
Solo ieri vi davamo notizia di indiscrezioni pubblicate dal Wall Street
Jourmal secondo cui Apple starebbe stringendo accordi con i broadcaster TV per
avviare una piattaforma "web TV Premium" priva di interruzioni
pubblicitarie (vedi news).
A distanza di 24 ore, lo stesso autorevole quotidiano economico statunitense
afferma che anche Google starebbe lavorando nella stessa direzione, ovvero
l'acquisizione dei diritti per la trasmissione in streaming di contenuti
broadcast (anche se in questo caso non si parla di formula priva di interruzioni
pubblicitarie). Google non è certo nuova a questo tipo di trattative e
soluzioni, potendo già partire dalle esperienze di Google TV (sostanzialmente
fallimentare proprio perché non ci fu un preventivo accordo con i broadcaster),
YouTube e Google Fiber (servizio in fibra ottica già lanciato con successo a
Kansas City e IPTV inclusa).
Come se non bastasse, anche Intel dovrebbe lanciare entro l'anno un inedito
set-top box completo di servizi TV in streaming. Il servizio di Intel potrebbe
chiamarsi "OnCue" e i primi prototipi mostrati dal colosso dei
processori avrebbero già favorevolmente impressionato gli stessi broadcaster
TV. Infine, Sony, che ha recentemente richiesto una nuova registrazione del
marchio "PlayStation TV" (vedi news)
e che potrebbe avviare un servizio televisivo in streaming in contemporanea con
il lancio della console PlayStation 4, da allargare poi anche a Smart TV e
lettori Blu-ray "connessi". Ma perché tutto questo interesse per i
contenuti broadcast da parte dei principali colossi hardware e software, pronti
a sborsare milioni di dollari? Nonostante il successo dei servizi in streaming
on-demand (vedi Netflix o Hulu), i contenuti televisivi rimangono ancora di gran
lunga i più apprezzati e seguiti dal grande pubblico. La mossa sembra quindi
finalizzata all'integrazione dei contenuti televisivi all'interno di eco-sistemi
hardware e software: nuove interfacce, accesso diretto e sincronizzato ad
ulteriori informazioni (banche dati, social network, ecc...), servizi correlati
e accesso multi-device. Il tutto per incrementare gli introiti legati ai
servizi, fidelizzare gli utenti all'eco-sistema e di conseguenza vendere i
relativi nuovi dispositivi. Chi la spunterà?
Fonte: WSJ / Redazione |