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Uomini di parola
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Un film che sembra iniziare in sordina e per i primi 20 minuti potrebbe lasciare un po' interdetti, poi a partire da un ben preciso momento (e dalla successiva entrata in scena di Alan Arkin) decolla decisamente, e continua con un crescendo di scene e situazioni che sono una delizia per lo spettatore, per approdare ad un eccellente finale.
Questo film è la dimostrazione che anche con una trama che fa abbondante impiego di stereotipi si possa ottenere un risultato finale veramente piacevole.
Anzi direi che il regista non fa nulla per mascherare l'impiego di stereotipi, addirittura giocando con gli attori in modo quasi geniale, tanto da far girare ad Al Pacino due sequenze una di seguito all'altra, nelle quali richiama se stesso e i personaggi interpretati in "Scent of a Woman" e "Scarface".
Ovviamente il film si regge sul duetto tra il vitale e dinamico personaggio di Al Pacino al quale fa da controparte un taciturno e meditabondo Walken, ruoli che poi si rovesceranno nel finale.
Certo uno può dire "eh bella forza, con questi mostri sacri", è così, ma prima di tutto bisogna saper creare le condizioni per cui gli attori si possano esprimere, e a questo punto viene fuori che i mostri sono veramente sacri.
In ogni caso anche gli attori che ricoprono ruoli "secondari" - Arkin in primis - contribuiscono attivamente alla riuscita del film.
Una goduria, lo consiglio.