ENGWE Engine Pro 2.0 e-bike: la recensione
La Engwe Engine Pro 2.0 è una fat bike robusta e dal design accattivante, apprezzata per stabilità e capacità off-road con alcuni limiti soprattutto nella parte software di gestione del sensore di coppia e un peso non indifferente. Nonostante un prezzo di listino importante resta una proposta competitiva nel suo segmento soprattutto sfruttando le numerose promozioni offerte dalla casa madre
Introduzione
Engwe, ditta cinese specializzata nella produzione di biciclette elettriche, di cui abbiamo già recensito la P20 e-bike in questo articolo, ha ascoltato il nostro desiderio espresso di poter testare qualche bici più importante. Per motivi logistici non è stato possibile ottenere uno dei modelli che avremmo desiderato come L20 Boost o la Le20 o ancora la P275 Pro, ma sicuramente ci ha più che accontentati inviandoci un modello di fascia alta come la Engine Pro 2.0 e-bike pieghevole per avventure all'aperto con coppia elevata da 75 Nm, sospensioni complete per maggiore comfort su terreni accidentati e cambio Shimano ad 8 rapporti.
Caratteristiche tecniche dichiarate
Materiale | Telaio pieghevole in lega di alluminio 6061 |
Motore | Motore del mozzo della ruota integrato in lega di magnesio |
Coppia | 75 Nm |
Sensore | Sensore di coppia |
Freni | Freni a disco idraulici da 160 mm |
Drivetrain | Shimano Altus 8-speed |
Display | Display LCD a Colori |
Velocità | 25km/h (PAS 5) |
Chilometraggio | 110km (PAS 1) |
Batteria | Batteria agli ioni di litio da 16 Ah |
Pneumatici | Pneumatici da 20x4.0" |
Grado massimo di arrampicata | 10° |
Tempo di ricarica | circa 5,5 ore |
Peso | 31.6 kg |
Peso lordo | 39.8 kg |
Unboxing e Installazione
La bicicletta è arrivata nel solito pacco standard, questa volta fortunatamente completamente integro, senza evidenti segni di maltrattamenti, come era avvenuto per la P20. Per l'unboxing, visto lo sforzo erculeo che mi è costato salirla in ufficio, ho pensato bene di farmi aiutare dal nostro collaboratore Fabrizio Guerrieri, che mi ha evitato possibili strappi muscolari per tirarla in solitaria fuori dall'involucro. La bici, come anche per il modello precedente era imballata in maniera impeccabile con protezioni di gomma e polistirolo di vario spessore che proteggevano tutte le parti possibilmente soggette ad urti.
Anche questa volta, nonostante un lavoro contemporaneo di due persone, abbiamo impiegato abbastanza tempo per rimuovere tutti gli elementi protettivi. All'interno della confezione, oltre al mezzo, abbiamo trovato un caricabatterie, alcuni attrezzi per l'assemblaggio e un manualetto di istruzioni. L'installazione dell'e-bike, pur non essendo di per sè particolarmente complessa, si è rivelata più complicata del previsto ed abbiamo dovuto seguire le istruzioni in alcuni passaggi per evitare di creare problemi o effettuare errori di montaggio che avrebbero potuto inficiare il corretto funzionamento.
A differenza dell'installazione della P20 che era arrivata quasi interamente montata con pochissime cose da agganciare, operazione che si era conclusa in pochi minuti e senza l'ausilio di nessun manuale, in quanto tutto molto intuitivo, per la Engine Pro 2.0 abbiamo dovuto seguire le pur chiarissime indicazioni del libretto di istruzioni online, perchè quello fornito presentava diversi lati oscuri in alcuni passaggi. Siamo comunque riusciti abbastanza rapidamente nell'operazione, anche se il tempo impiegato si è rivelato più constistente rispetto all'installazione dell'altra e-bike.
Descrizione
La Engine Pro 2.0 è dotata di un telaio rigido realizzato con Alluminio 6061, una lega di alluminio utilizzata, oltre che per tutto il settore aeronautico, anche nel settore automobilistico, motociclistico, ciclistico e dell'arceria. Al termine dell'operazione di montaggio abbiamo guardato il risultato con una certa soddisfazione. La bici è imponente, assolutamente robusta e offre l'idea di assoluta stabilità anche grazie ai pneumatici antiforatura da 20x4,0 pollici progettati appositamente per le avventure all'aria aperta riducendo al minimo le vibrazioni e prevenendo le forature.
Anche la Engine Pro 2.0 presenta una barra centrale su cui è collocata una cerniera che permette di ripiegare completamente il mezzo. Come per l'altra bicicletta l'attacco manubrio è pieghevole ed il manubrio stesso è facilmente scollegabile e regolabile in altezza grazie ad uno sgancio rapido. Sul manubrio sono posizionati a destra una pulsantiera con tasti per l'accensione/spegnimento e il controllo delle funzioni e la gestione dei cinque livelli di assistenza, al centro un display LCD ad alta luminosità (decisamente più grande e più leggibile rispetto a quello dell'altra bici) che permette di leggere parametri chiave come velocità, livello della batteria e chilometraggio, anche sotto la luce solare intensa. A sinistra invece sono presenti le levette di controllo per il cambio Shimano a 8 velocità che permette di scalare facilmente le marce, su terreni e pendenze diverse, migliorando l'esperienza di guida all'aperto. A questo contribuiscono anche le doppie sospensioni, anteriore e posteriore, che permettono la riduzione dell'87% delle asperità (secondo i test della casa madre), per una guida più fluida e confortevole.
A differenza della Engwe P20 dotata di una cinghia di trasmissione in carbonio tra le puleggia dei pedali e quella della ruota posteriore la Engine Pro 2.0 dispone di una catena in maglie metalliche che garantisce una maggiore solidità e resistenza nel tempo. Entrambe le ruote sono dotate di parafanghi che evitano all'utilizzatore schizzi in caso di pioggia e soprattutto il "bombardamento" di ghiaia, fango, terra visto che la bici è dedicata anche a percorsi su terreni accidentati e fuoripista. In dotazione anche un robusto portapacchi posteriore realizzato in lega di alluminio leggera e resistente alla corrosione, che supporta fino a 25 kg senza piegarsi o deformarsi.
La bici dispone di buoni sistemi di sicurezza, a partire dall'impianto frenante con sistema idraulico, ai catarifrangenti su entrambi le ruote alle luci led anteriori e posteriori. In particolare la luce led anteriore, attivabile tramite pulsante sul manubrio si è rivelata molto potente, tanto da provocare "strombazzate" dei veicoli provenienti in senso contrario di marcia, se non opportunamente calibrata per puntare esclusivamente a terra.
Qualche perplessità sulla posizione della chiave di sicurezza situata sulla barra centrale ma rivolta verso il terreno, il che rende poco agevole l'inserimento in mancanza di una chiara visuale del foro. All'interno della stessa barra centrale troviamo la batteria al Litio da 16Ah che è possibile rimuovere sganciando la cerniera che serve per piegare la bicicletta stessa.
Utilizzo
Abbiamo avuto modo di testare l'e-bike questa volta in ben 3 persone tra cui il nostro caro amico Luca Boschi, "esperto interplanetario" e grande appassionato di biciclette elettriche e il direttore di AV Magazine Emidio Frattaroli, per cui riporto le sensazioni che ha avuto ciascuno di noi relativamente all'utilizzo del mezzo.
Impressioni di Luca Boschi
Il modello in esame mostra evidenti segnali di immaturità progettuale, lasciando presupporre che si tratti di una versione ancora in fase di sviluppo o pre-produzione. Durante i test su strada, si è riscontrata una perdita di potenza inspiegabile su tratti pianeggianti, con un’erogazione irregolare che compromette la continuità dell’assistenza e la sensazione generale di sicurezza alla guida. Al contrario, la prestazione in salita risulta soddisfacente, grazie a un adeguato supporto del motore elettrico, che riduce significativamente lo sforzo fisico.
Un aspetto particolarmente critico è il peso complessivo del veicolo, superiore alla media del segmento, che incide negativamente sulla maneggevolezza e sull'autonomia. Il sistema di sospensioni è discreto, adeguato per un uso urbano e sterrato leggero, mentre l’impianto frenante si è dimostrato affidabile, garantendo buone prestazioni anche in condizioni di utilizzo prolungato. L’impianto luci funziona correttamente e assicura visibilità sufficiente in condizioni di scarsa illuminazione.
L’ergonomia di accesso alla bici lascia invece a desiderare: il telaio e la disposizione dei componenti rendono difficoltosa la salita, soprattutto per utenti di bassa statura o con mobilità ridotta. Sul fronte dell’interfaccia utente, il display integrato risulta poco intuitivo, a causa della presenza di icone proprietarie non standard che possono confondere l’utenza non esperta. Per tale motivo, il prodotto non si rivela adatto a un pubblico principiante, ma si rivolge piuttosto a chi ha già familiarità con il mondo delle e-bike.
In termini di tenuta e stabilità, la bicicletta mostra un comportamento generalmente positivo, sebbene siano auspicabili miglioramenti. Durante l’uso prolungato si è percepito un rumore meccanico costante, probabilmente riconducibile alla trasmissione o al motore.
Il gruppo cambio si è comportato bene, con innesti rapidi e privi di imprecisioni. Tuttavia, in alcune situazioni, la repentina variazione dei rapporti potrebbe aver contribuito alla perdita di coppia riscontrata. Questo comportamento potrebbe anche essere legato al sistema di gestione elettronica della potenza.
Si segnala inoltre un’anomalia nella gestione dell’assistenza alla pedalata al raggiungimento della soglia dei 25 km/h, limite previsto dal codice stradale. Superata tale soglia, il motore introduce una resistenza attiva, assimilabile a un effetto freno motore, che ostacola la pedalata. È plausibile ipotizzare un malfunzionamento dell’algoritmo di controllo del sensore di coppia, risolvibile tramite aggiornamento firmware.
Non è chiaro se il sistema supporti aggiornamenti OTA (Over-The-Air) o aggiornamenti manuali via PC. La mancanza di indicazioni in merito lascia presupporre che la procedura possa non essere accessibile all’utente finale.
Impressioni di Emidio Frattaroli
Il primo impatto con la Pro 2 è stato piuttosto spiazzante. Dimensioni e peso incuterebbero rispetto anche ai pesi massimi, l'aspetto è decisamente robusto e alcuni particolari ne suggeriscono l'impiego a persone con "peso specifico" particolarmente elevato. Credo proprio che Franco e Luca abbiano chiesto un mio parere proprio per colpa della mia stazza. La prima difficoltà è stata nel far scendere la Pro 2 per due rampe di scale, ovvero dal primo piano dell' ufficio. I 32 kg di peso sono tanti e per sollevarla, anche con entrambe le braccia. Non nego che il pensiero di doverla risalire al termine di alcune giornate di test, mi ha abbastanza scoraggiato.
Peso e ingombri sono un problema anche per tentare di issarla in un capiente bagagliaio, come quello della mia FIAT 500L Living, talmente capiente da non doverla piegare in due. Sono riuscito a infilarla e a tirarla giù da solo ma ad un "prezzo" talmente elevato da giurare che non ci proverò mai più. Per mia fortuna a casa ho ampi spazi dove lasciarla in sicurezza a piano terra, anche con possibilità di ricarica. Per tutti gli altri meno fortunati, peso e ingombri del mezzo potrebbero essere ostacoli davvero poco divertenti.
Dopo un brevissimo intervento formativo sulla strumentazione e sui comandi da parte di Franco ero già pronto a partire. Display, pedali e leve del cambio e dei freni li ho trovati perfetti per le mie esigenze. Ho avuto più di una perplessità solo sulla posizione della serratura di sblocco, davvero molto scomoda. Poi ci ho riflettuto e sebbene sia sicuramente poco agevole, è praticamente invisibile a chi non ne conosca l'esatta ubicazione, aumentando in un certo senso la sicurezza antifurto, almeno per una sosta veloce. Anche perché, con tutto quel peso, non si va molto lontano, anche in pianura.
Per il test ho percorso alcune decine di km a Teramo, città con salite e discese, alcune delle quali davvero impegnative. Non mancano le zone pianeggianti o la possibilità di alcuni percorsi fuoristrada molto leggeri, lungo i due corsi d'acqua che incorniciano il centro storico e che sono il motivo dell'antico nome romano della città: Interamnia Urbs. Su strada la Pro 2 procede stabile e sicura, soprattutto nei numerosi tratti di sconnesso che funestano un manto stradale a cui troppi abitanti italiani sembrano ormai assuefatti. Nei rari tratti di asfalto ben posato e senza buche, i rumori del potente motore e della trasmissione vengono in parte sovrastati da quello della tassellatura dei grandi pneumatici.
La taratura di fabbrica delle sospensioni è appena un po' rigida ma ho apprezzato la rapidità di risposta nei cambi di direzione e l'assenza di comportamenti strani anche nelle frenate più violente. L'impianto frenante è decisamente sovradimensionato ma allo stesso tempo ben modulabile: bastano solo un paio di prove per capire come dosare la forza per evitare blocchi pericolosi delle ruote.
Come già anticipato, la potenza fortunatamente non manca e la Pro 2 riesce ad arrampicarsi in scioltezza anche nelle salite più ripide, magari scegliendo rapporti più corti. In pianura invece ci ho messo un bel po' a capire come dosare la forza sui pedali per mantenere una velocità costante. Non è stato facile e nei primi km è stato decisamente frustrante. La sensibilità sui pedali forse è un po' troppo elevata rispetto ad altre e-bike e all'inizio è un continuo accelerare e decelerare, soprattutto alla massima potenza, quindi nella modalità numero 5.
Con un po' di pazienza ho provato a modulare la pressione sui pedali in modo da riuscire a governare la velocità come preferivo e alla fine sono riuscito a prenderne il controllo totale. Per chi vuole faticare, basterà selezionare livelli di potenza più bassi ma con qualche difficoltà in più nel gestire una velocità costante. Alla massima potenza, con un po' di pratica, basterà quasi accarezzare i pedali per viaggiare spediti praticamente senza faticare. Al contrario, spingere il mezzo senza l'assistenza del motore è particolarmente estenuante ed è possibile solo con rapporti cortissimi, quindi a velocità molto ridotta e per poche centinaia di metri. Almeno per me.
Impressioni di Franco Baiocchi
La prima sensazione, subito dopo aver completato l’assemblaggio, è stata più che positiva. La bicicletta trasmette subito un’impressione di robustezza e con un telaio che trasmette solidità già solo al tatto, con una presenza scenica che cattura lo sguardo; la verniciatura ha una finitura opaca di buona qualità e si denota cura in ogni dettaglio. Da un punto di vista estetico si colloca in una fascia molto interessante, con linee che richiamano modelli di marchi ben noti e diffusi sulle nostre strade. Rispetto al modello P20 che avevo analizzato in precedenza – e che, al confronto, sembra quasi un giocattolo – il salto qualitativo è evidente.
A proposito della P20, che continuo a utilizzare regolarmente, devo dire che mi ha fatto scoprire un vero interesse per le e-bike, rivelandosi una compagna affidabile negli spostamenti urbani. La sua unica vera mancanza è l’assenza di sospensioni, che su fondi irregolari e con l’asfalto segnato da buche può tradursi in qualche sobbalzo di troppo.
Con queste premesse, l’attesa di mettere alla prova un mezzo più grande e tecnicamente più attrezzato, decisamente più accattivante e promettente, era veramente alta. L’entusiasmo ha però subito una lieve frenata quando, per portarlo giù dal primo piano dello stabile in cui è sito il nostro laboratorio, ho dovuto affrontare una scalinata questa volta completamente solo, senza l'aiuto di Fabrizio: il peso complessivo, tutt’altro che trascurabile, si è fatto sentire fin da subito. Non è certo un difetto per una e-bike di questa categoria, anzi è spesso sinonimo di robustezza, ma è un aspetto da considerare se si prevede di doverla spostare frequentemente a mano.
Come la P20, anche la Engine Pro 2.0 è dotata di una imponente barra centrale che rende forse poco agevole salire sulla bicicletta; in compenso ci offre ampi gradi di libertà nel posizionamente del manubrio e del sellino, che permettono la fruibilità del mezzo da parte di persone di diversa statura, corporatura e peso. Ho impiegato un po' per riuscire a trovare il foro di ingresso per la chiave di sicurezza che è posizionato sul lato inferiore della barra centrale, rivolta verso il terreno, quindi poco intuitivo da trovare e particolarmente scomodo da inserire.
Su strada la bicicletta fornisce una sensazione di estrema stabilità anche grazie alle ruote di ben 4 pollici di larghezza che permettono un'ottima aderenza al terreno, sia su percorsi cittadini che per il 'fuori strada' grazie anche alla "dentellatura" di cui sono dotati i pneumatici. La pedalata è fluida e leggera e diventa sempre più agevole con l'aumento del livello di intervento del motore, fino al quinto step, anche affrontando salite decisamente impegnative: la potenza del motore è adeguata per permetterci di terminare la scalata senza alcuno sforzo. Gli ammortizzatori funzionano decisamente bene. eliminando quasi completamente i sobbalzi dovute alle asperità del percorso. Anche i freni sono all'altezza della situazione, elevando ulteriormente la sensazione di sicurezza che già avevo avuto precedentemente.
La prima uscita in sella al nuovo mezzo è stata un’esperienza piacevole e persino divertente. La spinta del motore, ben modulata nelle prime fasi di accelerazione, accompagna la pedalata in modo naturale, portando in pochi secondi a raggiungere il limite di velocità imposto dal codice, ovvero 25 km/h. A quel punto, secondo logica e normativa, l’assistenza elettrica dovrebbe interrompersi in maniera fluida, lasciando all’utilizzatore la libertà di proseguire sfruttando esclusivamente la forza delle gambe, senza interferenze.
In realtà, la bicicletta a questo punto ha rivelato un comportamento piuttosto inusuale. Raggiunto il limite, il motore non si è semplicemente “scollegato”, ma ha introdotto una sensazione di resistenza alla pedalata, come se l’unità di trazione non fosse del tutto disinnestata e opponesse un leggero freno meccanico. La sensazione è paragonabile a quella che si prova in auto quando si scala bruscamente di marcia, attivando il freno motore: un’inerzia controllata ma evidente, che smorza l’entusiasmo e costringe ad applicare più forza del previsto per mantenere o aumentare l’andatura.
Non si tratta di un blocco brusco o di un comportamento pericoloso, ma piuttosto di una taratura discutibile della logica di interruzione dell’assistenza. È possibile che sia il risultato di una gestione elettronica non ottimizzata del taglio di potenza, oppure di un’interazione tra il sensore di pedalata e il controller del motore che andrebbe rivista per garantire una transizione più neutra. Quel che è certo è che, per un appassionato o per chi ama pedalare anche oltre i limiti assistiti, questa caratteristica potrebbe risultare fastidiosa sul lungo periodo. Problematica che invece non si riscontra assolutamente nella Engwe P20 che sono riuscito a portare anche a 35km/h pedalando assiduamente.
Volendo approfondire la questione e capire se si trattasse di un comportamento intrinseco al mio esemplare o di una caratteristica comune a quel tipo di trazione, ho avuto la fortuna di scoprire che il mio amico Ali è il felice possessore di una Engwe EP-2 Pro dal telaio e dalla componentistica molto simili alla Engine Pro 2.0. Un’occasione perfetta per un confronto diretto.
Ci siamo organizzati per una sessione di test incrociati, alternandoci sui due modelli lungo lo stesso percorso, con identiche condizioni di carico e impostazioni di assistenza. Dopo diversi tentativi, abbiamo sperimentato una strategia basata su una gestione più oculata delle marce: anticipare il passaggio a rapporti più lunghi poco prima di toccare il limite di velocità, così da ridurre l’intervento del freno motore e mantenere una cadenza più confortevole. Questa soluzione, pur non eliminando del tutto il fenomeno, ne mitiga sensibilmente l’impatto, rendendo la pedalata più fluida e meno “frenata”.
Conclusioni
Luca ed Emidio sono concordi nell'evidenziare criticità rilevanti in termini di peso e prezzo, con Luca che sottolinea anche un pacchetto tecnico ancora incompleto sul piano software. Entrambi sono altrettanto concordi nel giudicare meccanica e dotazione base ben solide, caratteristiche che la rendono un prototipo promettente, con Luca più critico fino a giudicarlo ancora non pronto per la commercializzazione. Secondo Luca restano necessarie ottimizzazioni su gestione elettronica e usabilità per raggiungere uno standard conforme alle aspettative di mercato.
Dal mio canto non sarei così drastico come Luca; sicuramente la bicicletta presenta alcune piccole problematiche che la rendono non del tutto perfetta, ma nulla di così drammatico da non poter essere risolto con un aggiornamento del firmware. D'altronde la maggior parte delle piccole criticità riscontrate si riferisce ad un non perfetto funzionamento del sensore di coppia ed altre questioni puramente software, problemi risolti da Emidio con la sola gestione del cambio e della modulazione della forza sui pedali, almeno dopo qualche lunga sessione di apprendimento. Per il resto la Engwe Engine Pro 2.0 è una bicicletta solida e robusta, gradevole esteticamente che garantisce stabilità e sicurezza sia sul manto stradale che su percorsi extraurbani anche particolarmente accidentati, con ammortizzatori che fanno egregiamente il loro dovere e freni che rispondono prontamente alla sollecitazione. Forse il prezzo di listino è leggermente elevato se paragonato con modelli equivalenti di altri brand, ma viste le numerose offerte che la casa madre propone con assidua frequenza, si può riuscire a portar via la Engine Pro 2.0 ad un prezzo sicuramente vantaggioso.
Per maggiori info: engwe-bikes-eu.com