Visualizzazione Stampabile
-
Infanzia clandestina
http://pad.mymovies.it/filmclub/2012.../locandina.jpg
In questo film il regista Benjamin Avila, partendo dai propri ricordi, cerca di raccontare gli anni della dittatura argentina e la tragedia dei desaparecidos dal punto di vista di un bambino di 12 anni.
Non è un'operazione nuova, mi viene in mente il recente ed ottimo "La bicicletta verde" che ci fa vivere il mondo arabo e le sue assurdità attraverso gli occhi di una bambina.
Però non basta avere un argomento "importante" per fare un buon film. Bisogna anche e soprattutto farlo, il buon film.
E a mio avviso in questo caso non ci siamo.
Il protagonista del film sembra vivere il mondo degli adulti che lo circondano come assurdo e incomprensibile, vi si adegua perché non può fare altrimenti, ma c'è una distanza incolmabile tra quello a cui assiste e quelle che sono le sue emozioni e i suoi desideri.
Mi domando che senso abbia un' impostazione del genere. Il regista sembra quasi dire: "quando ero bambino c'era una certa situazione, ho visto delle cose accadere a casa e fuori, non ci capivo niente anche perché più che altro pensavo ai fatti miei, quel poco che mi ricordo eccolo qua, beccatevi sto film - che comunque parla dei desaparecidos e ho detto tutto ...".
Secondo me un film del genere non serve a niente.
O quasi. Perché c'è una scena centrale, quella del dialogo con la nonna materna (madre della rivoluzionaria) nella quale si capisce come l'idea di rischiare la vita per una causa di libertà fosse ostacolata dalla generazione dei genitori, e nello stesso tempo incomprensibile ai figli.
Sembra quasi essere un'ironia della sorte, che quelli che hanno sacrificato la vita nel nome di un ideale lo abbiano fatto nell'ostilità ed incomprensione di quelli per i quali lottavano. Ma forse questo accade più spesso di quanto si pensi.
-
Lo descrivi come uno svuota-sale! La dittatura argentina (testa a testa con il dramma palestinese) si avvia a diventare la seconda tragedia umana più rappresentata al cinema, con tutto ciò che ne consegue (saturazione della capacità di emozionarsi, collocazione di fatti reali in un mondo fantastico ecc).
I migliori film di denuncia (chiamiamoli così per comodità) in realtà parlano di altro mentre la vera tragedia resta sullo sfondo; esemplare la riuscita di "Il segreto dei suoi occhi" che sarebbe comunque un buon noir anche ambientato in un contesto di pura fantasia.