Quanto è importante la sensibilità di un diffusore ?!?

Certo, normalmente i diffusori più efficienti sono più facili da pilotare, come t'è stato detto.

Se poi, per caso, un diffusore da 104/105 Db di sensibilità avesse altoparlanti da 15" (38 cm) allora, pur suonando il diffusore con una manciata di watts, ci vorrebbe comunque un ampli capace di controllare con autorevolezza il woofer.. (si capisce che sto pensando alle Klipsch serie Heritage?:D).

Quindi, in teoria, il diffusore più facile da pilotare dovrebbe essere ad elevata sensibilità e con altoparlanti medio/piccoli...Poi la pratica è un'altra cosa...

Ed infatti io piloto le mie Heresy III con 400 Watts RMS...:D
 
revenge ha detto:
la compressione dinamica che io ho visto riportata in db (es valore -1) ci dice che alla max potenza RMS erogabile l'altoparlante suona meno forte di 1 db rispetto a quanto dovrebbe suonare applicando il classico calcolo 3 db per ogni raddoppio di potenza.....
Sinceramente non ricordo di aver mai letto nulla del genere.
A quanto ne so, finché si rmane entro i parametri operativi dell'altoparlante, cioè l'escursione, la dissipazione termica, ecc…, la crescita della potenza richiesta rimane lineare, mentre la pressione aumenta su scala logaritmica.
Questo significa che, partendo dal dato delle sensibilità ad 1W dell'ap, per aumentere la pressione sonora di 3dB serve 1 W in più, mentre partendo, ad esempio, dalla sensibilità+27dB per aumentare di 3 dB e raggiungere +30dB servono 512 W.

Ovviamente aviccinandosi o sforando i limiti elettromeccanci dell'altoparlante può succedere di tutto, anche la dissipazione terminica aumenti più dell'aumento di escursione che l'energia erogata dovrebbe permettere.
Ma non saprei proprio quale dato possa esprimere questo.

Ciao.
 
MRC ha detto:
ma invece per diffusore difficile da pilotare cosa si intende?
Normalmente ci si riferisce al carico reale che i diffusori rappresentano per l'amplificatore.
Mi spiego meglio: i dati di targa dei diffusori includono sempre l'impedenza nominale, di solito 4 o 8 ohm. Purtroppo il comportamento reale di un diffusore è sempre ben lungi dall'essere pari a quello di un carico resistivo di 4 o 8 ohm. Esso invece si presenta come un carico parzialmente reattivo con caratteristiche variabili con la frequenza del segnale applicato; può così accadere che un diffusore, nominalmente di 8 ohm, presenti ad una certa frequenza un minimo del modulo di impedenza, che so, di 2.5 ohm, per giunta anche con uno sfasamento importante. Questa caratteristica può renderlo più ostico da pilotarsi rispetto ad un altro diffusore, magari solo da 4 ohm nominali, che presenti però un'impedenza più costante nelle diverse frequenze e con minor sfasamento.

Questi aspetti del funzionamento non sono normalmente deducibili dalle caratteristiche dichiarate dalle case costruttrici ma vengono in certi casi evidenziati nelle prove tecniche pubblicate sulle riviste specializzate.

Allo stesso modo è difficile stabilire, sulla base dei semplici dati di targa, la capacità di un amplificatore di gestire carichi "difficili".

Ciao, Marcello
 
revenge ha detto:
in questa nota della jblprofessional si parla della compressione dinamica
Visto.
Sì è quello che avevo supposto sopra.
Al limite della potenza applicabile il calore prodotto dalla bobina è tale da determinare una variazione del flusso magnetico nel traferro e quindi un calo di prestazioni.
Per ovviare a questo, la JBL si è inventata quel sistema, VGC, per un miglior raffreddamento della bobina.

Ma parliamo di roba per impieghi professionali che richiede l'applicazione di parecchie centinaia (se non migliaia) di Watt per tempi lunghi.
Non dire che sia un fenomeno che possa interessare i diffussori HiFi.

Ciao.
 
Sì, molto interessante, cmq., per riportare la discussione su toni più semplici e netti, direi che la risposta alla domanda è:

"Non è importante; è importante come suona":cool:
 
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