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Moiraine Damodred, membro dell’organizzazione Aes Sedai, composta da donne in grado di incanalare (cioè invocare, farsi attraversare e dirigere) la parte femminile del cosiddetto Unico Potere, si reca presso i Fiumi Gemelli alla ricerca della reincarnazione del Drago Rinato, un’entità capace di indirizzare le sorti del mondo. Quando il villaggio viene attaccato da numerosi Trolloc, creature mostruose bipedi a metà tra umane e bestiali, Moiraine cerca di portare in salvo una ragazza, Egwene, e tre ragazzi, Rand, Perrin e Mat, convinta che tra di loro ci sia il Drago. Quest’ultimo potrebbe scegliere il bene, nel qual caso sconfiggerebbe la mortale figura dell’Oscuro, oppure allearsi con esso e portare l’umanità alla distruzione, come già successo in passato. Lungo il viaggio verso l’Occhio del Mondo, in cui si scoprirà se tra i ragazzi c’è effettivamente il Drago, verranno inseguiti dai Trolloc e si imbatteranno in diverse insidie che metteranno in serio pericolo la loro incolumità e quella del mondo intero. La ruota del tempo è basata sull'omonima serie di romanzi fantasy scritti da Robert Jordan e, in seguito alla sua scomparsa nel 2007, portata a termine, con l’ultimo volume diviso in tre libri, da Brandon Sanderson che ha raccolto e integrato diversi capitoli dell’autore originale, alcuni completi, altri parziali, oltre a numerosi appunti scritti e registrazioni vocali. Il progetto, iniziato nel 1990 e concluso nel 2013 con un totale di ben 14 libri (più il prequel Nuova Primavera del 2004), è stato tradotto in immagini grazie ad Amazon Studios e Sony Pictures Television che nel febbraio del 2018 hanno pensato bene di produrre una serie tv visto l’enorme successo ottenuto dalla versione letteraria. Come per ogni prodotto di genere fantastico, la trasposizione audiovisiva ha numerose complessità da gestire, prima fra tutte far accettare allo spettatore (che non necessariamente deve coincidere con il lettore) un universo alternativo in cui personaggi e accadimenti divergono più o meno sostanzialmente dal reale. Il primo episodio si concentra proprio su questo, descrivendo in maniera efficace il villaggio in cui vivono i ragazzi e i suoi abitanti, insieme a un primo assaggio di riti legati al sovrannaturale. Le trame iniziano a tessersi bene da subito quando c’è l’ingresso di Moiraine che crea un buon primo cortocircuito. L’arrivo dei Trolloc spezza ulteriormente ciò che appariva armonico ed equilibrato e da qui inizia l’avventura, o meglio la disavventura. Una guerra è una guerra, e come tale va attraversata con decisione se si vuole restare in vita. Non c’è spazio per i sentimenti, solo per la razionalità, quel necessario pragmatismo per capire in che modo si potrà sopravvivere al male da cui si è inseguiti. Ma in un paio di momenti iniziali si arriva a un eccesso di crudeltà, peraltro alquanto inutile ai fini narrativi e descrittivi, che sposta la percezione dai binari su cui la storia stava piacevolmente marciando. Dal secondo episodio poi, vengono narrati a voce ben due racconti, oltretutto in maniera prolissa piuttosto che essenziale, cosa che andava affidata a dei ben più efficaci flashback. Perché mentre in un libro evocare accadimenti passati ha senso, in un prodotto audiovisivo crea confusione, specialmente all’inizio. Le scenografie naturali in cui vengono ambientate le varie scene sono imponenti. I costumi poi, sono tra le cose migliori della serie. Curati nelle tinte e nei dettagli descrivono sontuosamente e minuziosamente i caratteri dei personaggi, a partire dai colori, utilizzati in modo a volte originale, almeno per una certa cultura occidentale. Il bianco per esempio, di solito associato alla purezza, alla nascita e alla somma di tutte le cose, qui assume un valore negativo. La veste dei Figli della Luce (o Manti Bianchi) che bruciano vive le donne in grado di incanalare, è bianca, così come quella indossata da tutti durante un lutto. Quest’ultimo non vissuto come un passaggio mistico verso la luce (bianca appunto) ma come doloroso. Un contrasto interessante rispetto alla norma. Molto belli i canti, sia per le musiche che per i testi, peccato siano solo due e si trovino solo nei primi episodi. Per quello che riguarda la sceneggiatura, c’è un piano ben architettato e soprattutto ben raccontato e sviluppato per gradi. Al suo interno trovano spazio alcune fascinazioni che anche se non immediatamente comprensibili (come il significato dei terribili sogni fatti da alcuni protagonisti) donano la giusta aura di mistero, necessaria al genere. Peccato che sul finale vengano evocati nomi di personaggi ancora sconosciuti, che chi ha letto i romanzi probabilmente conosce ma che per chi si approccia direttamente alla serie sono oscuri. Il che diminuisce fortemente l’efficacia narrativa. In più, a chiudere l’ultimo episodio, c’è una scena decisamente pretenziosa perché anticipa ciò che avverrà nel seguito ma senza che ve ne sia stato fatto cenno in precedenza. Per cui, ancora una volta chi conosce la saga letteraria sa, gli altri restano ingiustamente spaesati. Giuro di non dire parola che non sia vera, di non fare arma con cui un uomo ne uccida un altro e di non usare mai come arma l’Unico Potere. Ci sono alcune simbologie note all’interno della serie che non sono immediatamente apprezzabili. Verso l’epilogo, viene inserito un elemento che porta il nome del Sacro Graal (sa’angreal) e la cosa appare come un’appropriazione indebita a uso e consumo di una storia che ben poco ha a che fare con esso. Al contrario di quanto avveniva per esempio nel romanzo Il codice Da Vinci di Dan Brown in cui diventa metafora del femminino sacro, che qui è oltretutto presente anche se in forma diversa, oppure nel film La leggenda del Re Pescatore di Terry Gilliam. In realtà l’autore dei libri da cui la serie è tratta si è ispirato, tra gli altri, proprio al Re Pescatore (o Re Ferito, che appare in alcune opere del ciclo di Re Artù), e sebbene le connotazioni stilistiche e narrative del personaggio stridano con l’originale, ben rappresentate invece nelle due opere citate, la scelta che può risultare discutibile potrebbe trovare miglior approdo in seguito. Subito dopo compare anche il simbolo di Yin e Yang (che qui viene inappropriatamente chiamato l’Occhio) il cui significato risiede nella contrapposizione tra due elementi opposti. Uno dei temi cardine della storia sta nel rapporto tra maschile e femminile, che dalle prime immagini viene rappresentato come difficile e conflittuale. C’è poi il tema del vivere semplice ma pacifico contro l’eroismo a beneficio di tutti, che solo grazie alla volontà sia della protagonista Moiraine che dei ragazzi può trovare una via per sanare la possibile imminente catastrofe. Ma capire quale sia la strada da percorrere è compito arduo, e il modo in cui viene sviluppato non è fortunatamente banale o scontato. Tecnicamente c’è qualche errore che non pregiudica sostanzialmente la visione generale ma penalizza sicuramente quella di un occhio attento. La cosa è presente soprattutto una volta che il gruppo entra nella città fantasma. Si percepisce uno stacco importante fra le costruzioni in computer grafica rispetto all’interno della cattedrale, evidentemente reale. Inoltre nel formato 4K HDR, in una particolare panoramica è netto un tremolio dei suddetti palazzi, uno sfarfallio che sottolinea ulteriormente quanto già avvertito. Ed è strano vista l’accuratezza dei dettagli di cui, come già detto, la serie è piena. Lungo lo scorrere degli episodi viene facilmente da pensare a Tenebre e Ossa, uscita su Netflix lo scorso aprile, fin qui più epica, ma non per questo superiore. Ci sono varie similitudini tra le due, come l’oscurità di cui la storia appare preda contrapposta alla luce che qualcuno deve portare, o le donne molto determinanti ai fini dell’intreccio. Di sicuro questa serie manca totalmente d’ironia rispetto all’altra, cosa che avrebbe aiutato molto alcuni momenti in cui lungaggini e ridondanze appesantiscono la narrazione. Non vanno poi dimenticati i diversi debiti verso Il trono di spade. Ci sono elementi come la barriera, la flotta navale di Daenerys e le morti violente e crudeli insieme a qualche resurrezione (una clamorosa la vedremo nel prossimo capitolo) che ritornano alla mente guardando La ruota del tempo. Ma, si sa, le note sono sette e a volte può capitare che... Perché guardare la prima stagione di La ruota del tempo? VALUTAZIONI dal trailer all’intera serie soglia d’attenzione visione La ruota del tempo | stagione 1 (The wheel of time) ideatore Rafe Lee Judkins personaggi interpreti Moiraine Damodred Rosamund Pike critica IMDB 7,3 /10 | Rotten Tomatoes critica 7,2 /10 utenti 3,5 /5 | Metacritic critica 55 /100 utenti 4,7 /10 camera Sony Venice and Cooke S4 lenses |
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