Cerco di intervenire nuovamente nel post prendendo spunto da quanto riferito da due utenti e "svilupparlo" un pò...
In effetti, probabilmente per l' emozione, si sta mitizzando talvolta eccessivamente la figura di Steve Jobs. Parlare di "Einstein" o addirittura di "Leonardo da Vinci" del mondo informatico mi pare francamente esagerato. Però vi è da dire che quello che ha intuito lui non è riuscito ad intuirlo nessuno, forse solo il suo grande rivale-amico (e neanche troppo bene...).
Non avrà salvato vite come Fleming, non avrà elaborato grandi teorie come Einstein, e neanche avrà progettato personalmente a livello tecnico i parti della sua mente. Però quello che ha fatto non è poco. Dire che ha cambiato il mondo è forse esagerato, ma poco poco in questo caso. Ha permesso che un "aggeggio" brutto e complicatissimo da usare in un' opera di (almeno) design che riescono ad usare con (relativa) facilità anche dei bambini. Ha aumentato esponenzialmente le capacità di ognuno di noi, ora, con queste sue intuizioni.
Senza la sua visione del mondo del computer avremmo tutto questo oggi? Direi di no, francamente. E considerando l' importanza (anche se non vitale) di tutto questo, non si può non rendergli il giusto tributo (e ripeto, non sostengo appieno il suo modo di vedere le cose...).
Tutto quello che ha creato (o almeno contribuito a creare... vedo lui come il Demiurgo Urano, mentre Wozniak lo vedo come Efesto [spero mi perdoni

!]) può anche avere l' apparenza di un giocattolo costoso, ma a mio avviso sottende un pensiero un pò più sottile.
Bill Gates ha visto l' importanza del software, cosa a cui nessuno dava più di tanto conto. Jobs secondo me ricercava invece qualcosa di diverso. Lui cercava "l' esperienza", ossia non importa da quale hardware o software è composto il prodotto, ciò che è importante è rendere lo scopo per il quale è stato creato un oggetto più facilmente raggiungibile.
In questo solco si inserisce ad esempio l' utilizzo dell' interfaccia grafica, che ha letteralmente rivoluzionato il modo di usare il computer. Allora, nel lontano 1984, è cambiata "l' esperienza" che il genere umano aveva del computer: dagli spaventosi "armadioni" che occupavano intere palestre a oggetti "colorati" che suscitavano quasi simpatia. I computer erano uguali e diversi ad un tempo rispetto a prima.
Anche un' altra sua creatura, il tanto amato e criticato iPhone, risponde a questo criterio: non stiamo parlando di un telefonino, stiamo parlando di un "oggetto di comunicazione".
Col telefonino si parla. Con l' iPhone, onestamente, mi pare si faccia molto altro! Quanti telefonini potevano vantare, già da allora, il fatto di poter navigare così semplicemente su internet, cercare informazioni, contattare non solo a voce i conoscenti? Con tutte le limitazioni tecniche dei primi modelli e che talvolta soffrono anche quelli nuovi, non possiamo non dire che ha letteralmente stravolto ed ampliato il concetto che avevamo del tele/videofonino. Ripeto, non ha risolto un bisogno primario per l' essere umano, ma ha comunque cambiato il modo di vivere per una buona, e forse in futuro un' ottima, parte di noi.
Mi preme anche sottolineare un fatto: lui non ha inventato per primo né il computer, né l' interfaccia grafica (Xerox non ci ha creduto al punto di darla via gratis), né il telefonino. Hanno fatto quasi tutto gli altri, lui ha visto "oltre" quello che gli altri avevano creato, rivoluzionandone il concetto.
Forse non è stato neanche un genio in senso stretto, ma è stato un grande inventore e comunicatore delle sue idee (e, mettiamocelo dato che non è poco, anche un grande venditore). Lo vedo come un Henry Ford: ha creduto fermamente in un' idea, contro tutto e tutti, e (pur non da solo) l' ha realizzata, cambiando la vita di tutti. Non un uomo di scienza o fede, ma un uomo importante.
Ah, quanto alla parte "filosofica" e il discorso ormai celeberrimo di Stanford: la retorica la si può vedere in ogni discorso, anche e soprattutto in uno che parla dell' umana vita e dell' umana morte. La cosa forse più bella di quel discorso è che in quel particolare caso Steve Jobs abbia parlato della sua vita e della sua (allora scampata) morte. Da qui è risalito ai concetti, che purtroppo essendo per loro natura astratti hanno sempre qualche parte di vuoto, che si riempie solo quando riusciamo a farne esperienza.
Mi scuso per la prolissità.