Il villaggio di cartone

Francesco Balzano 08 Ottobre 2011 Cinema, Movie e Serie TV

Ermanno Olmi disattende la promessa, fatta dopo l’uscita di Centochiodi, di dedicarsi esclusivamente ai documentari e porta al cinema una profonda riflessione sull’utilità dell’inutilità della Chiesa

Una vecchia chiesa viene dismessa dagli operai perché ormai è considerata inutile. I quadri dei santi e i sacri oggetti che la ornavano sono portati via con poco rispetto dagli operai. L'enorme Crocifisso appeso alla cuspide è staccato da un braccio meccanico. Il parroco, però, invece di lasciarsi travolgere da questi eventi, riscopre in quel tempio nudo la vera sacralità del posto, che negli ultimi anni sembrava aver perso. Comincia così, dallo sconforto, la riscoperta del vero senso della missione a cui ogni prete è chiamato...

Ermanno Olmi viene meno alla promessa fatta dopo l’uscita di Centochiodi di dedicarsi esclusivamente ai documentari, mettendo per sempre da parte i film di finzione. Eppure, piuttosto che essere delusi, dovremmo forse ‘benedire’ quella caduta che lo ha portato a stare a letto per ben 70 giorni e a scrivere questo suo ultimo, profondissimo film. Ne Il villaggio di cartone, il regista bergamasco racconta l’inutilità della Chiesa per far riscoprire allo spettatore quanto, in realtà, sia indispensabile nella società odierna, così cupa ed egoista.

Per ritrovare il vero significato della sua missione sulla Terra, però, ogni membro del clero deve essere pronto a ‘spogliarsi’ dei suoi preconcetti e delle sue paure per accogliere, nella sacralità del suo tempio nudo, tutte le persone che ne invocano l’esigenza senza differenza di cultura, razza e, perché no, religione. Già, proprio coloro che oggi vengono considerati gli ’invasori’ del nostro quieto (?) vivere potrebbero essere i salvatori della Chiesa, se davvero dovesse tornare a svolgere il suo ruolo di Madre di tutti gli uomini, pronta ad amarli con gli occhi chiusi e il cuore aperto.

Uno strepitoso e appassionato Rutger Hauer interpreta un vecchio prete così saggio da capire che quella casa di culto deve essere un rifugio per il mondo e non dal mondo. Solo e, apparentemente, inutile questo sacerdote scopre cosa davvero deve fare per ricoprire al meglio il compito affidatogli nella società. Dio, insomma, non va utilizzato per terrorizzare gli uomini ma per farli sentire amati in un periodo storico in cui pare averli lasciati soli e abbandonati a loro stessi. Solo apparentemente...

Voto finale 8

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