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Calibrare un TV o un proiettore è un lavoro complesso che richiede anche alcuni strumenti: chi ha provato ad approcciarsi a questo mondo sa quanto sia affascinante quando viene approfondito ma conosce anche le notevoli barriere all’ingresso. Quando si pensa all’attrezzatura richiesta per la taratura, la mente corre subito agli strumenti di misura, come colorimetri o spettrofotometri, oppure al software che coordina tutte le operazioni. C’è però un altro elemento altrettanto importante: il generatore di segnale, un componente che deve assicurare la massima precisione, una caratteristica essenziale per poter misurare e regolare al meglio tutti i prodotti. Il generatore di pattern di misura non è costoso come uno spettrometro di riferimento (statisticamente tra 6.000 euro e fino ad oltre 35.000 euro) ma è stato a lungo uno dei più costosi. a meno di non orientarsi su soluzioni “fai da te”, ad esempio basate su Raspberry Pi, da qualche tempo praticamente non più disponibile nelle versioni "home" del software Calman. In alcuni casi è possibile utilizzare il generatore di pattern integrato nel processore video. Mi riferisco ad esempio ai processori di madVR Labs, Lumagen oppure media player che integrano le versioni freeware di madVR; ne abbiamo parlato diffusamente nella comparativa disponibile a questo link. Fino a poco tempo fa un generatore di pattern con segnali 4K HDR aveva un costo compreso tra i 1.500 dollari del VideoForge Pro (tasse escluse) e i 7.000 dollari del Murideo 8K Seven-G (tasse escluse), quindi un investimento difficilmente giustificabile per chi vuole iniziare a muovere i primi passi nel mondo della calibrazione video. Per queste persone è possibile sostituire il generatore di pattern con segnali test - in forma di disco oppure di file - da riprodurre con il proprio lettore multimediale, che si tratti di un lettore Blu-ray Disc oppure di un media-player. In questo caso, una volta verificata la coerenza del segnale video in uscita rispetto alle impostazioni del software di misura (component oppure RGB, 16-235 o 0-255), si procede mandando in riproduzione il pattern corrispondente e avviando l'acquisizione con il software di misura. Il G1 Pattern Generator di Portrait Displays nasce proprio per colmare questo vuoto: un generatore compatto, semplice da usare e proposto ad un prezzo (specialmente nei kit) che lo rende accessibile non solo agli addetti ai lavori, ma anche agli appassionati che vogliono ottenere il massimo dal proprio monitor, televisore o proiettore. Il nuovo G1 ha un prezzo di 549 dollari (sempre tasse escluse) ma se acquistato in un pacchetto che includa anche licenza home, che da sola costa 199 dollari, può essere preso con un costo totale più che dimezzato (pari a 349 dollari che include licenza home e generatore). In questo articolo analizzeremo le prestazioni offerte, confrontandole con quelle di altri generatori, anche dal costo sensibilmente superiore.
Sommario
Caratteristiche e dotazioneIl G1 Pattern Generator di Portrait Displays si presenta con un corpo in metallo di dimensioni molto ridotte: 95 x 64 x 16 millimetri (L x P x A). I lati superiore e inferiore presentano una serie regolare di scanalature, mentre sulla parte alta campeggia la scritta “Portrait Displays G1”, che nelle prime unità in commercio era rossa e oggi è invece gialla. Le porte sono distribuite sui due lati corti e comprendono:
È inoltre presente la connettività Wi-Fi a 2,4 GHz, ancora in fase beta: non è quindi una funzione stabile o definitiva, e non a caso il produttore consiglia di utilizzare la connessione via Ethernet. Tutti questi aspetti saranno approfonditi nel capitolo dedicato alla prova del generatore. Il G1 può inviare segnali SDR (gamma dinamica standard), HDR10, HLG e Dolby Vision. C’è però un requisito fondamentale: il funzionamento richiede il software Calman di Portrait Displays, le applicazioni di terze parti al momento non sono compatibili.
Oltre a generare tutti i segnali necessari per la calibrazione, il dispositivo include 21 schermate di test integrate nella memoria interna:
La dotazione è essenziale ma curata. Il G1 viene fornito in una confezione di cartone con un inserto sagomato che lo protegge dagli urti e una seconda scatola, posta sotto, che contiene il cavo USB-C (con connettore da entrambi i lati) per l’alimentazione, realizzato con una finitura di ottima qualità. Nel complesso il prodotto appare solido, ben costruito e molto facile da trasportare, grazie al peso e alle dimensioni ridotte.
Configurare il G1 in modo semplice
Prima di passare alla prova vera e propria, vale la pena soffermarsi brevemente sulla configurazione del G1. A differenza di altri generatori, il collegamento sfrutta la porta Ethernet e questo richiede un approccio diverso rispetto ai prodotti che si connettono via USB. Idealmente il G1 si collega al router e comunica con PC, monitor, TV e proiettori che condividono la stessa rete. Ovviamente passare sempre per il router non è comodo: il cuore della rete difficilmente si trova vicino al dispositivo da calibrare. La soluzione più pratica è usare un piccolo router portatile. Io ho scelto un TP-Link TL-WR802N, piccolissimo e perfetto per qualsiasi situazione. Il router si collega al generatore via Ethernet e crea una rete Wi-Fi privata per il PC e il dispositivo da calibrare (per controllo remoto o auto-calibrazione). Volendo, è possibile configurare il router anche per accedere a internet tramite un'altra rete Wi-Fi o l'hotspot dello smartphone, lo fanno anche router semplici come il TP-Link. Così si ha sia la rete locale per la taratura che il collegamento a internet.
Si può anche fare a meno del router condividendo la rete cablata tramite il PC, ma è meno comodo. Richiede modifiche alle impostazioni da ripetere a ogni calibrazione, mentre col router basta la configurazione iniziale (da PC o app per smartphone), poi tutto funziona in automatico. Per questo motivo è la soluzione che consiglio: è più semplice da gestire e affidabile in ogni contesto. C'è infine l'opzione della modalità Wi-Fi, ancora in beta al momento della stesura di questo articolo. Si può provare, ma è bene tenere presente che, trattandosi di una funzione ancora in sviluppo, non è garantito il corretto funzionamento né la stabilità della connessione. Per attivare il Wi-Fi sul G1 bisogna seguire una procedura particolare tramite Calman: si clicca su "Configure Wi-Fi" nel flusso di lavoro del generatore video, si inseriscono le informazioni su rete e password, poi si genera un file da caricare nel G1 tramite una chiavetta USB. La guida passo-passo è disponibile sul sito del produttore.
La provaPrima di scrivere la recensione del G1, l’ho utilizzato per alcuni mesi in tutte le prove che ho effettuato, incluse le recensioni dei TV G5 di LG e Bravia 8 II di Sony. Ho potuto confrontare direttamente le prestazioni con altri generatori di segnale, tra cui il vetusto DVDO TPG abbinato a un HDFury Vertex e il VideForge Pro 4K di Portrait Displays. Parto subito col chiarire che il G1 è nettamente migliore di qualsiasi soluzione “assemblata” con generatore SDR e processori che possano aggiungere le funzioni HDR: usare generatori più datati insieme a un qualsiasi dispositivo HDFury non garantisce la stessa esperienza. Non si tratta di accuratezza: da quel punto di vista non ci sono vantaggi: tutti i generatori degni di questo nome devono necessariamente offrire certezze granitiche, da questo punto di vista. È del resto il motivo per cui sconsiglio di usare direttamente il PC come sostituto, come ho fatto io stesso quando ho mosso i primi passi nel mondo della calibrazione. Teoricamente un laptop è perfettamente adatto allo scopo ed è anche comodo, visto che sopperisce alla necessità di collegare un altro dispositivo. Per i PC resta il problema di gestire segnali component (Y, Cb, Cr) con gamma limitata (16-235 e non 0-255) e segnali HDR a 10 bit oppure a 12 bit per componente. Il problema è che l’uscita video del PC non è sempre affidabile. Basta un aggiornamento di windows o dei driver per introdurre problematiche che in precedenza non c’erano; nel caso bisogna anche accorgersene immediatamente, altrimenti quello che si misura non ha più alcun valore, e posso personalmente testimoniare che, per quanto non capiti spesso, può succedere.
Se poi si devono aggiungere altri dispositivi come gli HDFury, sale inevitabilmente la complessità: altri driver, altri software, cavi aggiuntivi e alcune limitazioni, soprattutto la mancata compatibilità con Dolby Vision. Il vero test è quindi il confronto tra il G1 e altri prodotti simili, come il VideoForge Pro 4K che utilizziamo abitualmente da molti anni per i test dei TV e proiettori su AV Magazine e che è compatibile non solo con il software Calman ma anche con ColourSpace di Ligh Illusion. Dalle prove che ho effettuato, i risultati sono praticamente identici: stessa precisione e soprattutto identica velocità, che è un aspetto molto importante ma fin troppo trascurato. La rapidità con cui si effettuano le misure dipende infatti non solo dallo strumento di misura (colorimetro o spettrofotometro), ma anche dal generatore di segnale. Dispositivi più datati, come ad esempio il DVDO TPG, richiedono più tempo per ricevere i comandi dal PC e inviare il segnale allo schermo. Il generatore può diventare il collo di bottiglia di tutto il sistema: gli altri componenti devono allinearsi ai suoi tempi, rallentando ogni misura. Non si parla di pochi istanti in più: ci possono volere anche qualche decina di secondi aggiuntivi per una scala dei grigi su 20 punti, ad esempio.
Come dicevo qualche riga più in alto, la reattività del G1 è praticamente la stessa del VideoForge Pro 4K e perciò ottima. La risposta ai comandi è più o meno istantanea: non ci sono ritardi percepibili tra un click e il cambio del segnale. Non c’è quindi il rischio che il generatore costituisca un limite per lo strumento di misura o il PC. Per quanto riguarda l’accuratezza del segnale video, le misure che ho effettuato col G1 sono sempre risultate quasi perfettamente sovrapponibili con quelle del DVDO TPG e del VideoForge Pro 4K. L'analisi dei segnali video generati attraverso il software DaVinci Resolve ha pienamente confermato l'esperienza sul campo. Le discrepanze che ho riscontrato sono sempre state infinitesimali e legate all’incertezza della misura, cioè a piccolissime variazioni assolutamente normali e prevedibili. Alla fine i due generatori si differenziano solo per quattro caratteristiche: il VideoForge Pro 4K è dotato di uno schermo, di una batteria integrata, si connette tramite USB e mette a disposizione un’uscita HDMI 2.1. In pratica sono quasi tutte caratteristiche dall’utilità molto limitata: generare segnali in 8K a 60 Hz, ad esempio, può servire solo in contesti decisamente limitati.
Personalmente non mi è poi mai capitato di sfruttare la batteria interna e il display: quando il generatore è in uso è sempre connesso al PC, quindi non serve alimentazione indipendente ed è sicuramente più comodo controllarne il funzionamento dallo schermo del laptop. La necessità di passare per la porta Ethernet è l’unico elemento che ha avuto un minimo peso, anche se, come abbiamo visto, si risolve molto facilmente con un router portatile, e quando il Wi-Fi uscirà dalla beta, sarà ancora più semplice da gestire. La sinergia con Calman è ovviamente ottima: il software gestisce tutto tramite i menu a tendina, con la massima semplicità. Nelle ultime versioni è stata aggiunta anche un’ulteriore ottimizzazione: quando si seleziona uno dei 21 segnali integrati, nel menu in basso compare la miniatura della schermata che si vede a video. Non è una rivoluzione ma è un’idea azzeccata che permette anche di avere un facile riferimento sempre disponibile con un colpo d’occhio.
Conclusioni
Il G1 Pattern Generator si è dimostrato un prodotto riuscito e affidabile. Le prestazioni sono ottime: in termini di velocità e accuratezza non ha nulla da invidiare al fratello maggiore VideoForge Pro 4K. Mancano display e batteria integrata, ma sono assenze del tutto trascurabili che non incidono realmente sull’utilizzo. Il delta di prezzo è invece molto rilevante e sposta chiaramente l’ago della bilancia a favore del G1. Il collegamento al PC tramite Ethernet è meno comodo rispetto alla porta USB, ma si può aggirare facilmente usando un piccolo router portatile: per questo non lo considero un limite concreto. Il vero vantaggio competitivo di questo prodotto resta il rapporto qualità/prezzo, soprattutto se si sceglie uno dei bundle proposti da Portrait Displays. Di base il G1 costa 549 dollari, contro i 1.495 dollari necessari per il VideoForge Pro, ora nella versione 8K. Ci sono però opzioni più convenienti: la prima, come già anticipato in apertura, è il pacchetto che include il G1 e una licenza Calman Home (a scelta tra LG, Panasonic, Samsung, Sony o Philips), che porta il prezzo totale del pacchetto a 349 dollari. Volendo, si può aggiungere anche il colorimetro C6 HDR5000, arrivando così a 649 dollari complessivi: se comprati separatamente, G1, licenza Calman Home e colorimetro C6 HDR5000 avrebbero un costo totale di 1.543 USD. Queste politiche di prezzo rendono il G1 particolarmente adatto a chi vuole approcciarsi alla calibrazione nel modo più semplice: Calman offre un’esperienza guidata, con flussi di lavoro pensati per accompagnare l’utente tenendolo per mano. Si inizia, si completa una sezione, si clicca su “next” e si procede così fino alla fine. Non serve conoscere ogni passaggio in anticipo e i grafici sono piuttosto chiari anche per un principiante. A chi invece cerca la massima libertà suggerirei prodotti capaci di supportare anche altri software e di garantire una maggiore versatilità operativa. Il G1 resta comunque un’opzione estremamente solida per chi è già dentro l’ecosistema di Portrait Displays: permette di risparmiare cifre importanti senza compromettere né la precisione né la velocità. Per maggiori informazioni: Pattern Generator - Bundle "Calman Home + G1"
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