Dunkirk
Primavera 1940: l'inarrestabile avanzata nazista sul suolo francese chiude in una gigantesca sacca le truppe alleate che si ritrovano a ridosso del mare, incapaci di riorganizzarsi e contrattaccare, in attesa di un insperato salvataggio. Il film, girato in pellicola 65mm, verrà distribuito in 4 diversi formati con risultati molto diversi
Introduzione: il film
Primavera 1940. L'inarrestabile avanzata nazista sul suolo francese chiude in una gigantesca sacca le truppe alleate: britannici, francesi, belgi e canadesi si ritrovano a ridosso del mare, incapaci di riorganizzarsi e contrattaccare, in attesa di un insperato salvataggio.
Il racconto è principalmente incentrato sul fante britannico Tommy (Fionn Whitehead) dopo avere raggiunto la sterminata spiaggia di Dunkerque ma la narrazione è corale e si snoda attraverso tre diverse macro-prospettive e diversi piani temporali: via terra con le vicende dei soldati in fuga, per mare con le imbarcazioni civili che sfidarono intemperie, marina e aviazione nemica pur di portare aiuto, per cielo con Farrier (Tom Hardy), abile pilota di Spitfire assieme ad altri pochi arditi a contrastare la Luftwaffe.
Attraverso un abile intreccio, i tre piani del racconto si intersecano più volte, ripetuti balzi temporali che susseguendosi vi aggiungono elementi e completano i tasselli delle vicende che vedono coinvolti i vari protagonisti. Un'opera di rara portata emozionale che travolge sin dai primi istanti, avvinghia lo spettatore in un serrato livello di tensione senza mai mollare la presa, trasmettendo un inquietante senso di disagio e annichilimento.
Nolan non indugia eccessivamente sui particolari più macabri, si mantiene a una distanza maggiore di quanto non abbia fatto Spielberg in “Salvate il soldato Ryan” eppure senso di soffocamento, terrore e adrenalina sono costanti. Pochi secondi e si vive letteralmente in prima persona il dramma di una sconfitta strategica alleata che mutò in rivalsa morale, quando Churchill rifiutò di arrendersi ai tedeschi nutrendo la speranza di recuperare almeno 30.000 uomini, mentre ne furono salvati oltre 300.000.
Il cinematographer Hoyte Van Hoytema, il cui contributo a “Interstellar” tanto aveva fatto discutere, stavolta ha centrato l'obiettivo in tutti i sensi, immagini fredde e insature cariche di emotività, tutto a fuoco nella magnificenza del 65 mm a cui sono stati ricondotti gli aspect ratio scelti per le riprese. Uno tsunami di sensazioni forti e indelebili dimostrando quanto questo antico formato analogico abbia ancora da dire nel 2017.