"Profondità" del suono o soundstage ancorato al muro di fronte?
What's up forumers,
ripensavo che un mio impianto precedente, composto da Nad C316 e Tesi 260, aveva tanti difetti però aveva "profondità" di immagine, più precisamente per musica e film i suoni li sentivo più tridimensionali verso il punto di ascolto. Ricordo che alcune canzoni specifiche mi facevano quasi impressione (tipo Drive dei REM), le chitarre sembravano fossero in sourround.
Poi feci un step-up dell'impianto, passando ad un ampli più importante e alle 685 S2, tutto cambiò in meglio, e ancor di più cambiò all'arrivo del Roksan collegato alle stesse 685.
Moltissimi difetti dell'impianto base sparirono ma sparì anche quella "profondità" di scena. Infatti, sebbene sin dall'inizio, sebbene guadagnai subito voci centrate, immagine più larga, dinamica senza paragoni, strumenti acustici senza più quell'effetto "nasale" ma quasi vivi, ricordo che l'impressione era di avere il sono ancorato al muro, proprio di fronte a me, quasi fastidioso nei film.
La domanda è: in generale una immagine stereo corretta deve sembrare di fronte a noi in maniera netta e precisa, quasi ancorata al muro, oppure deve avere un po' di suoni più avanzati (tipo effetto virtual sourround per intenderci)?
Il toe-in può centrare davvero in questo? Le Tesi le tenevo più verso il punto di ascolto di come faccio ora, le 685 le tengo leggermente verso il centro ma poco, potrei fare delle prove ma ho tutto calibrato al millimetro e adesso non vorrei toccare nulla.