Ieri son stato a Roma hifi; purtroppo tra gli ampli che possono interessarmi c'era solo il Gryphon, peraltro il Diablo e non l'Atilla; c'erano anche i Pass ma ... spenti! (stessa sala Gryphon, mi ha detto il commerciante che avevano suonato prima e non poteva riattaccarli)
C'era, però anche Remigio Capecci ... e chi è, direte voi ...
Beh, lo scissi su un altro forum, ebbi occasione di ascoltare le sue elettroniche in occasione di un controllo del mio ampli cuffie, è un artigiano e quella volta rimasi folgorato dalla qualità audio che ascoltai:
bassi, scena, dinamica, trasparenza, dettaglio, una cosa che io non ho davvero mai ascoltato, potevo distinguere due diversi contrabbassi mentre suonavano l'uno in pizzicato e l'altro in archetto e mentre si "scambiavano" il modo di suonare, l'entrata di un'arpa letteralmente "celestiale", e che dire delle voci .. Mina era li, davanti a noi.
Ebbene, stavolta ho portato mia moglie e anche lei è rimasta entusiasta, tanto da porre gli ascolti di quella sala al primo posto in graduatoria dell'intera rassegna; Esperienza ancora entusiasmante e che di nuovo mi ha fatto porre una domanda: cerchiamo marchi blasonati e rinomati (alcuni giustamente, secondo me) ma non approfondiamo, o lo facciamo raramente, l'esame di prodotti di tanti artigiani che magari abbiamo vicino casa, coi quali possiamo parlare e scambiare interessi, opinioni, esigenze, voglie, perché?
Certo, come scrissi nell'altro forum, questi oggetti, pur ben sonanti e ottimamente costruiti sarebbero, una volta acquistati, poi non facilmente rivendibili come, invece, i prodotti "di marca", non agevolati nell'assistenza una volta (Remigio faccia gli scongiuri!) che l'artigiano chiudesse bottega, ma la rinuncia al suono che ho ascoltato, giustifica o no tutto questo?
Qual è la vostra opinione?
Maurizio