Con particolare riferimento all'anello di materiale ferromagnetico detto nucleo magnetico.
Un trasformatore reale cerca di avvicinarsi il più possibile a quello ideale (teorico) cercando di :
* fare in modo che la riluttanza del nucleo è nulla (cioè, la permeabilità magnetica del nucleo è infinita);
* dominuire il più possibile le perdite nel nucleo, idelamente nulle (cioè, le perdite nel ferro per correnti parassite e isteresi magnetica);
* creare degli avvolgimenti con accoppiamento perfetto (assenza dei flussi dispersi);
* fare in modo che le resistenze degli avvolgimenti siano nulle (assenza delle perdite per effetto Joule).
Purtroppo l'accoppiamento imperfetto tra gli avvolgimenti è dovuto a linee di flusso che abbandonano il nucleo per richiudersi attraverso percorsi in aria.
In questo modo il flusso unico e teorico si risolve con due definizioni, flusso di dispersione al primario, flusso di dispersione al secondario.
Inoltre la resistenza degli avvolgimenti non'è 0 (nulla) come sarebbe bello avere e questo valore si aggiunge a quello delle perdite per accoppiamento non perfetto.
Nella realtà la potenza assorbita dal primario è sempre superiore a quella fornita dal secondario.
I vari motivi di perdita sono:
* Effetto Joule prodotto dalla corrente che scorre negli avvolgimenti (dette perdite nel rame);
* Induzione di correnti parassite nel nucleo che possono a loro volta dissipare energia per effetto Joule (dette perdite nel ferro);
* Perdita di flusso magnetico al di fuori del nucleo che può indurre correnti su oggetti vicini al trasformatore;
* Perdite per isteresi magnetica (sono perdite nel ferro);
* Perdite per movimenti meccanici dovuti a forze magnetiche o magnetostrizione, solitamente percettibili come il classico ronzio del trasformatore;
Quello che però interessa a noi audiofili è capire come si comportano i trasformatori sotto carico e non a vuoto.
I nostri diffusori hanno vari tipi di componenti, resistiva, induttiva, capacitiva.
Il traformatore posto sotto carico è soggetto a due tipi di perdite.
*La perdita dovuta al rame impiegato per gli avvolgimenti sottoposti al passaggio di corrente (per effetto Joule) ;
* perdite nel ferro dovute al nucleo ferromagnetico (perdite per isteresi e correnti parassite).
Ricordo che il rendimento si calcola dividendo la potenza di uscita con quella di ingresso.
Inoltre abbiamo un'altro dato importante che influisce sul rendimento di un trasformatore.
Il rendimento è funzione della condizione di carico (inclusi il Rifasamento, φ), ossia di quanto sia sfasata la corrente al secondario, determinato dall'angolo φ che forma con la tensione al secondario.
La realizzazione del traformatore d'uscita dell'amplificatore audio è una bella "scommessa" !
Per noi audiofili i calcoli sono simili ma non uguali a quelli per un normale trasformatore di alimentazione, in questo caso vogliamo il massimo trasferimento di energia ( rendimento ) ed allo stesso tempo la minima distorsione.
Correggetemi se sbaglio !
La soluzione parziale a questo si chiama "adattamento di impedenza".
Negli amplificattori a valvole infatti il trasformatore non serve tanto da adattatore di tensione quanto di impedenza. (Correggetemi se sbaglio !!! )
Partendo (conoscendo) dal (il) tipo di valvola utilizzata possiamo sapere quali sono i suoi valori di tensione efficace che questa è in grado di fornire alla sua uscita.
E' importante notare, come si legge sui manuali tecnici delle valvole, come questo valore di tensione sia legato ad una determinata impedenza di carico !!!
Inoltre, usando sempre i manuali descrittivi della valvola in uso, sappiamo anche quanta potenza massima è in grado di erogare.
Scusate la lungagine , taglio corto ed arrivo subito al nocciolo !
I lamierini dei trasformatori soffrono di un fenomeno detto isteresi magnetica , ossia la variazione del campo magnetico non e' lineare, la magnetizzazione dei lamierini arriva ad un massimo e poi non aumenta piu'
ed e' influenzata anche dalla corrente continua oltre a quella alternata.
Questo potrebbe causare distorsione , poiche' nel trasformatore scorre la corrente di placca ( continua ) dobbiamo evitare che il nucleo del nostro trasformatore si saturi ( ossia che grazie al campo continuo il campo alternato vada come valore teorico oltre il massimo di magnetizzazione ) e quindi nella realta' venga smorzato.
Per limitare questo effetto quando chiudiamo il pacco lamellare si lascia un leggero traferro, interponiamo cioe' una strisciolina di carta tra E ed I , lo stesso tipo che si mette per isolare gli avvolgimenti od al limite può essere usata anche carta normale.
Ora mi fermo, sennò mi uccidete !
E gentilmente, visto che ho scritto tanto ... troppo .... qualcuno mi corregga se vede qualche "nefandezza".
I forum come questo servono sopratutto ad imparare le cose che ci sono meno chiare !
P.S.
Si vede che ho ancora la febbre, hè ?!