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Discussione: CES 2009

  1. #1
    Data registrazione
    Feb 2006
    Messaggi
    46

    CES 2009


    Chi viene al CES?

    Las Vegas
    Luci, sapori, shopping e spettacoli nel cuore degli affascinanti scenari del wild west per una vacanza mai banale



    Nonostante gli stereotipi, legati ad una visione della città rimasta per molti agli anni Settanta, Las Vegas si conferma una delle mete più stimolanti per il viaggiatore curioso. La città del Nevada rappresenta un esempio significativo di sviluppo urbano, incontrollabile all’apparenza, in realtà allineato ad una ferrea logica di mercato dell’intrattenimento. In pochi decenni,l’antica stazioncina ferroviaria ai margini della realtà si trasforma in città.
    Negli anni Ottanta e più ancora nel decennio successivo inizia una nuova fase nella realizzazione di “resorts” che vogliono concretizzare le più sfrenate fantasie di architetti di grido. Alberghi “a tema” con migliaia di camere puntano su un turismo ancora più qualificato, grazie al livello degli spettacoli e alla raffinatezza di ristoranti alla moda. L’Egitto del Luxor, la Venezia del “Venetian”, la Roma del Ceasar’s Palace, la Parigi del “Paris - Las Vegas”, il clima tropicale del “Mirage” (con tanto di acquario, tigri bianche e atmosfera profumata), le favole di re Artù dell’ Excalibur, la Grande Mela del “New York, New York”. E’ una fiaba che strizza l’occhio al bambino che è in noi, perfetta nel suo genere come soltanto gli americani riescono a fare. Abbiamo preferito (almeno per le nostre colazioni visti i prezzi di una camera) lo stile vagamente italiano del “Bellagio”, ispirato all’omonima località del Lago di Como. Ineguagliabile per la sua atmosfera di antico palazzo, per i maestosi giochi d’acqua al ritmo di musica, per il profumo dell’aria nelle grandi sale e non ultimo per la presenza in sede di un manipolo di grandissimi chef (tra i migliori della nazione). Qui è consentito effettuare un giro del mondo gastronomico senza mai uscire lasciare gli ampi spazi del Bellagio. Pochi resteranno delusi, ma per chi vuole il massimo, allora il “Four Seasons” è ciò che fa per voi.
    Siamo nel cuore del selvaggio ovest americano: a poche ore i più affascinanti scenari che la natura abbia potuto concepire. Decine di parchi nazionali, dai più famosi (Grand Canyon, Bryce, Zion, Canyonlands, Arches, la Valle della Morte), sino a realtà più “locali” ma capaci di offrire emozioni ancora autentiche. Non venite d’estate o nelle solite “feste comandate”. Da ottobre ad aprile tutto è più bello, gli alberghi costano la metà e (tranne che a Natale) gli aerei pure. Persino gennaio offre panorami da sogno e niente turisti sudati scaricati dai torpedoni a disturbare le vostre foto.
    La cornice che ci accoglie è quella della Las Vegas sfavillante di luci, che da mecca del gioco d’azzardo si converte sempre più a destinazione d’affari e svago nel senso più ampio del termine. Un parco di divertimenti per adulti che negli ultimi anni ha trovato un garbato equilibrio nell’offrire (e nel saper gestire con efficienza yankee) un’offerta ampia e diversificata che non fa torto a nessuno. L’eccesso è di casa qui, ma ciascuno troverà quello che cerca e anche di più. Dalla ricetta più esclusiva degli chef più innovativi a livello mondiale, al locale più di tendenza, più kitch, più esclusivo, si giunge al buffet economico dove la quantità conta più che la qualità, oppure, se proprio ci tenete, riuscirete a trovare il posto giusto dove curve come forse non ne avete mai viste dal vivo ammiccano a pochissimi passi. Tanto vicini quanto irraggiungibili, perchè qui si guarda ma non si tocca, a meno di non voler rischiare. Tanto per essere chiari, non pensate di venire qui a fare un’avventura; meglio restare a casa propria e in Italia.. Le centinaia di pagine di “escorts” che riempiono le locali pagine gialle non sono propriamente “regolamentate”: a ciascuno il suo rischio.
    Decine di spettacoli serali di altissimo artistico si contendono la serata e si debbono prenotare con mesi di anticipo nei week-end. Lo shopping non ha confini e divertitevi a noleggiare un’auto che qui ve la potreste solo sognare. Giovani e meno giovani impazziscono di fronte alla realtà virtuale agli I-Max, ai simulatori di moto. Chi vuole può farsi venire i conati di vomito volteggiando tra i grattacieli del New York-New York su velocissime montagne russe. Potete pilotare un’auto da corsa: vera nella pista, virtuale al Sahara, costa di meno e non sentite la puzza di carburante. All’Hilton è di casa la “Star Trek Experience”; si entra e si viene catapultati in una puntata di Star Trek, quasi da protagonisti. I klingoniani vi vogliono morto, ma gli uomini dell’Enterprise organizzano per voi una fuga (dal futuro) per rientrare sani e salvi sulla terra. Non vi dico come…scopritelo da soli. Per i più avventurosi ci sono “escursioni” da brivido. Un esempio? Si parte con l’elicottero per raggiungere le sponde del Lake Powell dove un potente fuoribordo vi porta dall’altra parte del canyon. Qui è in attesa un mastodontico fuoristrada Hummer (quello della Guerra del Golfo) che vi porta a far merenda con gli indiani. Appena sazi ritorna l’elicottero, per un sorvolo del Grand Canyon al tramonto e un ritorno spettacolare nello splendore delle luci di Las Vegas a prima sera (costa poco più di una visita a Pompei ed è molto più eccitante).

    Il tempo diventa un optional. Gli orologi sembrano non esistere, volutamente assenti dalle sale da gioco se ci fate caso, nella cui morbida illuminazione (che spesso ripropongono una volta a cielo molto naturale e rassicurante) notte e giorno perdono significato, confondendo chi si lascia sedurre dal vortice del crap, del black jack o dal passivo rituale della slot, che ingoia spiccioli (anche monetone da 100 $ per volta se volete) come un vorace virus. Tutto è superfluo, nulla è imposto, semmai suggerito ed incoraggiato con un “fair-play” che discende dal mondo anglosassone, rivisitato dalla più sfrenata fantasia di architetti ed esperti in mass marketing. Lungo i boulevard centinaia di cartelloni ammiccanti offrono servizi di ogni genere per tutti i gusti, grazie a professioniste del più classico dell’intrattenimento che in altre circostanze troveremmo irresistibili e che qui fanno soltanto parte dell’arredo al pari del ghiaccio nei cocktail, del fruscio delle carte da gioco, delle morbide tappezzerie che avvolgono in bambagia le vaste sale smorzando il brusio della folla. Di tanto in tanto si alza la risata nervosa che racconta di una vincita improvvisa, un gruzzolo fortunato che presto sparirà fagocitato dal “bandito monco”, traduzione di “one arm bandit”, nomignolo con il quale sono qui note le slot machines. Chi può sul serio lo fa nelle sale “riservate”, dove obesi signori di mezz’età fumano sigari costosi e sorseggiano cognac d’annata. Al loro fianco giovanissime amazzoni dalle gambe affusolate, scollatura vertiginosa, seno tanto prosperoso da sollevare fondati dubbi di genuinità. Ce n’è per tutti, anche per le famiglie con bambini che si godono l’atmosfera a metà tra Disneyland e Rimini a prezzi stracciati. Da non credere.
    A chi gradisse ulteriori approfondimenti consigliamo una delle poche guide di Las Vegas oggi disponibili in Italia, quella di Time Out, oppure, se volete, entrate nel sito www.vegas.com e navigate godendovi il dettaglio di ogni possibile offerta.

    La città del Nevada è diventata non soltanto una meta turistica tra le più importanti al mondo, ma anche un centro congressi tra i più efficienti, organizzati e a buon mercato. Con 15 Euro qui si mangia una bistecca che da noi ce la sogniamo. I mitici jeans della Levi’s che da noi sfiorano i settanta Euro, qui li trovate a 29,99 USD; al cambio attuale meno di 50.000 delle vecchie lire. Per qualche motivo che a noi sfugge anche importanti marchi italiani si vendono alla metà del nostro prezzo, mentre il genere sportivo che solo da noi fa tendenza si vende a prezzi da mercatino rionale. Volete incontrare italiani? Li trovate a fare shopping da “Beltz” o nel nuovo mall vicino allo Stratosphere che ospita quasi duecento negozi sotto lo stesso tetto, oppure nel delirio tecnologico del megastore “Fry’s”.
    Altri italiani li incontriamo nei ristoranti del Bellagio, del Venetian, del Ceasar’s Palace, perchè la grande cucina è arrivata anche qui, da tempo. Senza mai uscire da questi grandi alberghi si può fare un giro del mondo gastronomico senza pari. Dalla tradizionale steakhouse che serve bistecche di ineguagliabile succulenza e altrettanto gustose code di aragoste in un tripudio di verdure appena scottate e soffici saporitissime patate in tutte le fogge (è il mitico piatto “surf & turf” che una volta all’anno si deve provare), alla “nouvelle american cuisine” che affronta i sapori decisi del sud ovest e del Messico in ricette di notevole piacevolezza e raffinatezza, alla moda che viene dalla California del “Pacific Rim”, che rilegge tutta l’area oceanica con preparazioni a base di pesce, sino alle più importanti testimonianze della grande gastronomia cantonese, giapponese e stimolanti piccantissimi tailandesi. Ci sono poi i francesi di Le Cirque o gli italiani de “Il Circo”, realmente innovativi, come dimostra una cucina attenta alle specialità regionali italiane del nord con l’occhio attento alla leggerezza e alla fragranza degli abbinamenti. Gli spaghetti scotti ed i condimenti improbabili dei ristoranti “pseudo-italiani” di un tempo sono lontani anni luce.
    Trascino gli amici da Lawry’s a mangiare il miglior “Prime Rib” ad ovest del Mississipi, una carne tanto succulenta che farebbe convertire al manzo i vegetariani più incalliti Col bere ci andiamo piano, ma ci godiamo lo stesso un bicchiere di Zinfandel. Con la scusa di parlare di lavoro porto tutti (standiste comprese) a cena al “Rumjungle”, il locale “hot” del momento, in cui la carne arriva fumante infilzata in spadoni, in attesa di scatenarsi ai ritmi di un sound inarrestabile con gogo girls di ineffabile fattura ed effetti speciali inarrivabili.

  2. #2
    Data registrazione
    Sep 2005
    Località
    Ribera (AG)
    Messaggi
    1.408

    E meno male che si chiama CES
    Complimenti per la descrizione del posto fai venire voglia di andarci subito altro che aspettare il ces
    ciao


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