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Pagina 1 - Pixel Engineering: MBL, NAD, Dali, Bluesound
Di Pixel Engineering abbiamo già parlato, in quanto presente anche alla manifestazione gemella di Milano, in qualità di distributore per l'Italia di prodotti a marchio MBL, NAD, Dali, Bluesound e molti altri. MBL è un marchio tedesco, per di più berlinese (lo preciso in quanto da tempo area "cerebralmente" fertilissima, vera e propria fucina di innovazione in tanti settori avanzati), di grande prestigio per via della indiscussa cura che pone prima nella fase di progettazione e poi in quella di realizzazione di ogni suo prodotto. Il brand, dopo più di 30 anni di attività, è in grado di offrire una nutritissima selezione di macchine da musica, dotate di un design raffinato e ricoperte da elegantissime livree dai colori assoluti (bianche o nere, se del caso rifinite da un po' di neutro acciaio, à la manière de Braun e poi di Apple prima maniera), che offrono prestazioni senza compromessi. Gli altoparlanti, pezzo forte del marchio, sono contraddistinti dall'emissione a 360 gradi e costituiscono il sogno proibito dei molti audiofili che adorano le sonorità che facciano dell'ariosità e della scena espansa i propri capisaldi. Ascolto da anni i prodotti MBL, dunque quando sono entrato nella sala sapevo bene cosa mi aspettasse, anche se ogni volta che odo un loro set ne rimango piuttosto colpito. I set MBL, infatti, non interpretano il suono a modo loro (altrimenti non potrebbero rientrare nel novero dei componenti ad alta fedeltà), ma senza dubbio gli donano una dimensione spaziale che ad ascoltar altro sembra poi quasi venire a mancarci. Non a caso le numerose presentazioni monachesi effettuate nell'ampia sala d'angolo di MBL da Giulio Cesare Ricci, che si basano sui master φωνή records, sono sempre excerpt musicali in cui la tridimensionalità dell'immagine sonora si presta ad essere magnificata dalla preziosa opera delle MBL e del loro celebre medioalto in carbonio a tecnologia RadialStrahler. Va inoltre osservato che la particolare emissione di questo tipo di speaker rende assai meno cruciale l'individuazione di un preciso punto di ascolto in sala, vantaggio spesso trascurato, ma in certi ambienti niente affatto di minore entità rispetto ad altri aspetti che invece vengono spesso considerati in modo prioritario. Tornando all'Hi-Fidelity, la sala Pixel Engineering anche in questa occasione era del tutto priva di trattamento acustico, probabilmente in ottemperanza al principio secondo il quale un ambiente riflettente non può che magnificare le doti tipiche degli speaker onnidirezionali, anche se personalmente avrei comunque previsto qualche pannello assorbente nella zona d'entrata. Purtroppo non era presente alcuna elencazione delle macchine presenti in sala, ma l'estrema disponibilità e gentilezza del mediatore musicale superavano facilmente la mancanza di qualcosa di scritto. Il set era composto dal server della Bluesound Vault 2i (1.299€), dal lettore MBL CD e DAC N31 (12.300€), dall'amplificatore integrato MBL N51 (14.100€) e dagli speaker MBL 126 (laccati neri 10.900€) posti sopra ai supporti MBL per 126 (laccati neri 1.245€). Per comprendere la filosofia del marchio Bluesound è opportuno citare il loro ambizioso manifesto: si tratta di una "alleanza tra audiofili impegnati a mantenere la promessa di un audio ad alta fedeltà wireless e digitalmente perfetto: come designer, ingegneri e individui che hanno trascorso le proprie vite nel settore della musica, non siamo soddisfatti di qualcosa di meno della perfezione". Di Bluesound veniva utilizzato il potente Vault 2i, un "High-Res 2TB Network Hard Drive CD ripper" (in bit-perfect) "and streamer" che utilizza il veloce processore dual-core ARM Cortex ad un 1 GHz. Può essere connesso ad un device Amazon Echo per sfruttare le potenzialità di Alexa e usare il voice assistant Alexa voice per controllare players in tutta casa; è anche compatibile AirPlay 2 per riprodurre in sync musica o podcast da componenti stereo wireless in tutti gli ambienti. Passando ad MBL, va preliminarmente ricordato che le elettroniche proposte non fanno parte della categoria (per così dire, ma l'espressione non si attaglia affatto al livello della produzione del marchio) entry level di MBL, la Corona line, ma della linea di mezzo, la Noble, posta appena un gradino sotto alla Reference. Il modello N31 è il CD e DAC della serie. Consente il bypass della sezione di conversione quando vengono collegati device Apple ed è connotato da ingressi e uscite galvanicamente isolati. Gestisce file in alta risoluzione fino a 24bit/192kHz e DSD64. Il percorso del segnale è completamente bilanciato dalla sezione di conversione di tipo Delta-Sigma alla uscite XLR/Cannon. È dotato di ingressi Toslink, AES/EBU, SPDIF, USB classi 1 e 2, uscite digitali Toslink, AES/EBU e SPDIF, e uscite analogiche RCA e XLR. Il player è dotato di un bel display TFT da 5 pollici, con slot SD per l'aggiornamento del firmware e viene costruito a Berlino. L'N51 è invece l'integrato della serie, che riprende la sezione amplificatrice del finale stereo N21 da 380 Watt per canale su 4 Ohm e 28 Ampère di corrente di picco cui è stata aggiunta una sezione preamplificatrice. Grazie alla tecnologia LASA 2.0, la risposta in frequenza non varia al variare dell’impedenza del carico dei diffusore anche quando molto complesso, possiede inoltre la funzione di soft clipping e quella di disattivazione automatica degli ingressi inutilizzati; il trasformatore toroidale è incapsulato per evitare interferenze col resto della circuitazione. L'integrato ha 5 ingressi RCA, un XLR e uno SmartLink RJ45, 2 uscite analogiche RCA (una per uso di una sezione preamplificatrice esterna e una per registrazione), mentre i connettori per gli altoparlanti sono in rame, prodotti da WBT. La presenza della tecnologia proprietaria Unity Gain riduce il rumore e aumenta la dinamica. Anche questa macchina è dotata del display TFT da 5 pollici, possiede uno slot SD per aggiornamento del firmware ed è costruito a Berlino.I 126 sono gli speaker più compatti di MBL. 2 drivers radiali sono usati per riprodurre la gamma media (l'MT50) e alta (l'H37) mantenendo la tradizionale emissione onnidirezionale, coadiuvati da un doppio woofer con membrana in alluminio da 12,5 cm in una configurazione push-push tesa a ridurre le vibrazioni che i driver inevitabilmente trasmettono al mobile della cassa. Gli altoparlanti hanno una tenuta massima in potenza di 180 Watt. Mentre ero in sala suonava "My treasure", di Sinne Eeg, tratto da "Waiting for down". L'emissione era chiara, cristallina. Da ex batterista ancora una volta sono rimasto stupefatto per la pulizia del suono della coppa del piatto colpita da una bacchetta con punta in plastica, incredibilmente simile a quanto si sente stando seduti davanti ad un set dal vivo! La gamma alta risultava scolpita in modo nitidissimo, ma al contempo appariva lieve, eterea ed impalpabile. A contrariis permaneva forse quella sensazione di lieve leggerezza in gamma bassa avvertita anche a Milano, ma inizio a pensare che si tratti solo degli effetti di un rigore fortemente ricercato in sede progettuale al fine di minimizzare le possibili interferenze in ambiente, come sappiamo sempre in agguato in quella zona dello spettro sonoro. Segnalo che un ascoltatore attento, rimasto a lungo seduto in sala, parlava giustamente di un suono naturale, "libero", come "sciolto dalle briglie" e di una voce ampia, apparentemente senza confini e non posso che concordare con il suo positivo giudizio. Il bel sound diffuso di MBL è ascrivibile al marchio da molto lontano, anche in un test in doppio cieco! Pagina 2 - Technics e Panasonic
Technics è un caso di nomen omen poiché richiama subito alla mente l’obiettivo della società: eccellere nella tecnologia. Si tratta del notissimo marchio appartenente alla galassia Matsushita, società fondata più di 100 anni fa da Konosuke Matsushita e da una decina d’anni confluita in Panasonic, corporazione che ricomprende anche i brand Sanyo e National, e che in un recente passato ricomprendeva anche JVC. Credo risulti difficile per qualsiasi appassionato non di primissimo pelo dissociare il marchio Technics dal gruppo Matsushita (che letteralmente significa “sotto l’albero di pino”) e dal suo giradischi più famoso di tutti, il modello SL1200 comparso nel 1972, dotato di trazione diretta, del braccio ad S e di quello slider per controllo del pitch “al quarzo” che ne farà il piatto preferito dai Dj di tutto il mondo (padre di tutti i loro scratch), ma che in seguito sarà anche pronube del secondo matrimonio tra il marchio e il prodotto giradischi, quindi della riuscita seconda vita del brand e più in generale costituirà la colonna portante e rappresenterà l'orgoglioso alfiere della recente riviviscenza dell'ascolto su vinile in ambito audiofilo. Dopo averlo potuto apprezzare alla manifestazione gemella milanese, sono stato quindi lieto di ritrovare a Roma il set Technics della linea di riferimento, ovvero la Reference Class Serie R1, composta dal giradischi SL-1000R (17.000€), dal network audio player/preamplifier SU-R1E (6.999€), dall'amplificatore di potenza stereo SE-R1E (12.999€) e dagli speaker SB-R1 (9.999€ cadauna). La grande sala aveva subìto un trattamento acustico dietro al set e poteva godere del beneficio di pannelli posizionati nella sua parte anteriore ed anche lato finestre, quest'ultimo immagino diretto a minimizzare possibili riflessioni indesiderate, visto che la parte destra dell’area risultava, per così dire, bucata. Ammetto poi con grande piacere che qui da Technics ho finalmente assistito ad una presentazione degna di questo nome e, forse, anche tipica di tempi passati e più fortunati degli attuali, di cui vi darò qualche breve cenno. Il mediatore tecnologico Gabriele Lucherini ci ha ricordato che Technics ha prodotto il piatto-icona del marchio, l'SL1200, dal 1970 al 2000. Il brand, accantonato per qualche anno, è poi riapparso sul mercato nel 2016 con nuovi prodotti ed un nuovo giradischi, esteticamente analogo all'originale, ma integralmente riprogettato nel motore a trazione diretta e costruito con un telaio a triplo strato in alluminio pressofuso ad elevata rigidità, dal peso maggiore del 50 per cento rispetto al suo predecessore, l'SL1200G, cui hanno fatto seguito i modelli Grand Class SL1200GAE, con braccio in magnesio (1.200 esemplari numerati con tanto di placca dorata riportante la dizione “Product limited no.” prodotti in occasione del 50° anniversario dalla nascita del giradischi e venduti in poche ore in tutto il mondo al costo di 3.500€), e Grand Class SL1200GR, un modello più economico, dotato di braccio in alluminio, con testina in dotazione e pre aux incorporato, proposto al prezzo di 1.500€. A questo terzetto hanno fatto seguito i top di gamma, appartenenti alla Reference Class, con alimentazione esterna: l'SL-1000R con base e braccio in magnesio (17.000€) e l'SP-10R privo di base e braccio (10.000€, un modello che costituisce un richiamo esplicito a quell’SP-10 che costituì uno dei primi giradischi al mondo realizzato con trazione diretta, anche lui privo di braccio): si tratta di giradischi di livello assoluto che - solo a dirne una - esibiscono il miglior rapporto segnale/rumore riscontrabile sul mercato. A Gabriele Lucherini è poi subentrato il mediatore tecnologico Gianluca Di Felice, direttore di Tech4U, che si è addentrato più approfonditamente su aspetti di natura tecnica. Quando Panasonic decise di dismettere Technics vendette anche gran parte dei brevetti posseduti dal marchio, compreso quello della trazione diretta (che collegava piatto e motore direttamente, senza cinghie con evidenti vantaggi in termini di minimizzazione del rumble e di velocità di avvio della rotazione), introdotto alla fine degli anni '60 e velocemente adottato da tanti altri brand. In effetti la trazione diretta assicurava grande dinamica e velocità sui transienti, ma pativa il cogging, un difetto derivante dalle vibrazioni associate alla velocità di rotazione e all'irregolarità della rotazione stessa che finiva col determinare un suono privo di microdettaglio e di "aria". Il nuovo piatto è costruito in ottone massiccio. Possiede un motore coreless a trazione diretta di nuova concezione più compatto e senza anima in ferro, sostituito da statori, al fine di eliminare le interferenze elettromagnetiche, e consente di utilizzare anche le testine MC (moving coil). Il braccio in magnesio è stato completamente rinnovato. L'attenzione ad un eventuale ritorno di vibrazioni tramite i piedini ha comportato l'adozione di Alfagel, materiale brevettato da Panasonic, un gel ai siliconi che le assorbe e assicura di mantenere il giradischi in bolla, poiché attenua tutta l'energia spuria. La reingegnerizzazione si è spinta al punto che i nuovi giradischi 1200 dei vecchi modelli non condividono nemmeno una vite. Passando al set di elettroniche della serie "Reference" Gian Luca è partito coll'esaminare l'amplificatore di potenza SE-R1E a Mos-fet, dotato di toroidali ad alta corrente e di processore proprietario Jeno che interviene per minimizzare jitter e rumore: la scelta di utilizzare la classe D per motivi di efficienza è stata indubbiamente una mossa audace per i tempi, ma si è poi mostrata in grado di produrre copiosi frutti anche in termini commerciali. L'ottimizzazione della prestazione sonora rispetto al possibile diverso carico dei vari diffusori viene ottenuta grazie alla calibrazione di fase adattiva (LAPC), tecnologia messa a punto con Analog Devices. Il finale è un dual mono da 150 Watt su 8 Ohm e 300 Watt su 4 Ohm dal non indifferente peso di 54 chilogrammi, dall'incredibilmente basso assorbimento elettrico di 210 Watt (ottenuto grazie alla classe D di funzionamento) e con un largo display frontale che mostra chiaramente l'elegante danza (per lo più simmetrica) del bel paio di vu-meter anteriori illuminati da una soave luce celeste. La seconda macchina del set è il network audio player/preamplifier SU-R1E, dotato di un doppio convertitore DAC Burr-Brown PCM1792, in grado di operare in LAN secondo le specifiche DLNA (naturalmente anche tramite la USB) fino a 192 kHz/24 bit e di accettare campionamenti PCM fino a 384 kHz/32 bit (DXD) e DSD fino a 5,6 MHz mediante la USB asincrona; è dotata di uscite digitali, ma anche di analogiche bilanciate (XLR/Cannon) e sbilanciate (RCA/PinJack). Il terzo moschettiere è ancor più di peso dei precedenti, per via dei suoi 72 chilogrammi disposti su una torre. Si tratta del diffusore da pavimento SB-R1, rifinito in un bel nero lucido tirato a specchio, un bass reflex a tre vie e mezzo dotato di 4 woofer a corsa lunga da 16 cm e di un coassiale piatto a due vie (che contiene un midrange da 16 cm e un tweeter da 2,5 cm con cupola in grafite di carbonio che garantisce la notevole estensione in frequenza fino ai 100kHz). La cassa ha una sensibilità di 88dB, una impedenza di 4 Ohm e una tenuta in potenza massima di 300 Watt. Le basi giradischi a levitazione magnetica e disaccoppiamento totale sono delle "Relaxa 530" by Silvano Cremonesi (Acme). Prima che arrivassi era stato offerto un antipasto della portata principale con un set composto dai diffusori SB-G90, bass reflex a tre vie con due woofer da 16 cm e un midtweeter concentrico (mid da 16, tweeter da 2,5 cm con estensione in frequenza fino ai 100kHz), sensibilità di 88dB, impedenza di 4 Ohm e 200 Watt di potenza massima sopportata. L'amplificazione era demandata all'integrato SU-G700, anche lui completamente digitale (con ingresso phono), dotato di processore Jeno e di sistema LAPC per la calibrazione di fase con erogazione di 70 Watt ad 8 Ohm e 140 Watt a 4 Ohm. Il giradischi era un SL1200GR con testina MC. Ma quando sono giunto lì era in dimostrazione il sistema Reference, con giradischi SL1000. L'impianto è quasi riuscito a replicare l'eccellente prestazione esibita a Milano, con presenza adeguata, solido corpo e una scena netta e scolpita. L’ennesima bella incisione di Frederick Fennell con la The Cleveland Symphonic Winds suonava esattamente come doveva, con colpi di cassa profondi, di impatto, ma non lunghi, incontrollati. Abbandonata la sorgente analogica si è passati alla musica liquida e abbiamo potuto udire un brano registrato in PCM a risoluzione 192kHz/24bit che mostrava la particolare pulizia sonora e la grande dinamica tipici del formato, anche se - forse - senza esibire una gamma altissima cristallina (malgrado i 100kHz raggiunti dal tweeter), ma con una ottima resa dei timpani e con una gamma bassa ben articolata ed equilibratamente presente. L'assolo finale di batteria, punteggiato dal piano, tratto da Hiromi Alive (Fusion) sembrava essere stato scelto apposta da Gian Luca come nostro viatico. E tale, infatti, era. ... continua
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