Hisense ULED 4K 3D XT910 65"
Incontro con Hisense e con il nuovo tv ULED XT910 curvo 4K, recentemente presentato a IFA 2015, dotato di pannello con tecnologia LCD da 65", retroilluminazione quantum dot di seconda generazione che si avvicina a coprire lo spazio colore REC BT.2020, il tutto a 2.990 Euro IVA inclusa.
Introduzione: tecnologia ULED 2.0
La tecnologia LCD si evolve e muta all'interno di un panorama industriale, sempre in lotta per stabilire nuovi primati tecnologici. Nella competizione con la tecnologia OLED, il produttore cinese Hisense risponde col modello XT910: un TV LCD curvo, a risoluzione Ultra HD 4K (3840x2160) recentemente presentato a IFA 2015 e che fa parte della "tecnologia" ULED 2.0 che utilizza la retroilluminazione con tecnologia Quantum Dot in luogo di quella LED.
Nella stragrande maggioranza dei casi, TV e monitor con tecnologia LCD sono dotati di retroilluminazione con LED bianchi, ovvero LED di colore blu al cui interno sono depositati fosfori di colore giallo; il giallo viene poi suddiviso in verde e rosso dai filtri colore posizionati davanti ad ogni subpixel del pannello LCD. In questo caso, bisogna fare i conti con l'efficienza del sistema e con la profondità dei colori che si vogliono visualizzare: scegliendo filtri colore con pendenza elevata, sarà possibile riprodurre colori più profondi ma l'efficienza del sistema sarà molto bassa. Vice-versa, con filtri colore più blandi, l'efficienza sarà elevata ma la profondità dei colori più contenuta.
Tiziano Gagliardo, Senior Technical Support Product Specialist di Hisense Italia
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È qui che interviene la soluzione quantum dot prendendo il posto dei fosfori gialli e utilizzando elementi che emettono separatamente sia lo spettro rosso che quello verde, rendendo quindi possibile una profondità di gamut molto elevata, a prescindere dalla pendenza dei filtri colore (rosso e verde) sul pannello LCD, poiché tali colori primari generati dai quantum dot hanno già uno spettro nativamente molto stretto, quindi un colore a saturazione molto profonda. I processi industriali per sviluppo massivo di quantum dot sono al momento appannaggio di poche aziende (come le americane Qd Vision e Nanosys o la britannica Nanoco) con differenti processi chimici come la sintesi colloidale e la semina molecolare.
Permane una riserva relativa all'aspetto prettamente ecologico dal momento che è previsto l'impiego in minima parte del nocivo cadmio, metallo pesante cui per esempio l'inglese Nanoco ha ovviato sviluppando nanocristalli a base zinco e indio per un risultato che affermano essere del tutto simile a quello raggiungibile con i composti tradizionali.