Nuovo disco ottico da 510GB
Pioneer presenta un nuovo media ottico con dimensioni identiche al DVD ma con capacità superiore a 100 volte; per la scrittura viene utilizzato un fascio di elettroni
Tokyo - CEATEC, Ottobre 2005. Dopo i recenti sviluppi sul formato Blu-ray che hanno permesso di raggiungere la considerevole capacità di 100GB su quattro differenti strati di uno stesso disco, Pioneer stupisce nuovamente con un nuovo supporto ottico da ben 510 GB.
Si tratta di un media simile a DVD e Blu-ray ma con una fondamentale particolarità: per la registrazione dei dati viene utilizzata una "penna" molto più sottile del laser a luce blu. Il nuovo media utilizza un potente e sottilissimo fascio di elettroni che permette di ottenere un pitch di appena 70nm.
Gli unici svantaggi del sistema sono, costi, dimensioni del masterizzatore che utilizza una camera con vuoto spinto. Il nuovo media non è destinato al mondo consumer ma solo per applicazioni industriali. Almeno per il momento.
Commenti (6)
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ma è radioattivo??? :-)
ciao
mirko -
Non scherziamo
Il fascio di elettroni viene utilizzato per modificare il substrato di memorizzazione che a sua volta - ovviamente - non è radioattivo.
Emidio
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Dobbiamo aspettarci quindi un quarto formato?
DB, HDDVD, HVD e questo?
Ci sono più formati che film in alta definizione! -
Nessun nuovo formato. Per il momento si tratta solo di un media che potrebbe essere utilizzato per applicazioni industriali. Il masterizzatore (una montagna di svariate centinaia di kg) non è certo comodo né economico.
La filosofia invece (l'utilizzo di un fascio di elettroni) potrebbe essere un nuovo filone di ricerca. Resta il limite della necessità di una camera con vuoto spinto dove alloggiare il supporto ed il fascio di elettroni.
Emidio -
Su questo filone sembra forse più interessante l'HVD, dei quali si parla già di 1 Tera per disco e con prezzi tutto sommato più terreni... a proposito, li non si è visto nulla di Optware?
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A parte l'utilizzo industriale, queste ricerche portano sempre delle ricadute commerciali collaterali che saltano fuori come conseguenze della ricerca principale.