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Dopo aver scoperto il passato di Vecna e la sua identità prima di diventare un’orribile e spietata creatura del Sottosopra, questi mostra a Nancy la visione di Hawkins devastata da enormi crepe nel terreno, finendo poi per liberare la ragazza. Che comprende che tutto ciò accadrebbe se Vecna dovesse mietere una nuova vittima. Assieme agli altri escogita un piano per attirare il mostro usando come esca Max che si offre volontariamente. Undici percepisce mentalmente quello che sta succedendo e, compreso che hanno bisogno del suo aiuto cerca di andar via dalla base in cui viene tenuta per farle ritrovare i poteri. Owens è d’accordo a lasciarla andare ma Brenner la seda sostenendo che non sia ancora pronta per una prova tanto imponente. Dopo essere riusciti a fuggire dalla prigione in Russia in cui oltre a diversi Demogorgoni c’è anche un esemplare di Mind Flayer allo studio dei sovietici, Hopper e Joyce, insieme a Murray, Enzo e Yuri, cercano di contattare Owens e di tornare negli Stati Uniti. Intanto dal Sottosopra, Eddie e Dustin provano per quanto gli è possibile di attirare le forze del male per diminuire la forza di Vecna e permettere agli amici di isolarlo e batterlo così più facilmente. Il secondo volume della quarta stagione della serie dei Duffer Brothers (qui la recensione della stagione 4, volume 1) della durata totale di quasi quattro ore, parte dalle varie sospensioni che per un mese hanno lasciato col fiato sospeso gli spettatori. La difficoltà di Undici nel gestire la rabbia diventa sempre più palpabile, e d’altronde tutto quello che ha subìto (e continua a subire) giustificherebbe quasi ogni carneficina quando mossa per difesa. Le sofferenze, le restrizioni, le privazioni, per lei sono all’ordine del giorno ma in questo capitolo la sua crescita compie uno scatto notevole in favore di consapevolezza, indipendenza e maturità. Eddie è una delle cose migliori di questa intera stagione. Il suo essere e voler apparire diverso, stravagante e allegramente nerd risulta fastidioso per alcuni ma mitico per altri. L’interpretazione di Master of Puppets dei Metallica ha dato al brano più o meno l’effetto ottenuto nel primo volume da Running Up That Hill, con in più la band che ha omaggiato la performance di Joseph Quinn rendendola così immortale. Gli altri personaggi confermano l’intensità generata nei primi sette episodi (anche se non c’è Suzie, che sicuramente ritroveremo più avanti). Oltre agli eroici Hopper e Joyce che si ritrovano insperatamente, e a tutti gli altri ragazze e ragazzi che crescono nel corpo ma restano preadolescenti nelle speranze, spiccano Nancy e Max. La prima da brava neogiornalista indaga con un ardore non comune e senza volerlo fa esprimere al sempre meno spavaldo Steve cose che quando stavano insieme non sarebbe stato in grado neanche di concepire. La seconda fa di tutto per lottare, non tanto contro la minaccia sovrannaturale di Vecna, quanto contro il suo terreno passato composto da affetti disfunzionali che l’hanno resa ruvida fino al momento in cui ha incontrato Lucas. Che ora, nonostante venga a più riprese tenuto a distanza, prova comunque a starle vicino per farle credere di meritare sul serio un futuro migliore. Per quello che riguarda i reparti tecnici, lavorano tutti in maniera eccellente ma, specialmente in questo secondo volume, uno è davvero meritevole di larghi elogi. Il montaggio è calcolato al fotogramma, il modo in cui vengono incastrate le singole inquadrature fa pensare al cesellare di un orafo sul pezzo più pregiato cui abbia mai lavorato. Il che scatena sempre effetti diretti sullo spettatore che non può esimersi dal provare le sensazioni più disparate, dall’adrenalina nelle scene d’azione alla commozione per una perdita (definitiva) o una vittoria (temporanea), completamente avvinto e coinvolto dai sempre più emozionanti accadimenti. Tutto sostenuto dalla solita fotografia sporca e satura che mira a sovraesporre i meravigliosi e coloratissimi anni ’80 in favore di toni più drammatici e paradossalmente più veri perché carichi di un vuoto che viene riempito da orribili mostri. Una metafora non da poco, magnificamente affiancata da effetti speciali da riferimento e scenografie da cult. La sceneggiatura non è certamente da meno. La linea tra chi è buono o tenta di esserlo e chi è cattivo perché non si sforza di comprendere, diventa sempre più spessa. E i buoni fanno sempre più fatica a restarlo, ma soprattutto a vincere, specialmente stavolta. L’ingiustizia non risparmia nessuno generando reazioni disparate da cui dipende non un singolo evento ma la sopravvivenza. Come in partite a scacchi tra bianchi e neri, c’è chi si batte con spirito positivo perché il bene vinca anche a costo di mettersi a dura prova, rischiando conseguenze estreme e chi sbaglia indirizzo nel dare colpe, ammassando sensazioni e pregiudizi, affibbiando etichette piuttosto che provare ad aprire gli occhi. Fino ad arrivare a chi per destino e scelta, privo di pietà alcuna, decide di distruggere ogni cosa, lasciando per ultima la speranza. Quando si guarda Stranger Things si ha la netta sensazione che tutto sia possibile, non nel senso delle ormai abusate dimensioni parallele in cui ogni evento può essere mutato a piacere creando un danno anche alla storia più solida, ma nel senso che anche l’ultimo essere sulla Terra possa cambiare le cose, non solo per sé stesso ma anche per le persone più (o meno) care se non addirittura per l’intero pianeta. Per i personaggi della serie il tempo per condurre una vita canonica è sempre poco, i personaggi cercano comunque di ritagliarsi lo spazio per una normalità ampliamente meritata ma concessa a rate. Certo, l’avventura vissuta con tanta foga e importanza vale qualche sacrificio. Altri sacrifici invece non si ingoiano tanto a cuor leggero. Il fatto che un personaggio importante scompaia per sempre è molto duro da accettare, nonostante una fine epica che lo proietta in una sorta di Olimpo della serie. Ad aggravare la cosa sono arrivate le improvvide dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da Millie Bobby Brown secondo la quale sarebbe stato opportuno eliminare qualcun altro per non appesantire il plot. Ovviamente la risposta dei fratelli Duffer non si è fatta attendere, ridimensionando giustamente la figura della giovane attrice a quello che è il suo fortunatissimo ruolo, con opportuni giri di parole e riprendendo il riferimento a una delle serie più sanguinose di sempre, Il trono di spade, che è decisamente altra cosa rispetto a Stranger Things. La tregua che per i personaggi, visto il finale, non ci sarà, mentre per gli appassionati spettatori si traduce in attesa sfibrante, dovrebbe durare circa un anno e mezzo, perché sebbene le previsioni di questi tempi potrebbero essere fallaci, la produzione ha intenzione di far arrivare sugli schermi la quinta stagione all’inizio del 2024. Che sarà anche l’ultima. Ma i Duffer hanno già annunciato uno spin-off e la fondazione di una loro casa di produzione. Come si chiamerà? Upside Down, ça va sans dire. VALUTAZIONI dal trailer all’intera serie soglia d’attenzione visione Stranger Things | stagione 4 volume 2 ideatori The Duffer Brothers (Matt e Ross Duffer) personaggi interpreti critica IMDb 8,9 /10 | Rotten Tomatoes critica 8,7 /10 utenti nd | Metacritic critica 8,8 /100 utenti nd camera Arri Alexa LF, Arri Alexa Mini |
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