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Una vacanza in Europa per Peter Parker si trasforma in una serie di incontri scontri con creature gigantesche. Dietro a tutto c’è la macchinazione di un Mysterio ambiguo e per questo pericolosissimo. Sfondato il tetto del miliardo di dollari, Spider-man: far from home si candida a re degli incassi più grandi di sempre. E a ragione, almeno produttivamente parlando. Accostare atmosfere teen a un personaggio di un filone vincente come quello Marvel ovviamente paga. I fondamenti del personaggio spara ragnatele, primo fra tutti la difficoltà a vivere l’adolescenza in modo canonico suo malgrado, sono rispettati. Il divertimento c’è, l’azione pure. Cosa manca? L’idea romantica (in senso poetico-artistico) presente nell’Uomo Ragno di Sam Raimi. Di sicuro la riflessione che arriva dalla visione della pellicola tramite le azioni del villain Mysterio è quella circa la direzione che sta prendendo la realtà in funzione del digitale. L’eterno contrasto tra evidenza e verità, tra superficie e profondità, la manipolazione delle immagini che non interessa più soltanto i reality, sta per entrare con forza nella quotidianità di ognuno di noi con quello che stiamo conoscendo come l’internet delle cose. Tema già affrontato da un film decisamente impattante e riuscito come Ready Player One. Ma il Peter Parker che viene qui raccontato è un adolescente in gita con i compagni, non è ancora il giovane reporter del Daily Bugle alle prese con la dura realtà. È quindi normale che non si senta ancora la voce della sua coscienza che gli ricorda che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Eppure è notizia di questi giorni che Sony che detiene i diritti su Spider-Man non continuerà a produrre con Marvel e Disney. E la stessa figlia di Stan Lee ha rimarcato come il padre non sia stato trattato bene né da Disney né, e questo è quantomeno imbarazzante, da Marvel. Cosa potrà significare questo per il futuro del supereroe è ancora difficile dirlo. Magari riceverà un taglio più oscuro senza perdere la giusta dose di ironia e divertimento. L’idea potrebbe essere quella dell’ultimo Venom degli ottimi Ruben Fleischer alla regia e Tom Hardy come interprete principale. Quello che risalta maggiormente in questa storia è la deriva che Marvel sta prendendo nei confronti non solo dei suoi fan, almeno quelli più integerrimi ma della sua stessa natura comic. Dopo la separazione da Netflix e la conseguente, assurda chiusura della (stupenda) serie di Daredevil ora giunge a questa ulteriore perdita. Per il momento diciamo che lo spettacolo cui abbiamo assistito è stato ludico e leggero. Per il pathos rimandiamo a un futuro speriamo più vicino possibile. La pagella artistica secondo Doctor Lemon:
regia Jon Watts | sceneggiatura Chris McKenna, Erik Sommers | fotografia Matthew J. Lloyd | effetti speciali Norman Baillie, Kevin Bitters, Kenneth Cassar, Pasquale Catalano, Julio Navarro personaggi | interpreti critica | IMDB 7.9 (su 10) | Rotten Tomatoes 7.4 (su 10) | Metacritic 69 (su 100) camera Arri Alexa Mini, Zeiss Master Prime and Angenieux Optimo Lenses, Red Ranger 8K VV | formato Arriraw (2.8K) (3.4K) (formato sorgente) | aspect ratio 2.39 : 1 | formati audio: Dolby Surround 7.1, Dolby Atmos, Dolby Digital |
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