robertocastorina ha detto:
Quando un film in 3D (Avatar a parte che le ha ricevute dal punto di vista tecnico) riceverà le stesse attenzioni artistiche comicerò a pormi la domanda (...)
E lo sapevo che si entrava in cineforum! Mi verrebbe in mente un’altra massima ma lasciamo perdere. Spero per l’ultima volta, il 3D non è nato per quello, o meglio, non è quella la sua priorità, è una tecnologia che costa molto a chi la produce e deve incassare molto, deve quindi essere rivolta ad un preciso target di pubblico, o quanto meno essere in grado d'incuriosirlo (vedi Sex and Zen 3D che in Asia ha incassato in un solo giorno più di Avatar), deve in pratica andare quasi a colpo sicuro. In questo momento le prove d'autore tanto auspicate non sono ammesse, un Cassavettes in 3D non sarebbe altro che un suicido commerciale, ecco perché si guarda con attenzione ai prossimi Soderbergh o Scorsese, saranno un importante banco di prova non solo per tutte le future produzioni 3D, ma anche per quegli spettatori più esigenti (a dire il vero, pochi) che al primo importante flop commerciale potranno finalmente dire "ve l'avevo detto!". Se e quando succederà potrete bullarvi con i vostri amici - non servirà comunque a fermare il processo già in corso - ma attaccarsi alla motivazione dei "contenuti artistici" che mancano (comunque valida anche per il 2D) o, ancora, raccomandare ai genitori di non far vedere i cartoni 3D ai bambini, mi sembrano in questo momento argomenti piuttosto puerili. Ma fate pure.
Discorso Avatar: a parte che non si capisce perché “The Hurt Locker” (uno a caso della tua lista) sia un film soggettivamente imprescindibile mentre Avatar sia oggettivamente “non importante” o l’aggettivo che vuoi. Ed ecco perché mi riesce difficile confrontarmi con te. Quando si negano dei dati oggettivi e incontestabili - il film di Cameron, seppur dividendo, ha letteralmente conquistato la critica ufficiale, cioè gente sicuramente più autorevole di me e te, nonché gli addetti ai lavori (puoi leggerti i loro commenti su Wiki) – oppure quando si liquida un film come meritevole di attenzione solo dal punto di vista tecnico, tacendo opportunamente sulle candidature artistiche che eppure ci sono state (miglior film e miglior regia nelle premiazioni più importanti di quell’anno), è segno che qualsiasi tentativo d’instaurare un dialogo costruttivo è destinato a naufragare. Per cui mi risparmio volentieri la tiritera sui contenuti o sulle metafore dell’anti-imperialismo e dell’anti-interventismo che sono costate a James Cameron l’Oscar più importante a favore del più militarista “The Hurt Locker”. Per me trattare questi temi in un film 3D è parlare di “contenuti”, per altri no. Pazienza.
Che poi il film faccia parte o meno dei 100 capolavori della storia del cinema o delle storie assolutamente da vedere quello rientra ancora una volta in un discorso soggettivo. Io peraltro non l’ho mai detto, ma apprezzo comunque il tentativo di farmi apparire a tutti i costi come un fan-boy. Ho solo parlato di Avatar come “una delle esperienze (visive) più coinvolgenti della mia vita”, venendo per questo anche deriso, altri come te non lo ritengono nemmeno meritevole di una visione. Per carità, in un forum ci può stare. Ecco perché preferirei ancora una volta parlare solo dei meriti oggettivi. E lo ripeto, non sarà un film indimenticabile ma che lo vogliate o no, aldilà della storia neanche troppo originale che racconta, Avatar rappresenta per il cinema uno spartiacque, esattamente come lo fu “Il Padrino” 40 anni fa, quando il suo successo favorì l’ondata della New Hollywood, ovvero di quei registi come Coppola, Scorsese, De Palma, Cimino, Nichols che, seppur a fasi alterne, avrebbero rivoluzionato il modo di concepire il racconto cinematografico d’autore per un pubblico di larga scala degli anni a venire, e come lo fu “Guerre Stellari” che, introduzione degli effetti speciali digitalizzati a parte, fece proprio, adeguandolo alla struttura del racconto cinematografico, il concetto millenario dell’archetipo dell’eroe, che da quel momento sarebbe stato riproposto in ogni copione di Hollywood e non. Allo stesso modo Avatar ha, oggettivamente parlando, solcato i confini tra il cinema che era e quello che sarà, tra l’ordinario e lo straordinario. Continuare a negarlo non lo rende per questo più vero.