Premessa: il marxismo crolla in Ungheria nel 1989, il film è del 1994 (ma il libro è del 1985) Bela Tarr fa cinema dal 1978. Questi fatti spiegano in parte i tempi "sovietici" (quasi 7 ore) di un film opera di un artista che appena liberatosi della cappa della censura ma non dal proprio retaggio culturale.
Raccomandazione: raccomando la visione integrale (in unica soluzione) del film a chiunque si senta in colpa per avere subito la seduzione del cinema commerciale, così che possa toccare con mano cosa si è perso. In tutti i sensi. ;) Scherzi a parte, la struttura del film in episodi facilita la visione frammentata; il film perde un pò ma i tempi si riducono a quelli di una qualsiasi mini-serie televisiva.
La storia, il messaggio: io leggo il film come un apologo sulla natura umana, incredibilmente premonitore di quello che è effettivamente successo in Ungheria (e non solo lì) negli anni successivi. Una comunità contadina caduta in un incredibile stato di miseria morale e materiale sogna una improbabile svolta nella propria vita grazie alle promesse di chi nasconde dentro di sé una miseria morale ancora più grande, soprattutto perché non mitigata da quel minimo di senso della comunità che ai suoi compaesani invece resta. Il finale lo avete già letto sui giornali, ove si parla di interi popoli caduti in miseria inseguendo i sogni propinati dalle banche internazionali. Perché qualsiasi sia la melodia cantata dalle sirene (il mito del denaro o il mito della solidarietà o peggio ancora la promessa di realizzarli entrambi) prima di farci ammaliare dovemmo ripeterci all'infinito che la fregatura è sempre in agguato.
Amara considerazione: come tanto altro cinema pedagogico, il film risulta inutile perché, proprio per come è fatto, finisce per essere visto solo da chi non avrebbe bisogno di vederlo, confortando il legittimo il sospetto che certi intellettuali più che non riuscire a parlare alla gente comune non vogliano proprio farlo.
La struttura: immagino che non potesse essere fatto diversamente, perché la storia potrebbe essere raccontata con tre parole ma per lasciare traccia nell'animo dello spettatore l'unica è fargliela vivere dal dentro, farlo affogare nella miscela di acqua e fango delle lunghe interminabili camminate, farlo sbronzare di alcool da quattro soldi in locali sordidi o nella miseria della propria casa.
Film economico (cfr wikipedia), nonostante la durata, e si vede: i tempi sono lunghi, ma soprattutto grazie a pochi trucchi ricorrenti: ogni volta che un personaggio deve andare da qualche parte, la camera lo segue riprendendolo alle spalle mentre cammina; ogni volta che qualcuno esce da una stanza la cinepresa resta lì ferma ad inquadrare il nulla; i dialoghi sono rarefatti (una volta tanto c'é tempo in sovrabbondanza per leggere i sottotitoli); i personaggi sono ripresi in lunghi silenzi - o in sproloqui solitari di ubriachi frustrati - né ci viene risparmiata una voce fuori campo che dice la sua. Per non farsi mancare niente, alcune scene sono ripetute per "viverle" dal punto di vista dei diversi protagonisti.
Conclusione: se amate il cinema procuratevi una copia e provate a vederlo, scoprirete che non solo si resiste facilmente alla tentazione del tastino ">>" ma che vista la prima mezz'ora si matura l'insano desiderio di vederne un'altra mezza finché, arrivati a metà, per arrivare alla fine la strada è tutta in discesa.