Premetto che non offro e ho intenzione di manifestare alcun parere o giudizio sui marche e le ditte riportati in queste pagine, sono riflessioni personali e non intendo diffamare o cmq screditare nessuno.
Ad ogni modo vorrei partire dal ben documentato post di FabrizioA per porre una domanda... e allora? C'è il male, c'è chi si comporta male, cosa dobbiamo fare? Chiudere gli occhi di fronte ad esso, sperando che non ci raggiunga mai direttamente? Non mi riferisco solo alle condizioni di lavoro, ma al contesto generale.
Il plusvalore, ... di marxista memoria, frutto del lavoro dell'uomo è ormai sempre più visto come un onere, da quando la globalizzazione, gli aerei, le tlc, internet hanno ristretto il mondo e portato alla rottura quel vincolo che vedeva i guadagni dell'impresa legati al lavoro dei suoi operai, che veniva lautamente ripagato in riferimento a quanto questo fosse produttivo e l'azienda florida.
Rotto il giochino, con l'avvento della delocalizzazione, con l'aumento della concorrenza, con la riduzione dei costi e la tanto celebrata efficienza... che a mio avviso poco significa in termini di lavoro, perchè efficienza alta significa ottenere molto dalle risorse investite e quindi in un mercato in cui i prodotti vendibili sono limitati ha la conclusione di limitare le risorse investite e quindi il lavoro messo a disposizione... con la volontà di riscatto di popoli che ingiustamente da decenni vivono in una condizione troppo diversa dall'occidente ricco, che per altrettanto tempo si è illuso che il bengodi durasse, ecco tutto questo stà delineando il mondo del lavoro attuale.
Allo stesso modo è qui che lo Stato deve intervenire, nell'impedire che si crei uno squilibrio di forze, ormai sempre meno colmabile, tra chi il lavoro lo offre e chi il lavoro lo domanda. Certo, occorre far presente come in questa globalizzazione lo Stato conti ormai poco e come servano le aggregazioni di Stati, i controlli sulle importazione, la continua richiesta che in tutto il mondo ci siano condizioni minime di lavoro, perchè senza di questo non è che alcuni lavoreranno e altri meno, ma che tutti saranno prima o poi costretti ad abbassare le proprie pretese di diritti.
Certo la realtà descritta da FabrizioA o cmq descritta negli articoli da lui riportati è purtroppo molto variegata e complessa, ma non credo che l'atteggiamento del far spallucce, che forse qualcuno pensa sia l'unica via possibile, sia proficuo. In passato delle battaglie da parte dei customers sono state combattute, alcune anche vinte.
Ad esempio io quando posso rinuncio a qualche, recentemente molti, acquisti, spendo un poco di più, ma ho riscoperto il negozio sotto casa... perchè riconosco, come ho detto più volte che la guerra selvaggia alla riduzione dei prezzi, se oggi è una manna che ci permette l'acquisto insperato, prima o poi arriverà a tagliare il nostro futuro o magari quello dei figli o dei figli dei figli... il negoziante sotto casa, magari investirà da me i proventi ed io potrò cambiare l'auto o andare dall'artigiano o cambiare un altro tv.
Ripeto, non entro nel merito della questione... non ho gli strumenti per farlo e cmq se li avessi, sarebbero marginali e in quanto tale anche se mi facessi un'idea la terrei, anzi la tengo, per me.
Grazie... spero di non aver scritto nulla di offensivo, dato che la paura di scrivere, di cui ho già parlato in un altro thread che ho aperto e che purtroppo, nonostante i cortesissimi e interessantissimi interventi di molti, che ringrazio, è un poco morto, è tantissima.