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Test OLED Sony KD65A1
Test OLED Sony KD65A1
Emidio Frattaroli - 22 Settembre 2017
“Il "primo" OLED di Sony si distingue dalla nuova ondata di nuovi schermi "organici" con un'estetica a cui è difficile resistere, con un sistema audio innovativo e la promessa di prestazioni video che rasentano l'eccellenza e in alcuni casi potrebbero addirittura a superarla. Sarà tutto vero?”
Pagina 1 - Introduzione e caratteristiche


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Con la presentazione dello scorso gennaio a Las Vegas, in occasione del CES 2017, anche Sony si è unita alla piccola schiera dei produttori di TV con tecnologia W-AMOLED prodotta da LG-Display. Oltre LG Electronics, ricordiamo infatti che sul mercato italiano esistono già altri produttori che utilizzano la stessa tecnologia, come Loewe, Metz, Panasonic e Skyworth. In quasi tutti i casi vengono utilizzati pannelli prodotti da LG-Display, mentre nella seconda metà di questo stesso anno Metz e Skyworth potrebbero utilizzare in parte i nuovi pannelli costruiti da BOE, sempre su licenza di LG-Display. Coloro che credono che i TV che utilizzano gli stessi pannelli rischiano di essere tutti uguali, dovrebbero sapere che, al di là dei pannelli utilizzati, per la qualità di un display sono altrettanto importanti altri quattro aspetti: qualità dell'elettronica, alimentazione, design e funzioni smart.


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I nuovi TV "A1" integrano la stessa unità di elaborazione delle immagini presente nei TV Sony di fascia più elevata e una sezione di alimentazione ben dimensionata. Il processore "X1 Extreme" (sembra sia prodotto da Mediatek) è accreditato di una buona potenza di calcolo e una gestione sopraffina degli aspetti più critici della qualità d'immagine come lo "scaling" (ridimensionamento), denoise (riduzione rumore video), color processing (correzione colore) e MotionFlow (inserimento di nuovi fotogrammi per l'aumento del dettaglio nelle immagini in rapido movimento). Il TV, basato su sistema operativo Android TV, aggiornato poco prima di effettuare il test, ha già in dote applicazioni per lo streaming HDR e 4K, come Netflix e Amazon Video, ha un buon numero di porte ed anche una eccellente versatilità dei collegamenti.

Caratteristiche dichiarate

produttore   Sony OS   Android TV 6.0
modello   KD-65A1 WiFi / BT    a-b-g-n-ac / 4.1
listino   € 5.499 IVA inclusa rotazione   no
risoluzione nativa   3840 x 2160 analog in   mini-jack / component
tecnologia   W-AMOLED DVI in   no
B.L.U.  -- HDMI in   4 (2.0)
diagonale   54,6" DP in   no
DSP video   Sony X1 SDI in   no
luminanza max   n.d. HDCP   2.2
contrasto max   n.d. USB   3 
bit nativi / LUT   10 / n.d. automazione   n.d.
calibrazione bianco   2 punti / 10 punti dimensioni solo TV   1451 x 834 x 86 mm
gamma / CMS   10 punti / no peso solo TV   36,2 kg
HDR   2084 (HDR10) - HLG watt max/std/st.by  498 / 154 / 0,5 watt
 Note e ulteriori informazioni

Spazio colore impostabile REC.2020, DCI; gamma HDR 10, HLG; DVB-T2, DVB-S2, HEVC; spazio archiviazione interno 16GB (Android); dim. con "piedistallo": 1451 x 834 x 339 mm; peso con piedistallo: 36,2 kg; peso senza piedistallo: 29,8 kg; link alle caratteristiche.

 

 

Pagina 2 - Costruzione, audio e menu


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Prima di riceverlo in laboratorio, ho avuto modo di osservare da vicino il nuovo "A1" in due occasioni. Il primo, vero contatto, l'ho avuto alla presentazione per la stampa italiana, in cui sono riuscito a ricavare un paio di ore per fare qualche misura, con risultati molto promettenti ma non ancora adeguati per una pubblicazione. Il secondo contatto l'ho avuto nella sede italiana di Sony, dove ho potuto misurare ben due modelli, sia quello da 55" che da 65". Infine ho potuto analizzare per due intere settimane un ulteriore modello con diagonale da 65". In tutte le occasioni ho potuto apprezzare design e costruzione ai vertici della categoria, non solo per la bellezza in sé del disegno generale e delle finiture ma anche per la solidità del telaio e dalla grande sensazione di robustezza che ne deriva.

Il design a "V" rovesciata trasforma la base del pannello in parte del piedistallo; la porzione posteriore, che reca il woofer, l'elettronica e le connessioni, è collegata con una cerniera sul lato superiore del pannello mentre in basso c'è una staffa metallica che lo blocca nella giusta posizione quando il TV deve essere poggiato su un piano. In caso di montaggio a parete, la parte posteriore si ripiega sul pannello con lo spessore totale che non è trascurabile e vale 8,6 cm per i TV con diagonale da 55" e 65" mentre arriva a 9,9 cm per il nuovo modello da 77".  La bellezza ha un piccolo prezzo che si paga anche con l' ingombro in profondità quando è aperto: 34 cm per i due modelli da 55" e 65", 40cm per il nuovo TV da 77". La dotazione di ingressi è vasta e ben nascosta vicino al bordo inferiore del piedistallo posteriore.


Risposta in ambiente con microfono a 2 metri e TV a ridosso della parete posteriore
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L'audio è un aspetto chiave e decisamente propedeutico all'estetica del nuovo Bravia OLED; gli altoparlanti sono in realtà degli "attuatori" montati a diretto contatto con la superficie posteriore del TV in modo da trasmetterne le vibrazioni. Gli attuatori sono due e consentono di avere una immagine stereofonica precisa e con una soprendente profondità di scena. La risposta in frequenza si estende fino a ben oltre i 16 kHz mentre in basso il piccolo woofer montato nel piedistallo posteriore consente di arrivare fino a circa 60Hz con una buona pressione sonora, a patto di posizionare il TV a ridosso della parete posteriore. 


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Uno dei più importanti vantaggi del Sony Bravia A1, rispetto a buona parte dei TV OLED concorrenti, è nella qualità dell'elettronica che sovrintende alle elaborazioni del segnale video. C'è anche da ricordare che Sony utilizza pannelli W-AMOLED di LG già nel settore professionale, precisamente nel monitor PVM-X550, in cui è riuscita a raggiungere prestazioni impensabili fino a poco tempo prima per un monitor broadcast con risoluzione 4K e diagonale di 55". Con questa premessa e dopo aver analizzato il nuovo A1, ho la certezza che Sony abbia portato buona parte dell'esperienza accumulata con il PVM-X550 all'interno del nuovo BRAVIA OLED.

Il sistema operativo Android, sicuramente apprezzabile per quantità di applicazioni, versatilità e - finalmente - per "robustezza", non brilla ancora per fluidità e immediatezza; in alcune occasioni ho rilevato un'attesa piuttosto fastidiosa - anche di qualche secondo - per l'attivazione di alcuni comandi elementari, come la modulazione del volume degli altoparlanti. Sony dovrebbe sbrigarsi a rendere un po' più efficiente la programmazione oppure, più semplicemente, potrebbe equipaggiare i suoi TV con SoC decisamente più potenti. Il menu per la gestione della qualità d'immagine è quello classico degli ultimi TV Bravia con Android, completo e ben organizzato anche se continua ad esserci la mancanza di alcune funzioni chiave per la calibrazione colore. 

 

Pagina 3 - Misure e calibrazione in Rec BT.709


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Per la riproduzione di materiale in HD le prestazioni del Sony A1 sono ottime già in condizioni di default. La modalità "Cinema Pro", assieme al bilanciamento del bianco "caldo 2" sono un mix quasi perfetto anche per chi non può permettersi una sonda e un po' di competenza nella calibrazione. Se invece si vuole il massimo, sappiate che è possibile ottenerlo in pochi minuti. Per le misure in REC BT.709, ho effettuato prima di tutto le rilevazioni nelle modalità "di fabbrica" e poi ho operato una calibrazione sul bilanciamento del bianco, anche di tipo fine (10 punti), verificando che i primi punti di intervento sono più concentrati sulle basse luci. Per essere più chiari il punto "1" non è relativo al 10% della scala dei grigi, bensì al 4%. Se avete colorimetro e software di calibrazione (Calman è vivamente consigliato), basta alzare al massimo una delle componenti RGB di un punto alla volta e misurare l'intera scala dei grigi, in modo da evidenziare il punto di intervento. Il gamma è ben regolare, quasi una "spada" e la "tenuta" del coefficiente 2.2 è così esaltante sulle basse luci che è quasi un peccato mortificarlo con la curva BT.1886.


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Il bilanciamento del bianco è già ottimo in default; le prestazioni diventano eccellenti dopo la calibrazione. Il bilanciamento del bianco, misurato con luminanza massima a 100 NIT (come da specifiche BT.709) è stabile anche variando l'APL (Average Picture Level, livello medio dell'immagine): in pratica, una volta finita la calibrazione, si può star certi che il bilanciamento sarà sempre corretto indipendentemente dal contenuto delle immagini, sia con scene molto luminose, sia con quelle più scure; per i TV con tecnologia OLED non è una cosa scontata ed è un peccato che questo sia un aspetto che viene trascurato da tutte le testate specializzate.


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La riserva di potenza è talmente elevata che in REC BT.709, se si mantiene la luminanza di picco entro i 130 NIT, non ci sarà nessun problema nel garantire lo stesso livello di luminanza a prescindere dal livello medio dell'immagine. Nel grafico possiamo osservare infatti che il livello massimo di luminanza non cambia al variare del valore di APL: in poche parole, 120 NIT sono garantiti anche se viene riempita l'intera superficie dello schermo. Il picco di luminanza massimo in REC BT.709 sfiora i 390 NIT e può essere utile in ambienti molto illuminati. Per la visione di contenuti HD consigliamo comunque un ambiente con pochissima luce e con livello di luminanza tra 90 e 120 NIT.


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Gamut e colori in condizioni di default sono già ottimi mentre dopo la calibrazione - effettuata con il software Calman - si rasenta la perfezione. In questo caso l'assenza di un CMS (la possibilità di calibrare colori primari e secondari nel menu utente) viene perdonata poiché il Delta E uv è inferiore a 3.

 

Pagina 4 - Misure e calibrazione in Rec BT.2100 (HLG e PQ)

 
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Prima di andare avanti sappiate che sto preparando un paio di guide, la prima sull'HDR e la seconda sulle misure relative allo standard BT.2100. Purtroppo ho bisogno ancora di qualche settimana, quindi per il momendo ho cercato di inserire più elementi possibile a commento delle misure. Iniziamo dall'HLG. Per la riproduzione di contenuti HDR, soprattutto di tipo televisivo, da quest'anno sarà indispensabile la compatibilità con la curva del gamma HLG (Hybrid Log Gamma) già inserita nelle raccomandazioni BT.2100 e messa a punto da NHK e BBC.  La curva HLG ha numerosi vantaggi. Prima di tutto è definita "ibrida" poiché consente una qualità di visione più che accettabile anche per chi non è dotato di un display compatibile. Questa specie di "retro-compatibilità" evita di trasmettere un doppio segnale (con e senza HDR), con immaginabili risparmi per i broadcaster. Il coefficiente del gamma non è costante ma è direttamente proporzionale all'intensità del segnale in ingresso, come la curva PQ dell'HDR10 e Dolby Vision. Nel caso dell'HLG però il gamma è più basso e i valori di luminanza sono ancora "relativi", come per il REC BT.709; inoltre non sono necessari picchi di luminanza di 1.000 NIT e bastano anche valori di 300 NIT, anche se si consigliano valori di circa 500 NIT. In questo senso le prestazioni del Sony A1 sono ottime in default ed addirittura quasi esemplari con una veloce calibrazione, avendo cura di diminuire di due punti il valore del gamma di riferimento. Vi ricordo che nel grafico la linea verde è il riferimento mentre quella gialla unisce i valori misurati. Per le prestazioni sui colori fanno fede quelle in REC BT.709, quindi ottime.

 
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Veniamo ora alle prestazioni in HDR10 con curva del gamma PQ, simile a quella HLG ma nettamente più estrema come valori del gamma. Così estrema che se non si ha un TV compatibile la qualità di riproduzione sarà inadeguata. Un'altra caratteristica della curva PQ è che questa sia legata a valori di luminanza assoluti. In altre parole ad un certo livello del segnale in ingresso c'è bisogno di un valore di luminanza ben preciso. La curva PQ prevede il suo massimo (100% del segnale in ingresso) a 10.000 NIT. Oggi però, visto che in post produzione vengono usati monitor che possono esprimere al massimo 1.000 NIT (e in alcuni casi eccezionali 4.000 NIT), la maggior parte dei contenuti prevede un picco di luminanza di 1.000 NIT e, più raramente, di 2.000 NIT e 4.000 NIT. Le informazioni su quali siano le caratteristiche del monitor usato per la post-produzione sono inserite nel segnale video all'interno dei "metadati" che possono essere di tipo statico o dinamico (maggiori informazioni in questo articolo). Per questo motivo, per la misura della rampa di luminanza, scala dei grigi e "curva del gamma", procediamo col somministrare al TV un segnale test a 10 bit per componente e con tre diversi tipi di info-frame: con picco di luminanza a 1.000, 2.000 e 4.000 NIT, analizzando quindi come si comporta il TV e in che modo modula i valori di luminanza e in che modo comprime la dinamica (il cosiddetto "tone mapping") per tentare di riprodurre tutte le sfumature. A sinistra potete osservare i valori del gamma; a destra la curva di luminanza tra il 50% e l'86% del segnale in ingresso. Vi ricordiamo che il clipping dei 1.000 NIT dovrebbe essere a circa il 76% mentre dei 4.000 NIT a circa il 90%. In questo caso il "tone mapping" del Sony A1 è fin troppo "genoroso" e l'immagine tende ad essere leggermente più luminosa del necessario, specialmente al di sotto del 50% del segnale in ingresso. Per risolvere basta una veloce calibrazione, con risultati eccellenti, a dispetto del traguardo dei 1.000 NIT ancora lontano.


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Per capire meglio quali siano le capacità dinamiche del TV, il dimensionamento dell'unità di alimentazione e la modalità di intervento dell'ABL (Auto Brightness Limiter), abbiamo inserito anche un grafico con i valori massimi di luminanza in relazione all'area del bianco al 100% visualizzata sullo schermo. In questo caso usiamo l'area in luogo dell'APL poiché, quando è in gioco la curva del gamma PQ, i valori di luminanza sono molto diversi da quelli dell'alta definizione. Per essere più chiari, un APL del 50% in REC BT.709 corrisponde a circa il 20% di luminanza (oppure al 20% dell'area se riferito al bianco al 100%); In modalità HDR si scende a meno di 100 NIT: ergo un APL al 50% equivale a riprodurre un'area del bianco del 10% su fondo completamente nero. C'è da dire che tra i contenuti in HDR è improbabile che si superi un APL del 60%: in termini di potenza sarebbe come riprodurre una luminanza di circa 240 NIT sull'intera superficie dello schermo; i migliori TV OLED (come il Sony A1), con l'intera superficie impegnata dal "bianco", al momento vanno poco oltre le 130 candele su metro quadrato.

 
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Il bilanciamento del bianco, al netto della calibrazione, è quasi da riferimento ed è molto semplice arrivare a questi risultati. D'altronde bisogna ricordarsi che i controlli RGB a 10 punti presenti nel menu del TV Sony non si riferiscono ai vari gradini della scala dei grigi al 10% ma a valori molto più "raccolti" sulle basse luci e meno su quelle più alte. Il primo punto di calibrazione, ad esempio, è vicino al 5%.

 
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Gamut è colori sono buoni ma l'eccellenza è ancora lontana. I motivi sono principalmente due. Prima di tutto c'è il limite legato alla tecnologia W-AMOLED che non riesce a spingere la luminanza dei colori come dovrebbe; in questo senso la potenza dei colori alla massima saturazione è più indietro rispetto al riferimento, in media di un 30% circa. Il secondo motivo è la cronica mancanza nei TV Sony di un CMS (Color Management System) che permetta di calibrare i colori per tinta, saturazione e luminanza separatamente, esattamente come invece è possibile fare nei videoproiettori Sony oppure, ormai da anni, nei TV di tutti gli altri principali costruttori (LG, Panasonic e Samsung). Le prestazioni dopo la calibrazione effettuata con il software Calman (anche con i pochi strumenti a disposizione nel menu del TV Sony) è comunque molto buona.

 

 

Pagina 5 - Visione, conclusioni e pagella


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Nella tranquillità della dark room e dopo alcune sessioni approfondite per la calibrazione con Calman, ho passato alcuni giorni in compagnia dell'A1 collegato al lettore Blu-ray Oppo UDP-203 Multiregion, con alcuni dischi in formato HD e UHD Blu-ray 4K che utilizzo spesso negli eventi video e negli shoot-out: "Sicario", "Lucy", "Sully", "Oblivion", "Passengers", "The Arrival", "Planet Hearth 2", "Namibia" e "La La Land". Ovviamente ho utilizzato anche Netflix con, "Ridicolous 6", "Santa Clarita Diet", "Ozark" e "Death Note". Per l'analisi delle immagini in movimento ho usato alcune clip di partite di calcio a risoluzione 4K e con frequenza di quadro 50p e 60p che purtroppo non sono in distribuzione e che provengono direttamente da un paio produzioni televisive a cui ho partecipato. Tutti i miei commenti si riferiscono con il TV impostato nelle migliori condizioni, quindi dopo la calibrazione.

Per la visione di materiale REC BT.709 ho impostato la luminanza a 120 NIT, il bilanciamento del bianco secondo il riferimento D65 e il gamma NON secondo le specifiche 1886 bensì con valore lineare a circa 2,35. In queste condizioni, avvicinando la poltrona in modo che i miei occhi fossero a circa un metro e mezzo dal centro dello schermo, la qualità d'immagine del nuovo Sony A1 mi ha riempito di gioia, sotto ogni aspetto. Quello che mi ha entusiasmato più di ogni altra cosa è la capacità di riprodurre le sfumature vicinissime al livello del nero, senza rumore e con saturazioni sconosciute alla tecnologia LCD "classica". Un'altra qualità è la stabilità del bilanciamento del bianco a qualsiasi livello di luminosità delle immagini, cosa che non è poi così scontata per la giovane tecnologia OLED. Si tratta - senza mezzi termini - della migliore qualità d'immagine in alta definizione che mi sia mai capitato di osservare in un TV commerciale, addirittura superiore rispetto ad alcuni monitor broadcast con tecnologia LCD.

Il confronto con il TV LG 55B6V, perfettamente tarato, è decisamente a vantaggio di Sony. Non soltanto per la precisione sulle basse luci e l'assenza di "rumore" o "dither" sui primissimi gradini di luminosità ma soprattutto per la gestione delle immagini in movimento. Con materiale 24p visualizzato a frequenza nativa non c'è alcuna differenza apprezzabile. Attivando l'interpolazione dei fotogrammi la differenze balzano subito agli occhi, specie per il dettaglio e l'evidenza di artefatti. In più col Sony A1 si riesce a trovare un buon compromesso tra aumento di dettaglio delle immagini in movimento e "invadenza" dell'effetto "soap-opera". Anche con immagini televisive a scansione interlacciata (1080i) da satellite e digitale terrestre, il Sony si comporta egregiamente, segno di un DSP di qualità utilizzato per il de-interlacciamento. Con materiale a risoluzione SD invece, specialmente a basso bitrate, i miracoli ancora non sono arrivati.

Con materiale in HDR10, riprodotto sia da Netflix che con Oppo 203 ed un nutrito parco titoli, il divertimento aumenta in maniera esponenziale. I limiti di potenza verificati alle misure (il traguardo dei 1.000 NIT è ancora molto lontano) sono molto difficili da evidenziare, anche con materiale molto luminoso, segno di un tone-mapping scelto con cura, specialmente nella parte più alta della gamma dinamica. Se devo trovare un difetto alle curve di compressione dinamica scelte da Sony, probabilmente avrei risparmiato un po' di potenza tra i 100 NIT e i 500 NIT, per sparare le "ultime cartucce" più in alto; è comunque molto difficile mettere in crisi il TV e ci si riesce soltanto con alcune sequenze scelte con "cattiveria": con quelle più luminose da "The Arrival", "Namibia" e "Lucy" in realtà il gioco è semplice ma attualmente non esiste OLED che riesca a superare il "test" come un Tv LCD come lo ZD9 della stessa Sony. Sempre in HDR, l'eccellenza è in parte compromessa da alcune imprecisioni nella riproduzione dei colori, evidenti soprattutto in alcune scene di La La Land, anche queste molto luminose, soprattutto nel rosso e nel magenta. D'altra parte, se il nuovo A1 riuscisse anche in questa impresa, non sarebbe più un TV ma un monitor professionale per color correction. E non è ciò che si chiede a questo prodotto.

Con un TV del genere, così bello da osservare anche quando è spento, diventa difficile resistere alla tentazione di sperticarsi in lodi esagerate quando si arriva alle conclusioni. Cercherò di resistere, senza mancare di sottolineare prestazioni con materiale in alta definizione che in alcuni aspetti superano l'eccellenza e sono più simili a quelli di un monitor da post-produzione che di un TV da tenere a casa. Anche l'audio funziona egregiamente, con una riproduzione dell'immagine stereofonica sconosciuta praticamente a tutti i TV, anche a quelli dotati di "soundbar" al di sotto della cornice inferiore... In questo caso, per avere una gamma bassa ben presente, basterà avvicinare il TV ad una parete posteriore e modulare la risposta in frequenza con i controlli audio presenti nel menu utente, il tutto senza esagerare con il volume poiché gli altoparlanti sono comunque piccini. Con materiale HDR le prestazioni sono "soltanto" ottime ma l'eccellenza non è poi così lontana: non dico di introdurre l'autocalibrazione, ma se almeno arrivasse con un aggiornamento firmware la possibilità di calibrare i colori con un CMS, l'eccellenza sarebbe ancora più vicina. 

La pagella secondo Emidio Frattaroli: voto finale 8,4

Costruzione 9,0
Versatilità 9,0
Menu e taratura 8,0
Prestazioni in SDR 9,0
Prestazioni in HDR 8,0
Rapporto Q/P 7,5

Per maggiori informazioni sul Sony Bravia KD-55XD9005: www.sony.it/electronics/televisori/XE9005-Series