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La nave Kerberos è in viaggio dall’Inghilterra in direzione di New York City, dopo che quattro mesi prima la sua gemella Prometheus è finita dispersa senza lasciare tracce. Quando giunge un messaggio contenente dei numeri, il capitano Eyk Larsen pensa che si tratti di coordinate geografiche e fa virare la nave verso il punto indicato, dove c’è proprio la Prometheus. Maura Franklin che ha un conto in sospeso col padre circa il fratello scomparso, decide di salire con Eyk a bordo dell’altra nave insieme al fuochista polacco Olek e al prete portoghese Ramiro. Dopo aver rinvenuto il telegrafo della Prometheus completamente fuori uso e non aver trovato l’ombra di un solo superstite, dall’interno di un armadio viene fuori un bambino con in mano un misterioso oggetto di forma piramidale. Compagni anche nella vita, Jantje Friese e Baran bo Odar si sono distinti per la creazione dell’apprezzata Dark, e dopo due anni e mezzo dalla sua fine arriva la loro seconda serie, anch’essa di produzione tedesca. L’impronta resta la stessa: disseminare gli episodi di indizi per giungere a una verità complessa e difficile in un rompicapo molto composito e visionario che catapulta lo spettatore in un universo a sé stante col fascino e la naturalezza di una storia che non fa fatica a far sospendere l’incredulità. Il tema fondante della storia muove il pensiero sia verso il film Titanic, particolarmente quando si assiste alla divisione degli ospiti a seconda dello stato sociale, ma soprattutto verso la leggenda del Triangolo delle Bermuda (più volte smentita da fonti ben più documentate rispetto a quelle fuorvianti e sensazionalistiche di scrittori che in cerca di fama hanno ingigantito l’incidenza delle scomparse rispetto al traffico medio in quella zona, decisamente alto) che si porta dietro il fascino del mistero irrisolto e impenetrabile. Sveglia. Fuggono tutti da qualcosa. Perché altrimenti si vorrebbe andare altrove? La sceneggiatura carica sempre di più i personaggi principali di una centralità che viene spiegata in maniera lenta ma inesorabile. Ciascuno ha qualcosa di sostanzioso da nascondere, un peso di cui farebbe volentieri a meno e dal quale fuggire il più lontano possibile, pensando che attraversando l’oceano possa lasciarselo alle spalle. I ricordi che si vorrebbero cancellare vengono invece riportati in vita dalla memoria di un’entità che non fa che indagare nella mente degli sventurati, riportando a galla dolori soltanto in parte sopiti, che gridano più forte di qualsiasi altro pensiero che vi si possa sostituire per portare oblio e conseguente pace interiore. E una volta investite da questa mole di sofferenza diventano prigionieri di loro stessi, della paura e di una ritrovata coscienza, tra l’altro evocata tramite il parallelo col mito della caverna di Platone. I brani rock che annunciano la chiusura di ogni episodio (tra cui Child in time dei Deep Purple) giungono con la solennità di una musica sacra, come a sancire la fine delle danze e contemporaneamente a fare da ponte tra un episodio e l’altro. Cinematograficamente si avvertono gli echi di Eternal sunshine of the spotless mind (Se mi lasci ti cancello), Blade Runner e Matrix, con le suggestioni di una Dark espansa. Specialmente quando alcune persone credute morte tornano in vita (mentre altre no) e gli interrogativi iniziano a moltiplicarsi, allargando ulteriormente la macchia d’olio del rebus in cui le linee temporali sono ben mascherate sotto la coltre di quelle spaziali, in un crescendo di domande che sembrano non trovare mai risposta, se non in maniera parziale. Salvo cominciare a essere decriptate una dopo l’altra per portare a un finale altamente impattante. Dalle dichiarazioni degli showrunner sappiamo che la serie si dovrebbe sviluppare su tre stagioni come Dark. E vista la chiusura e la qualità decisamente elevata, le aspettative per un buon seguito ci sono tutte. VALUTAZIONI prima della visione dopo la visione soglia d’attenzione 1899 | stagione 1 ideatori Jantje Friese, Baran bo Odar personaggi interpreti critica IMDb stagione 7,7 /10 episodi 8,2 /10 | Rotten Tomatoes critica 6,8 /10 utenti 3,9 /5 | Metacritic critica 67 /100 utenti 6,8 /10 |
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