Audio digitale e teoria sul campionamento

Ok, in ogni caso bisognerebbe confrontare la traccia DSD con quella CD per essere sicuri che siano uguali. Cosa non molto agevole.

Una nota sulla registrazione DSD, la maggior parte dei SACD player in commercio (che io sappia tutti i multistandard) convertono il DSD in PCM prima della conversione DA :O .
 
Beh, certo. Naturalmente non basta avere l'ottica adatta a leggere un formato per poi saperne tirar fuori tutto il buono. Senno' un Oppo suonerebbe come un EMM Labs. Magari...
Se puo' aiutare a capire qualcosa di piu', questo scrive l'Arcam a proposito del mio cd37: "Digital to Analogue conversion is carried out by the very latest Wolfson 8741 DACs using pure DSD conversion unleashing the full resolution of SACD discs..."
Forse e' una risposta ad antani, ma non ne sono certo, ne chiedo conferma.
SC
 
Il Wolfson WM8741 è un'ottimo DAC e consente la conversione DA diretta del DSD. Curiosamente ho visto che consente anche la conversione del DSD in PCM.

Tornando in tema, ho trovato un interessante confronto fra DVD-A, SACD e CD, tutti registrati dall'uscita analogica.

Diana Krall's The Look Of Love (da sinistra: CD, DVD-A, DSD)
cd-w1.gif
pcm-w1.gif
DSD-w1.gif


Per quanto dalla waveform si veda poco, l'autore afferma che analizzando con Cooledit la traccia CD risulta più compressa della traccia SACD di 2-3 dB. Si tratta di un differenza chiaramente udibile, e ricordiamoci che i dischi di Diana Krall sono registrati molto bene anche in CD.
 
antani ha detto:
Una nota sulla registrazione DSD, la maggior parte dei SACD player in commercio (che io sappia tutti i multistandard) convertono il DSD in PCM prima della conversione DA :O .

Uno dei multistandard più diffusi, il Denon 3910 che ho in firma ( ma credo ci sia anche su altri modelli simili ) ha un'opzione da menù apposita denominata "DSD Source Direct".

Se è attivata, il lettore non può più fare il Bass Management e la gestione di livelli/ritardi dalle uscite analogiche, perchè converte da DSD ad analogico direttamente.

Se è disattivata, invece, diventano possibili tutte le opzioni di cui sopra, perchè il lettore converte in PCM.

Il DAC che usa ( Burr Brown 1796 ) può lavorare in entrambe le modalità, DSD oppure conversione in PCM
 
Ho trovato questa interessante risposta della Telarc ad una lettera di un tipo che si lamentava di aver trovato del clipping su alcuni CD.

Dear Chris,

I forwarded your email to our Chief Engineer and I've copied his reply to
you in the email below:
Thank you for your email regarding CD-83592 Dancing in the Dark.

I checked the waveform example of the piano "distortion." In my opinion,
what is seen there is the peak limiting and "soft clipping" imposed in the
CD mastering process on this particular release. The piano is not
distorted. If that was the case one would see jagged artifacts around the
piano level "peak" rather than the level simply stopping 0.10 dB from the
peak. Of course, this does not mean that such a high peak will not cause
distortion on some playback systems. That's entirely possible and is
something out of our control.

The Tierney Sutton "Dancing in the Dark" CD release is put up side-by-side
with Diana Krall and Norah Jones releases and other similar jazz vocal CDs.
Like it or not, those CDs are quite heavily compressed and limited (much
more so than the Sutton CD) and have very high apparent volumes. They also
exhibit an even more pronounced cut-off of peak levels. Since Tierney's CD
will be put in multi-disc CD players alongside these other CDs, we have to
make sure her CD stands at least a chance of being as "present" as the
competition and still maintain as much of the dynamics of my original mixes
as possible. It's a very delicate balancing act. Certainly compromises
are made, just as in any other mainstream CD that has high apparent volume
level. I know one would find much more aggregious level compression taking
place on most mainstream CDs than what you would find on "Dancing in the
Dark."

If you are interested, the DSD stereo and surround programs on the SACD
release of "Dancing in the Dark" (SA-63592) do NOT have this competitive
compression imposed on the audio. The DSD programs represent what I
recorded in the mixes from the sessions without the compromises needed on
the CD-only release. However, the CD layer of the SACD is exactly the same
as the CD-only release. To access the DSD programs, one needs the
appropriate SACD player which is available at major electronic retailers
starting at around $200 USD, although I never recommend that one gets the
"bottom-of-the-line" player.

I offer that you may trade your CD-only release of "Dancing in the Dark"
for the SACD release. Please contact Ms. Kelly to arrange this trade.

I hope you have the opportunity to hear the DSD program of this release.
That is, after all, the source I had recorded at Ms. Sutton's sessions and
the pcm CD is a derivative of that source.

Thank you again for your email and interest.

Michael Bishop
Chief Recording Engineer
Telarc International Corp.

Michael Bishop (Chief Recording Engineer della Telarc) ammette candidamente che la versione CD, ma anche il layer CD del SACD, è compresso rispetto al layer DSD, per questioni di loudness war.

E questa è la Telarc, che dovrebbe produrre incisioni di riferimento!!

ps. Ho letto che la Telarc ha di fatto chiuso i battenti poche settimane fa, rimane solo il brand e il catalogo attuale :( .
 
Alcuni altri interrogativi

Molto interessante. Bisogna dare atto di onesta' intelletuale agli ingegneri Telarc. Il catalogo Telarc classica comunque non mi ha mai entusiasmato particolarmente. Trovo piu' interessanti altre etichette "minori": Pentatone, Channel, Chandos, ... etc, oltre naturalmente alla grande Sony con tutte le sue sottomarche, RCA in primis. Queste si stanno ritagliando una nicchia di registrazioni DSD (o riversamenti anche, nel caso Sony che ha un archivio pazzasco, vedi CBS ad esempio) di ottima qualita' e senza pasticci di sorta.
La domanda e': come mai i RBCD vengono compressi in tal modo? Non e' forse indicativo di un qualche limite proprio del formato stesso che non riesce a trasmettere tutto l'impatto della musica reale? Quando ascolto i miei SACD Mercury Living riversati da nastri analogici fine anni '50 registrati con 2 o 3 microfoni mi rendo conto di quanto gli ultimi 40 anni siano passati quasi invano fino all'avvento del SACD. Ovvero, perche' mai abbiamo dovuto aspettare il SACD per poterli riascoltare riversati direttamente da nastro originale sui nostri impianti casalinghi?
Ciao,
Siro.
 
sc_ita ha detto:
La domanda e': come mai i RBCD vengono compressi in tal modo? Non e' forse indicativo di un qualche limite proprio del formato stesso che non riesce a trasmettere tutto l'impatto della musica reale?

Un motivo lo spiega il tecnico della Telarc: visto che il loro CD "compete", nei passaggi in radio, con CD dello stesso genere di case concorrenti, che sono compressi per suonare più forte, sono costretti a comprimere pure loro, perchè troppi associano "più forte" = "meglio". La famosa loudness war...

Però...potrebbe anche esserci un secondo possibile motivo: per cercare di dare un po' di "vita" e "calore" all'incisione digitale, caratteristica che molti associano al vinile/analogico, si usa la compressione.

Dico questo perchè, moltissimi plug-in digitali di mastering in commercio, pubblicizzano non solo il fatto che semplicemente comprimono, ma che, oltre alla compressione, restituiscono il suono della compressione analogica, quella naturale dei nastri. E questo è considerato un obbiettivo sonoro a cui tendere.

Ad esempio, leggete cosa dice questo:

http://www.pspaudioware.com/plugins/vintage.html
 
Strano mondo! Siamo al paradosso. Nel mio impianto faccio funzionare ancora un compact-cassette deck Toshiba PC-X 88 AD, 3 teste e due motori, la cui principale dote e' di avere un dispositivo ADRES per espandere la dinamica dei nastri dai 65dB a oltre 85dB (ca. Metal). Negli anni '80 lo usavo con gran soddisfazione per registrarmi i vinili di classica di mio zio (mi pare stia a 5000). All'epoca la ricerca audio puntava all'espansione della dinamica e anche i migliori giradischi giapponesi (penso al Pioneer P3, o al Tech sl10) puntavano a quello piu' di tutto. Incredibile, dunque negli ultimi 20 anni di digitale si e' indietreggiato di brutto!
Lasciatemi dire che pero' questa brutta storia riguarda forse piu' il pop-rock che la classica (anche se qualche sospetto su certe etichette gialle mi viene). Peraltro (ma lo dico solo come impressione ad orecchio) non mi pare che i master analogici riversati recentemente in DSD da Living Stereo o da Mercury Living (registrazioni di classica e opera fine anni '50, come dicevo altrove) soffrano di appiattimento verso l'alto (quelli che ho io almeno). L'unico piccolo neo e' un po' di fruscio di fondo (inevitabile per un nastro).
Mah, parlando in termini "medi" (eccezioni ci sono sempre anche eccellenti) e giudicando quello che e' il mio archivio RBCD, LP, SACD il punto piu' basso in termini di dinamica e' il periodo 1980-1990, e i master analogici precedenti (parlando di etichette tipo CBS, RCA, ...) sono per me migliori (specie ritornando ai bei tempi in cui si registrava con 2-3 microfoni solamante). Immagino che per chi registra sia pero' molto piu' comodo oggi il mondo digitale PCM, dove puoi fare tutte le porcate che ti pare al momento del mixaggio. Io ad esempio faccio la seguente osservazione: come mai la famosa casa discografica con l'etichetta gialla continua a osteggiare il DSD tanto che i pochi SACD che ha in catalogo sono comunque da fonte PCM? Forse (o di sicuro) perche' sono troppo abituati a pasticciare con le registrazioni? Una sinfonia dovrebbe sempre essere registrata tutta d'un fiato, secondo me, ma se ti sei abituato a fare i collages... forse ci vuole un po' di sangue freddo e coraggio in piu'. O piu' tempo (cioe' soldi) da dare all'orchestra per provare tutti assieme.
Ciao,
SC
 
Ultima modifica:
Anch'io senza misure alla mano direi che l'appiattimento della dinamica è un fenomeno che riguarda soprattutto la musica pop/rock. Se mi lasciate essere severo è anche la musica in cui la dinamica viene meno sfruttata.
Per jazz e classica è un altra cosa.
 
La loudness war è il peggior nemico dell'hi-fi. Altro che cavi o frequenze ultrasoniche.

Sicuramente colpisce di più la musica pop, però a quanto pare anche il jazz e la classica non ne sono immuni.

Una "invenzione" recente, perché negli anni 80 era quasi sconosciuta. Ironicamente, la tecnologia digitale si è evoluta in modo impressionante, mentre la qualità delle incisioni si è abbassata.

E l'unico modo per ascoltare senza compressione sembra essere un formato ormai estinto.
 
gattapuffina ha detto:
...per cercare di dare un po' di "vita" e "calore" all'incisione digitale, caratteristica che molti associano al vinile/analogico, si usa la compressione....
Al contrario, la compressione "uccide" l'incisione. Per ascoltare il risultato è interessante un disco test della Chesky, in cui c'è un confronto fra musica compressa e non compressa: Classics, Jazz & Tests Volume 3, tracce 30-32.
 
antani ha detto:
Al contrario, la compressione "uccide" l'incisione.

Non ho detto che è la compressione di per se che dona vita ad un'incisione.

Ho detto, invece, che ci sono sul mercato vari plugin di mastering che come caratteristica pubblicizzata, sostengono che la loro compressione, è fatta in modo da simulare quella naturale dei nastri visto che, quando si registrava su nastro, il fonico era abituato a sfruttarla a suo vantaggio per ottenere una certa timbrica ma, visto che se lavora tutto in digitale non lo può più fare (lo 0db in digitale è un muro che non fa assolutamente superato), è costretto ad usare una simulazione di questo tipo, che alla fine è sempre un compressore digitale.
 
Ultima modifica:
antani ha detto:
E l'unico modo per ascoltare senza compressione sembra essere un formato ormai estinto.

Non è così, visto che uno dei limiti del vinile, e uno dei supposti vantaggi del CD, è proprio la dinamica, visto che oltre i 45 db reali un vinile non va.

Per cui, anche il vinile è compresso, e lo è sempre stato, indipendentemente dall'epoca.

La differenza è che con la loudness war si è perso il senso della misura: mentre ai tempi del vinile, il mastering era un'arte e veniva usata una compressione non esagerata, giusto quella sufficente a far suonare il disco il meglio possibile, nei limiti della sua ridotta dinamica, oggi si è arrivati a distruggerla completamente, altro che 45 db, ci sono dischi che stanno tutti dentro 3-4 db!
 
Per chi acquista classica la salute del formato SACD non e' cosi' male. Direi abbastanza in salute da risultare assai perniciosa per il mio portafogli.
Direi di piu', trovo stimolante il fatto che a produrli siano molte piccole case discografiche che offrono l'opportunita' di ascoltare anche direttori e orchestre al di fuori dal solito star-system.
Che poi non escano dischi della Pausini (che mi sta molto ma molto simpatica) in DSD non credo sia un dramma per l'audiofilo, o no?
Siro.
 
sc_ita ha detto:
Che poi non escano dischi della Pausini (che mi sta molto ma molto simpatica) in DSD non credo sia un dramma per l'audiofilo, o no?

Purtroppo chi non ascolta NE' Pausini NE' classica, non è che ha molto da scegliere in DSD. Quello che doveva uscire (poco) è uscito, e non si vede granchè in arrivo per il futuro. Mentre in vinile, il catalogo di Pop/Rock è a dir poco immenso, e non c'è neanche bisogno di fare ricorso all'usato, perchè sta aumentando costantemente la disponibilità di ristampe, che quasi sempre sono di qualità più alta riseptto al vinile originale.

Tra l'altro, leggevo una statistica a proposito delle vendite dei SACD, ed è 3-4 anni che sono in declino continuo, nonostante i titoli disponibili (comunque in maggioranza di classica) siano alcune migliaia. Il che significa che ogni titolo vende sempre meno, arriverà un punto in cui neanche una release di classica riuscirà a raggiungere il pareggio.
 
Lo so', va aggiunto che il declino e' generalizzato. Purtroppo ormai mi sto adattando ad acquistare tutto su amazon dato che nella sia pur gran Milàn i grossi negozi di dischi hanno una scelta abbastanza limitata di SACD (ma il pbma c'e' anche con i RBCD, non appena esci dal seminato). Tuttavia io ho ugualmente fiducia perche' il formato mi sembra veramente valido e per intanto mi godo quel che c'e' e che continua ad uscire.
Sul revival del vinile non ci conterei troppo... intendo per il futuro. Anche se come vedi in firma me li curo abbastanza bene.
Siro.
 
Sabato ero a Media world e fra le atre cose mi ero ripromesso di acquistare qualche SACD ibrido per delle prove comparative su diversi generi e brani.
Ho chiesto al commesso e la risposta è stata che non ne avevano nemmeno uno..... :eek:
Capisco il target medio dei clienti.....ma nemmeno uno la dice lunga....
sia per quanto riguarda l'attenzione dell'azienda verso i prodotti di un certo livello, sia per quanto riguarda la richiesta da parte del pubblico.

Non venitemi a dire che ho cercato nel posto sbagliato che lo so,ma almeno un titolo
cordialmente.
 
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