

Giovanni

Maono PD300X

Shure SM7B

Telefunken M80

Heil PR40

Blue Yeti


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Un particolare ringraziamento va al Maestro Giovanni Luisi e allo studio Off Ramp Recording che hanno consentito la stesura di questo articolo.

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