Cinque orchestre per i 70 anni di Chailly

Marco Cicogna 13 Marzo 2023 Audio

Da Bach a Zemlisky, il direttore italiano con oltre 150 album in casa Decca ha eseguito in 40 anni i compositori più significativi. Uno spaccato rappresentativo del Decca Sound con le più importanti orchestre che lo hanno visto protagonista.


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Riccardo Chailly compie 70 anni e lo festeggiamo ascoltando alcuni suoi album 

Da Bach a Zemlisky, il direttore italiano con oltre 150 album in casa Decca ha eseguito in 40 anni i compositori più significativi. Uno spaccato rappresentativo del Decca Sound con le più importanti orchestre che lo hanno visto protagonista. Mi piace ricordare con voi alcune incisioni che offrono in ordine cronologico il suono delle formazioni da lui dirette, dagli esordi con la RSO di Berlino sino al suo attuale incarico alla Filarmonica della Scala. Non dimentichiamo però anche la sua presenza in video con gli eccellenti Blu-ray Disc delle sinfonie di Mahler con il Gewandhaus di Lipsia di cui ci siamo già occupati in questa rubrica.


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Chailly a Berlino con i Carmina Burana

La più celebre composizione di Orff è stata già ospitata in una speciale rassegna su AV Magazine. Vi avevo raccontato che nel novembre 1982 ascoltavo i Carmina Burana per quattro serate consecutive (!) con la nostra orchestra di Santa Cecilia e la direzione di Chailly. Ero stato fulminato dal suono della grande orchestra ed iniziava per me la ricerca per la migliore riproduzione possibile attraverso un impianto domestico. Una sfida che prosegue ancora oggi. L'anno successivo (giugno 1983) Chailly incideva i Carmina Burana con la RSO (Radio Symphony Orchestra) di Berlino per la Decca, l'etichetta alla quale è rimasto fedele nella sua ormai quarantennale carriera. Come tutti gli album di cui diciamo in questa concisa rassegna anche questo è ormai disponibile come file audio attraverso le diverse piattaforme digitali. Il celeberrimo coro di apertura ('O fortuna') può essere utilizzato (anche acquistato a se stante) nella nostra compilation ideale di musica sinfonica.   


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Chailly ad Amsterdam, la Turangalila

In seguito Chailly è stato per un decennio alla testa del Concertgebouw di Amsterdam, eminente formazione le cui registrazioni in casa Decca si confermano ancora oggi allo stato dell'arte. Vi ricordo la sua integrale delle sinfonie di Mahler, una scintillante Scheherazade, una incisiva e dinamica Terza di Prokofiev abbinata ad una partitura di raro ascolto come la 'Fonderia d'acciaio' di Mosolov che come esempio di suono 'onomatopeico' affidato ad una formidabile formazione orchestrale è stato per anni utilizzato nelle mie demo audio.

Tuttavia qui vorrei dire di una pagina di raro ascolto protagonista del '900 d'avanguardia. Si tratta della Turangalila-Symphonie di Olivier Messiaen, che rappresenta una sfida all'ascolto per gli audiofili più tradizionali. Registrazione effettuata ad Amsterdam nel 1992 con Jean-Yves Thibaudet (pianoforte) e Takashi Harada (ondes Martenot). Nasceva in PCM ad alta risoluzione ed in seguito pubblicata anche in un SACD multicanale ormai introvabile. Pagina di non facile ascolto, 'Turangalila' affascina per la straordinaria ricchezza sonora. Occasione preziosa per avvicinarsi senza traumi ad un genere musicale che, a oltre 70 anni dalla stesura, continuiamo a chiamare 'moderno'. Questo affresco sinfonico è considerato uno dei lavori più significativi del XX secolo, originalissima composizione articolata in dieci movimenti per una durata che sfiora gli ottanta minuti. Commissionata da Kousevitzy per la Boston Symphony, fu diretta per la prima volta da Bernstein nel 1949. Fondamentale nel ruolo di veri e propri solisti la presenza del pianoforte e delle 'onde Martenot', lo strumento elettronico a tastiera inventato nel 1928 da Maurice Martenot ed utilizzato in orchestra anche da Honegger e Milhaud. La presenza delle onde Martenot fa entrare una 'voce' elettronica all’interno della già complessa partitura, caratterizzata da una variegata strumentazione che comprende una generosa batteria di percussioni esotiche che si aggiungono a quelle tradizionali di una grande formazione.

Il sottile gioco timbrico è tuttavia soltanto uno dei fattori che contribuiscono alla non convenzionale struttura della sinfonia di Messiaen. Lo stesso autore spiegava come nella parola sanscrita 'Turangalila' fosse presente il senso trascendente di questa composizione, un concetto tipico di alcune culture orientali di cui il musicista era anche appassionato studioso. Ecco allora che il titolo richiama “il senso dell’azione divina sul cosmo, il gioco della creazione, della distruzione, il gioco della vita e della morte....ma anche canto d’amore, ritmo e movimento”, in un’opera che sembra voler abbracciare l’intero universo emotivo e materiale. Oggi il suono da oscilloscopio delle onde Martenot sembra quello (e non a caso) di tanti film di fantascienza degli anni ’40 e ’50, ma anche i più cinici apprezzeranno il suono ottenuto dal grande tecnico John Dunkerley, rielaborato da Andrew Cornall. Nel remastering è centrale il podio di Chailly e il pianoforte di Jean-Yves Thibaudet. L’insieme di celesta, vibrafono, marimba e le altre percussioni appaiono sul fondale a sinistra, le onde Martenot eseguite da Takashi Harada sulla destra. Il resto delle percussioni dietro l’orchestra, con ottoni al centro e il resto degli strumenti in posizione standard. Notevole timbrica e dinamiche realistiche, con momenti di grande energia che richiedono un grande sistema.


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Chailly a Lispia: un po' di jazz orchestrale con Gershwin

Ovviamente non dimentichiamo che, con la celebre formazione del Gewandhaus, Chailly ha diretto pagine fondamentali come l'integrale delle sinfonie di Beethoven e di Brahms, oggi disponibili in file PCM 24/96 oltre che in CD. Allontanandoci (poco) dall'itinerario sinfonico più tradizionale vorrei proporre l'ascolto del disco dedicato a Gershwin, inciso nel 2010 assieme al pianista Stefano Bollani. Entrambi sono grandi musicisti e questa collaborazione con Gershwin ha avuto a suo tempo risalto anche nella stampa non specializzata. Bollani è infatti un interprete soprattutto jazz e qui si apprezza lo smalto di questa storica compagine alle prese con le sonorità di Gershwin, in una simbiosi affascinante tra atmosfere classiche e jazz resa con fine scansione ritmica dal maestro italiano. Già nella Rapsodia si apprezza il taglio moderno ed incisivo, ancor più sottolineato dalla scelta della versione orchestrata per jazz band da Grofè. La professionalità dei musicisti di Lipsia si evidenzia nella duttilità camaleontica di gestire uno 'swing' insospettabile, in un’intesa pienamente ispirata con un Bollani in piena forma. Pieno successo anche nel 'Concerto in Fa', i cui tratti taglienti vengono portati in evidenza dalla tensione ritmica sempre elevata. Il programma comprende anche la suite 'Catfish Row' del 1936. In conclusione si ascolta con interesse una rarità discografica come 'Rialto Ripples'  nella versione per pianoforte e orchestra.


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Chailly a Lucerna: Strauss

Lo scorso agosto avevo presentato qui una raccolta tra le più interessanti tra le letture moderne del Così parlò Zarathustra di Strauss. Leggevamo “Attendibile e coinvolgente lo Strauss presentato dal nostro Chailly” e mi sento di confermare ancora oggi questo album come il più significativo tra le sue testimonianze in disco della sua direzione con l'eccellente Orchestra del Festival di Lucerna. Trovate l'articolo a questo indirizzo.


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Chailly a Milano: Respighi e i Pini di Roma

Come quinto album consigliato in questa veloce rassegna dedicata al compleanno di Chailly ascoltiamo una sua prova con l'Orchestra Filarmonica della Scala, da lui diretta a partire dal 2015. Ovviamente la musica di Respighi esalta lo smalto della formazione milanese, peraltro in una registrazione per per timbro e articolazione conferma i consueti standard d'eccellenza di casa Decca. Sappiamo che i Pini di Roma di Respighi rappresentano un documento sonoro spettacolare (anche in senso proprio del termine), ma qui c'è anche altro. Ai 'Pini' abbiamo già dedicato uno speciale su AV Magazine che trovate a questo indirizzo.

Questa nuova registrazione di Chailly è stata effettuata nel Teatro Abanella di Milano. Dobbiamo riconoscere a Chailly una sensibilità tutta particolare per questi lavori italiani. Il programma include 'Pini di Roma' e 'Feste Romane'. Manca qui il rutilante e chiassoso 'Feste Romane', sostituito dalla terza suite delle 'Antiche Danze ed Arie per Liuto', raffinato adattamento per orchestra d'archi di pagine per chitarra del periodo rinascimentale. Di raro ascolto la 'Leggenda' per violino e orchestra, 'Di Sera' per due oboi e orchestra e 'Aria' per orchestra d'archi. Si tratta di brevi pagine che raccontano del linguaggio più intimo di Respighi, studioso e ricercatore di musica antica, che qui si esprime con toni neoclassici ben diversi da quelli più esteriori del celebre 'Trittico Romano'. Bene fa Chailly a proporre nel disco i due volti dell'espressione musicale del compositore italiano, in questo perfettamente assecondato dalla Filarmonica della Scala, una formazione duttile ed espressiva in grado di mettere in evidenza uno smalto nobile nelle diverse sezioni strumentali.

L'album risulta dunque di interesse per l'appassionato di musica più esigente, che non mancherà di cogliere il notevole spessore sonoro dei 'Pini', l'eloquenza impressionista delle 'Fontane' e la ricercata espressione delle pagine meno conosciute. Per l'audiofilo l'occasione è semmai ghiotta per cogliere attraverso il sempreverde “Decca Sound” uno dei brani orchestrali che sembra concepito appositamente per dare lustro ad un valido impianto di riproduzione. In tal senso potreste anche decidere di scaricare soltanto il finale dei 'Pini di Roma', quei 'Pini della Via Appia' con il lungo ed inesorabile crescendo sostenuto da percussioni, ottoni aggiuntivi ed organo che non manca di emozionare. Fate allora caso (all'incirca al secondo minuto), dopo la lunga frase del corno inglese, l'entrata delle 'buccine' in lontananza sorrette dal battito sommesso e profondo della grancassa sul pedale da 32'' dell'organo. Si innesta un tappeto sonoro in gamma profonda che costituisce l'ossatura dei tre minuti successivi. La registrazione rende questo complesso quadro sonoro in modo attendibile e direi anche piuttosto suggestivo, senza mai farci dimenticare che la realtà dell'ascolto dal vivo è ben altra cosa. Inseriamo subito questa traccia nel nostro sampler di musica in file per confronti e valutazioni. Fatemi sapere cosa ne pensate.


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Chailly, Filarmonica della Scala, Verdi

Per concludere bene bisogna ascoltare l'album che la Decca ha appena pubblicato proprio in occasione del settantesimo compleanno di Riccardo Chailly. Il disco è dedicato ai più celebri cori tratti dalle opere di Verdi e l'abbinamento del grande compositore italiano con la formazione (e coro) della Scala è davvero vincente e coinvolgente. Sono presenti alcuni tra gli episodi corali più significativi dell'opera verdiana, con momenti epici, accorati e popolari che sono entrati a far parte del repertorio nazionale. Troviamo qui  pagine celebri e partecipate anche da parte di chi conosce la musica classica solo attraverso la pubblicità televisiva. Ci sono ovviamente i più noti cori dal Nabucco ('Va pensiero', 'Arredi festivi'), il 'Gloria all'Egitto' incluso il 'ballabile', la marcia trionfale dall'Aida e la 'ripresa', l'orgoglioso 'Si ridesti il leon di Castiglia' dall'Ernani, momenti di dramma e passione dalla 'Forza del Destino', i 'Lombardi alla prima crociata', 'Machbeth', 'il Trovatore' e altri ancora. 

Esecuzione intensa e ben confezionata con il coro della Filarmonica della Scala che evidentemente questo repertorio lo frequenta dai banchi di scuola (Conservatorio) e che qui canta a tutta forza anche a rischio di qualche congestione nella presentazione dell'immagine sonora. Ma poco importa, vi ritroverete a cantare sotto la doccia queste melodie eterne senza neppure pensare all'impianto. Viva Verdi! Buon compleanno, M° Chailly!

 

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