
Sebbene in Italia i servizi musicali in streaming siano ancora pochi (fatta
eccezione per le radio-web), soprattutto a causa dell'enorme burocrazia legata
alla concessione dei diritti d'autore (che speriamo possa essere regolamentata a
livello comunitario - vedi news),
i vari Pandora, Spotify o Rdio sembrano invece andare a gonfie vele negli Stati
Uniti (nonché alcuni mercati europei), attirando sempre più utenti e portando
anche utili in crescita alle major discografiche.
In particolare, Warner Music Group ha rilasciato i risultati per il terzo
trimestre fiscale 2012 (conclusosi il 30 giugno 2012), rivelando che i vari
servizi musicali in streaming rappresentano ormai il 25% dei guadagni totali del
mercato musicale digitale "liquido" (rappresentato dalle vendite
musicali via web da piattaforme quali iTunes, Amazon Music o Google Music). Il
tutto si traduce quindi in un apporto pari all'8% dei ricavi totali del gruppo
nel terzo trimestre fiscale 2012, ovvero circa 54 milioni di dollari.
Un trend quindi in crescita, che non incide per ora negativamente sulle
vendite di musica digitale, ma che compensa positivamente il declino sempre più
consistente nelle vendite dei supporti musicali tradizionali (leggi CD).
Fonte: Engadget |