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5 minuti da... VDM Group/Igor Fiorini
5 minuti da... VDM Group/Igor Fiorini
Fabio Angeloni - 26 Settembre 2020
“Una struttura romana che si è rivelata una autentica sorpresa. Una sala di ascolto raffinata che al contempo rappresenta un piacevole punto di ritrovo.”
Pagina 1 - Chi è chi?


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Essendo romano di Roma dalle famose sette generazioni, appassionato di alta fedeltà e musicista dilettante da quando (secoli fa) avevo 13 anni, pensavo di conoscere tutti i luoghi romani dove si ascolta, si fa o si compra musica. Ma, come spesso capita quando si pensa di aver visto tutto, mi sbagliavo sonoramente.

È stato quindi non senza sorpresa che, grazie al vulcanico Marco Cicogna (che fungerà anche da Maestro di cerimonia d'eccezione per l'evento), mi sono ritrovato catapultato in una realtà che non conoscevo, una perla rara incastonata nei pressi della Riserva Naturale della Tenuta dei Massimi, in uno dei meravigliosi comprensori "Borgo dei Massimi" e più precisamente quello sito al numero 956 di Via Portuense. La sala d'ascolto è sita nella piazzetta centrale, strategicamente posizionata subito dopo l'ingresso.

Parte della redazione e Claudio Gnagno (in rappresentanza dell'AVMag Roman Panel), un lunedì pomeriggio settembrino sono approdati in uno dei "castelli" del regno di Igor Fiorini, l'Hifi Roma Store: lui definisce infatti la sua struttura un negozio diffuso, in quanto si articola in più strutture; oltre all'Hifi Store ci sono l'area garden sita poco prima dell'ingresso, dotata di confortevoli panchine dove magari scambiare qualche opinione o fumarsi un sigaro, ma anche gli spazi Studio, Usato e vintage, Assistenza e lab e Scuderie San Carlo che purtroppo, invece, non ho avuto modo e tempo di visitare.


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È piuttosto difficile catalogare univocamente Igor (del quale avevo già parlato su AV Magazine nella carrellata inerente alle sale presenti alla manifestazione di Sintonie High End - AudioVideoShow, dell'anno scorso, nel corso della quale il nostro Marco Cicogna lo aveva intervistato in 4K), forse per via di un certo suo sano iperattivismo e di una indomita vena di poliedricità che giustamente non intende tenere a bada. Tra le tante attività che potrei citare, mi limito a ricordare che è Maestro laureato in flauto e composizione, che è Chief Executive Officer di VDM Sound Group (riprendendo le parole di una news del nostro Riccardo Riondino "azienda che produce e importa apparecchi high end strettamente derivati dai sistemi audio professionali più evoluti" e CEO anche di VDM Records che adotta una "filosofia aziendale incentrata sulla registrazione sonora elevata ad arte") e che può vantare prestigiose collaborazioni con Deutsche Grammophon e Decca.


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Fra le tante iniziative intraprese ha svolto, peraltro, una interessante lezione di ascolto presso l'Auditorium Parco della Musica di Roma sul tema "come vengono registrati i dischi in alta risoluzione" provando per una volta a non disgiungere le due facce del giano bifronte che ogni volta si appalesa e si staglia ingombrantemente nel bel mezzo del lavoro: puntare alla necessaria corretta riproduzione del suono prima di tutto dal lato artista ma poi anche curando una operazione di registrazione trasparente fatta da chi opera "dall'altra parte del vetro". Sempre in quell'auditorium ebbi modo di sentire riprodurre con un set di eccezione un file tratto dal disco live "Gino Paoli e Danilo Rea. Due come noi che...", nella versione 192 kHz a 24 bit, alla cui registrazione solo in questi giorni ho appreso che Igor ha collaborato attivamente: nel set in cui lo ho ascoltato aveva una resa davvero incredibile, che ricordo ancora nitidamente e che porto ad esempio in ogni dove.

Pagina 2 - La Hall


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Nel corso del pomeriggio trascorso lì ho avuto modo di conoscere meglio Igor e posso testimoniare che è dotato di peculiarità caratteriali che sembrano appartenere ad altri tempi. Nella sua Hall (100mq trattati con pannelli acustici Audis), si osserva con rigore la filosofia dello slow sound e si assiste ad un discreto ma continuo viavai in quanto, prima di essere un punto di ascolto, il luogo è stato concepito come un vero e proprio luogo di ritrovo per appassionati, cui Igor puntualmente offre caffè e bollicine a profusione, cercando di mettere tutti perfettamente a proprio agio e di sublimare quella che definisce la perfetta sound experience.


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La Hall è una sala dall'acustica davvero valida, che mi ha colpito, lo ammetto. Non è il solito luogo dove qualche pannello assorbente posizionato alla bell'e meglio finisce inevitabilmente con l'uccidere le gamme alta e media, né quello fortemente riflettente scopiazzato dalle salette di incisione che devono simulare un effetto live finendo però col creare lievi ma indomabili riverberi e spesso sgradite enfatizzazioni nelle gamme alta e media (oltre ad autentici disastri in gamma ultrabassa). È invece un luogo ad acustica tendenzialmente neutra, con una lieve, controllatissima vocazione verso il riflettente, arioso, brillante che - in particolare - dona nuova vita agli ascolti di genere classico (anche se mi riprometto di riascoltarla con un programma musicale di diversa natura che ho già pronto in canna).


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Questo gradito comportamento dell'ambiente, che dovrebbe essere considerato normale, ha invece davvero dell'incredibile soprattutto operando un raffronto mentale con molti altri competitors che su questo non investono mai abbastanza ritenendolo - incredibilmente - un aspetto quasi secondario. Ci tengo, quindi, innanzi tutto a dargli atto dell'ottimo lavoro svolto con i pannelli Audys con i quali ha predisposto un trattamento ambientale frontale, laterale e superiore, ma anche posteriore: frontalmente questi pannelli sono disposti quasi a formare una corte che impreziosisce anche esteticamente il suo pregiato contenuto, che si ritrova come abbracciato da un accogliente cocoon.

Pagina 3 - Il set


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Il set in ascolto si giovava della fonte, rappresentata da un ServerSystem24, un gran bell'oggetto in alluminio modulare e customizzabile, disponibile nelle versioni Audiophile, Studio e Live Workstation. Si tratta di una realizzazione curata da VDM Group dalle dimensioni particolarmente compatte, CPU i7 con 16GB di RAM high-grade, HD da 128 GB, flusso d'aria supersilenzioso, condensatori tedeschi o giapponesi su scheda regolata in tensione, piattaforma in pesante allumino massiccio (che ben si sposa con il Boulder di cui parleremo poi), Roon onboard, offerto a prezzi che vanno dai 2.700€ ai 4.420€ più IVA.


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Igor ama i brand svizzeri, ma come possiamo dargli torto conoscendo le qualità sonore e la meticolosa costruzione da orologiai dei prodotti costruiti da AvantGarde, Goldmund, Nagra, Revox e Thorens, tanto per fare i primi nomi che mi vengono in mente? Il DAC era quindi uno svizzerissimo Merging+NADAC (Network Attached DAC, convertitore digitale/analogico di rete) che funzionava con un Merging+Power (alimentazione separata): rispetto a Rimini, dove era in funzione il cosiddetto Merging Data Trio, mancava il master clock Merging+Clock.


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Merging Technology è un marchio con vocazione pro che nasce nel 1990 a Chexbres, nel Cantone Vaud e nel distretto di Lavaux-Oron, in Svizzera, dalla fervida mente dell'ingegner Claude Cellier (ex Nagra) e costituisce una punta di diamante nel comparto delle operazioni di conversione. Fra le caratteristiche apparentemente futili, ma che nella pratica non si rivelano affatto tali, ho apprezzato la funzione di modifica del colore del logo del DAC al mutare della tipologia di segnale che gli si dà in pasto.


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Sotto il profilo tecnico si potrebbe senz'altro parlare per ore delle doti di questa macchina, ma la migliore dimostrazione delle qualità del prodotto è la sua ricorrente presenza nei più prestigiosi studi di registrazione del mondo e l'unanime apprezzamento per la caratteristica che connota i prodotti del brand: la capacità di rendere del tutto neutro il processo di conversione del segnale, in modo da far scomparire gli effetti dell'interpolazione della macchina all'interno della catena. Passando dal microcosmo al macrocosmo si potrebbe osservare una curiosa analogia di sistema osservando che il concetto di neutralità è da sempre coltivato, ed anzi sublimato, proprio in quel Paese e da quella popolazione anche a livello geopolitico!


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Torniamo a noi. L'amplificazione del segnale era curata da un integrato a valvole S.A.Lab Thunderbird. La Sound Analysis Laboratory nasce nel 2002 dalla mente di Alexey Syomin, impegnato nella sua attività nella ricerca di un suono senza compromessi. Nella vasta gamma di amplificatori il Thunderbird utilizza nel buffer di uscita push-pull quattro potenti pentodi di fabbricazione sovietica (6550), nello stadio di pilotaggio doppio triodo 12AX7 (ECC83), con trasformatori principali da 430 W oltre a trasformatori separati per alimentare le reti dei tubi e i servocircuiti: i trasformatori di uscita (2x460 W) sono progettati e prodotti appositamente per Thunderbird.


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Sono presenti cinque ingressi di linea (3 х RCA, 2 x XLR), un ingresso diretto, tre uscite (XLR, RCA e Rec), una uscita per cuffie e quattro coppie di morsetti acustici placcati argento progettati da S.A.Lab per bi-wiring/amplificazione. L'integrato eroga 50 Watt a 4 Ohm e 25 Watt ad 8 Ohm, con un rapporto segnale rumore di 100dB, una sensibilità di 0,7 Volt e un THD al 50% della potenza minore dello 0,1%. Mai, durante gli ascolti, abbiamo però avuto l'impressione di una amplificazione sottodimensionata rispetto alle necessità! Il cablaggio in bilanciato era Audioquest.


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Gli speaker, similarmente al set portato a Rimini, erano degli Stenheim, ma questa volta non i pluripremiati Alumine Five (nella preziosa versione Signature by JCGaberel), bensì gli Alumine Three, l'unico altro modello a torre della gamma presentato ad Axpona, a Schaumburg, nell'Illinois, ad aprile 2019. Anche in questo caso si tratta di un prodotto fabbricato in Svizzera, a Vétroz, del Cantone Vallese e nel distretto di Conthey. Sono altoparlanti alti circa un metro dotati di una potenza nominale di 150 Watt (300 Watt di picco), con una sensibilità di 93 dB a 8 Ohm (il modulo di impedenza scende fino ad un minimo di 5 Ohm) e dal rilevante peso di circa 70 chilogrammi l'uno.


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Si tratta di un tre vie e mezzo in alluminio massiccio dotato di quattro driver ad alta efficienza, un tweeter da 1" e un medio da 5¼" in neodimio incapsulati in 2 camere separate posti all'interno di un mobile nel quale albergano anche 2 woofer da 8" che si spartiscono l'emissione in gamma bassa in una terza camera separata dotata di flow port "laminare" frontale, con il driver posto più in basso che prende in carico la riproduzione delle frequenze più gravi: particolare attenzione è stata posta all'area di incrocio dei due woofer. Il costo della coppia è di circa 30.000€. Anticipo che gli speaker sono neutri, possiedono una impietosa capacità di fotografare la scena e non devono essere fatti urlare, per farli rendere al meglio, poiché sono in grado di riprodurre in modo eccellente una dinamica particolarmente ampia, mostrando al contempo la capacità di esercitare un controllo fermo della gamma bassa e un ampio soundstage. Trovo particolarmente azzeccato il progetto del set, che accoppia alle casse Stenheim sempre sezioni pre e finale o integrati a tubi.

Pagina 4 - Gli ascolti


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Il materiale per l'ascolto è stato fornito, ça va sans dire, da Marco Cicogna, tutto in musica liquida ad alta risoluzione e, suppongo, per lo più di provenienza Native DSD. Abbiamo iniziato gli ascolti con il must-have del momento, John Williams live in Vienna, nella versione stereo a 96kz e 24bit stereo e più precisamente con la Marcia imperiale (tratta da Star Wars). La mente mi è andata a quando Marco lo scorso anno ci invitò a volare a Monaco di Baviera per udire il concerto al Gasteig eseguito dai Münchener Philharmoniker con The Planets di Gustav Holtz, ma anche con ampi excerpt tratti dalla saga di Star Wars di John Williams: un concerto letteralmente spettacolare, al quale per un impedimento dell'ultim'ora mancò il patron di AVMag, Emidio Frattaroli. In ogni caso, con questo programma particolarmente ben registrato si è appalesato immediatamente un piacevolissimo effetto di sfondamento acustico delle pareti con la creazione di un palcoscenico molto più ampio del luogo fisico: gli speaker, pur scomparendo all'udito, hanno iniziato a riprodurre una immagine molto grande con fiati resi come solo certi altoparlanti a tromba sono ritenuti in grado di fare.


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Nel brano tratto dai 12 concerti di violino di Rachel Podger lo strumento non appare mai affaticante e non cede alle mollezze tipiche di altoparlanti con cabinet risuonante. Il prezioso violoncello di Johannes Moser si staglia sulla scena in maniera vigorosa, ma non prepotente. Anche nel balletto Lo schiaccianoci di Pëtr Il'ič Čajkovskij diretto dal Maestro Valery Gergiev il suono appare naturale, neutro, i corni gradevoli e i piatti adeguatamente squillanti, sostenuti da un tappeto musicale morbidamente operoso e presente. Si passa ad una chicca: l'ascolto dei Wiener Philarmoniker del 1963 diretti da Herbert Von Karajan che eseguono la Tosca di Puccini per la Decca, con il preludio "Io de' sospiri" nella versione rimasterizzata a 96 kHz e 24 bit, che sembra riuscire in una impresa impossibile: migliorare un suono legato alle limitate caratteristiche tecniche delle registrazioni del tempo, non snaturando - e qui viene il difficile - il carattere sonico dell'epoca.


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Il programma termina con due strepitose versione di Money e di Breathe dei Pink Floyd tratte da TDSOTM, provenienti da master magnetico, con cui - anche per la natura del brano - il set sembra acquistare una enorme separazione tra i canali (ricordo che il sound engineer del disco rispondeva al nome di Alan Parsons!) e fare pienamente sua la morbidezza tipica del mezzo tecnico, che forse tradisce un po' la sua origine per via di una lieve velatura in gamma alta. Il sistema, come detto neutrale e rigoroso, mostra dunque di saper acquisire, a richiesta, anche i caratteri eufonici tipici degli impianti "piacioni".


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A questo punto della sessione, viene sostituito l'integrato S.A.Lab Thunderbird da 25 Watt per canale con un 8 volte più potente, il Boulder 866. Si tratta del successore del fortunato 865, predecessore e al contempo prodotto di maggior successo del marchio (rimasto infatti in catalogo per una dozzina di anni, che in questo settore sono una vera e propria era geologica), anche se in effetti - a ben guardare - sembra anche essere la riuscita sintesi di un preamplificatore 810 e di un finale 860. Il nuovo modello, caratterizzato da un bel display frontale e da una costruzione - come sempre - rocciosa, da macigno (come recita il nome del brand ma anche il nome della città sede del marchio da quasi 40 anni), viene declinato nella versione solo analogica ma anche analogica più digitale (con Roon), ed eroga una corrente massima di uscita di 200 Watt ad 8 Ohm, che - con comportamento da manuale - si raddoppia a 4 Ohm per ben 400 Watt. La macchina è controllabile con app su iOS e Android.


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Ascoltiamo una esecuzione di Zubin Mehta con i Wiener Philarmoniker che eseguono una vecchia registrazione del 1964 ripulita e commercializzata da Deutsche Grammophone in formato blu-ray pure audio: all'improvviso una grande immagine sonora pervade e satura tutta la stanza e ci fa sognare. Proseguiamo con Quadri di una esposizione di Modest Petrovič Musorgskij in cui emerge più evidente quel basso controllato che rende facile l'inserimento di questo set in un qualsiasi ambiente di ascolto. La Suite Española di Brass United tratta da Pitch Black ci scuote con ottoni lucidissimi e squillanti, e attacchi veloci. Questo Boulder oltre ad essere bello e ad apparire vigorosamente solido, eroga un suono eccellente: mostra un'ottima capacità di ricreare una scena credibile, una notevole velocità sui transienti e l'indubbia propensione a catturare i contrasti dinamici senza perdere per strada le sfumature armoniche. Proprio a volergli trovare un difetto, la sua classe e raffinatezza di emissione non gli consentono quella autorevolezza in gamma bassa tipica di certi progetti a stato solido dal suono prosaicamente muscolare.


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Ho quindi deciso di passare dalla prima all'ultima fila. L'ascolto stava infatti terminando con il recentissimo lavoro (2020) di Riccardo Chailly che dirige l'Orchestra Filarmonica della Scala con I pini della Via Appia di Respighi. Non mi ha colpito particolarmente: ho trovato il suono lievemente impastato, poco intelligibile, ma forse non ero abbastanza attento o magari il posizionamento non era dei più felici, in quanto ero seduto in posizione disassata rispetto al centro del set.


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Finora avevamo udito l'impianto collegato in bilanciato. Ma ora veniva sostituito il Boulder (peccato: mi stava davvero piacendo molto) con un duo New Audio Frontiers composto da un preamplificatore di linea Stradivari Line Evolution e da un finale Ultimate 211 SE collegati in sbilanciato. Il marchio lombardo è stato fondato quaranta anni fa da Maurizio e Ferdinando Zanichelli, e ha sede a Viadana, in provincia di Mantova; punta sull’amplificazione valvolare a triodi, a riscaldamento diretto con l’ambizione di assumere come riferimento la musica dal vivo. Per questa ultima variazione del set si decide di cambiare genere e si accantona per un attimo il programma classico. Passiamo a file liquidi tratti da master magnetico: mi riferisco a La canzone di Marinella eseguita da De André e Mina, a La canzone del sole di Lucio Battisti e poi nuovamente al Breathe dei Pink Floyd. Questo set sembra quasi umanizzare il sound rigorosamente neutro del dac digitale e degli speaker, riuscendo ad esaltare l'analogicità del suono che fu, facendoci fare davvero un tuffo profondo nel passato e mostrando una strepitosa resa sulle voci, che dominano incontrastate la scena.


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Si passa ad un po' di buon jazz, particolarmente ben riprodotto dal set in prova. Da Polarity, ascoltiamo Innocence di Hoff Ensemble, un jazz piacevole e rilassato prodotto da quei geni del suono della 2L. Segue la bella tromba jazz di Robert Len di Good morning heartache, tratto da Hope. Si conclude con lo strepitoso sax di Zoot Sims Quartet, Do nothin' till you hear from me, tratto da Zoota at ease, che ci arriva solido, compatto, vivido e vigoroso: un gran bel sentire!

Poi si ricomincia da capo. A questo punto, infatti, vengono sostituite la sezione di amplificatrice e gli speaker e prendono posto nel set le nuovissime Bower and Wilkins serie 700 Signature e più precisamente... Ah, ma questa è un'altra storia, che leggerete a breve sempre qui, prossimamente, su AVMag!


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C'è poco altro da aggiungere su questo evento speciale. La Hall di Igor Fiorini fa tornare il piacere di ascolto. Il suono dei suoi preziosi set rappresenta una sfida per le nostre più consolidate convinzioni personali.

Passate a salutarlo, quando avete qualche attimo a disposizione: ne vale senz'altro la pena.