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Dopo la prima parte dei giochi, restano soltanto le carte rappresentate dalle figure (fanti, regine e re) che corrispondono a persone che creano un proprio game e vi partecipano come sfidanti. I ragazzi vengono separati dal Re di Picche che spara a chiunque si trovi davanti a lui. Arisu e Usagi riescono a restare insieme, con Kuina e Tatta, e si trovano a competere nel game del Re di Fiori, il cui nome è Kyuma e ha con sé altri tre concorrenti. Gli altri competono in varie altre sfide per ottenere il visto che li tenga in vita il tempo necessario a capire se alla fine dei giochi riusciranno a tornare o meno nella realtà da cui provengono. Ma in mezzo alle diverse gare mortali, la verità fa fatica a emergere, mentre le menti dei partecipanti iniziano sempre più a vacillare rendendoli prede più facili da sopprimere. L’unica chiave per sopravvivere diventa dunque una fede incrollabile supportata da lucidità e determinazione. La seconda stagione della serie tratta dai manga scritti e disegnati da Haro Aso, arriva dopo due anni da un primo capitolo (uscito nove mesi prima di Squid Game, con cui condivide l’idea di fondo) che aveva meravigliato chi non conosceva l’opera a fumetti e aveva soddisfatto i fan per la fedeltà all’originale, anche nella versione anime, specialmente per quello che riguardava le scenografie. La principale differenza nello sviluppo della trama che si evince in questo seguito è che stavolta i protagonisti sono addentro alla realtà alternativa e cruda in cui sono finiti loro malgrado e non sono più spaesati. Ma la difficoltà nell’affrontare i game è aumentata e con essa è diminuita la forza d’animo per continuare. La sopravvivenza ha bisogno così di motivazioni più forti, che però non si trovano. Perché non c’è garanzia che una volta superate le durissime prove si tornerà al mondo com’era prima. Anche i flashback evolvono perché stabiliscono una doppia funzione: alcuni sono ancora le tessere mancanti del mosaico, altri aprono scenari nuovi e inattesi. Da cui nella parte finale crescono le maglie di cunicoli mentali che portano a interrogativi profondi e complessi. La disperazione nel non trovare una via d’uscita da un mondo orribile porta paradossalmente i personaggi a porsi domande sul senso della vita e sull’onore. Sopravvivenza e coscienza inizialmente ben distinte, la prima a scapito della seconda, iniziano a incrociarsi mettendo in pericolo la stabilità mentale, fondamentale per proseguire. Vincere, e quindi vivere, ma senza ideali o perire restando fedeli a ciò in cui si crede? In ogni gioco le questioni si moltiplicano e rivelano il passato di alcuni personaggi, alcuni già visti, altri nuovi, che non si sa se resteranno imbrigliati da una fitta rete di pensieri o troveranno una via di fuga per andare avanti. Una sfida ulteriore che diventa quasi impossibile quando a dover trovare soluzioni non si è soli ma accanto a chi ha un vissuto diverso e di conseguenza convinzioni e scopi diversi, se non addirittura contrapposti. Arisu (che corrisponde all’Alice del titolo) fa definitivamente squadra con Usagi. Il ragazzo che non si staccava dai videogame evitando i colloqui di lavoro e la ragazza che voleva un bene sconfinato al padre scomparso con cui condivideva l’amore per la montagna, sembrano aver trovato la giusta affinità per schivare i colpi e gli inganni della terra di confine in cui sono stati catapultati. Una solidarietà che verrà messa profondamente in crisi in un ultimo episodio notevole e dai risvolti potenzialmente letali. Sulla loro strada procedono la scattante e combattiva Kuina, il suo amico Chishiya, il cui cinismo troverà qui diverse spiegazioni e il cui acume lo aiuterà a sopravvivere anche una volta rimasto solo, e Aguni che da capo militare della Spiaggia gestita dal Cappellaio, si ritrova a sopravvivere con le sue forze affiancato da Heiya, una bella ragazza che da scialba teenager ha dovuto trasformarsi in una precisa guerriera. Nei nuovi game si incontrano personaggi molto interessanti. A partire da Kyuma, ex leader di una band, dal fisico scultoreo oltre che convinto naturista, il cui confronto con Arisu, che inizialmente sembra costruttivo e positivo, getterà le basi per la controversa messa in discussione del protagonista. Mentre nella prima stagione a ogni episodio corrispondeva un game, qui non vengono superati al termine di ogni capitolo. Probabilmente un po’ per discontinuità e un po’ per creare dei cliffhanger che però risultano alquanto superflui vista la presa sullo spettatore comunque alta. Inoltre in alcuni momenti si avverte una complessità eccessiva, tipica del genere orientale, che comunque non mina sostanzialmente le solide basi della storia. L’idea iniziale di mettere il focus sul superamento di tutti i game come soluzione finale vira in questa stagione in favore dei singoli personaggi concentrati non più solo sui giochi mortali ma alle prese con le proprie coscienze. Il che se da una parte è un gran pregio, dall’altra lascia sospesi alcuni interrogativi non marginali. L’ultimo episodio introduce infatti a diverse possibili verità, attraverso cui non è chiaro vedere e comprendere, un po’ com’era stato nel finale precedente. Il che lascia però ben sperare per un seguito esplosivo, che accanto ai soliti colpi di scena giunga alla risoluzione definitiva. Anche stavolta in buona posizione nella Top10 di Netflix, Alice in Borderland non è stata ancora rinnovata per una terza stagione, che potrebbe chiudere degnamente una serie più che dignitosa, sia per la parte ludica e cruenta dedicata agli amanti dei giochi mortali, che per quella filosofica e profondamente interiore che gli sceneggiatori hanno saputo fin qui delineare e raccontare in maniera soddisfacente ed efficace. VALUTAZIONI prima della visione dopo la visione soglia d’attenzione Alice in Borderland | stagione 2 (Imawa no kuni no Arisu) scritta da Yoshiki Watabe, Yasuko Kuramitsu e Shinsuke Sato basata sull’omonimo manga di Haro Aso personaggi interpreti critica IMDb 7,8 /10 | Rotten Tomatoes critica 7,1 /10 utenti 4,3 /5 | Metacritic nd |
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