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Pagina 1 - VDM Sound Group: Audys, Master Sound, Merging e Stenheim
Igor Fiorini è un personaggio molto noto nell'ambiente non solo per via della sua formazione musicale (ha un diploma di conservatorio in flauto e composizione), ma anche perché dirige la VDMusic School e per le apprezzate produzioni della sua casa discografica indipendente VDM Records, alcune delle quali sono entrate nella short list per la LIX edizione dei Grammy Awards, Schonberg Cajkovkij del Sestetto Stradivari dell'Accademia di Santa Cecilia e Sideways del gruppo Sonic Rade. Igor veste qui la casacca del distributore di VDM Sound Group, che tra i vari marchi cura anche, per l'appunto, Audys, Merging e Stenheim. Nella sala Audys e MastersounD (Italia), Merging e Stenheim (Svizzera) il set - con l'innesto dei Merging - ricalcava quello presente nella scorsa edizione e l'organizzazione elvetica la faceva da padrone: tutto era perfettamente ordinato, non solo esteticamente, e la sala presentava 3 (naturalmente) "ordinate" file di sedie da 5 posti. Ai lati del set di ascolto campeggiavano 2 pannelli (apparentemente lignei) di Audys per un primo trattamento del suono. Come in altre sale, il trattamento originario della sala era assorbente sulle pareti sinistra, di fondo e posteriore, e riflettente su quella di destra: veniva dunque pienamente rispettato il Sacro Graal dell'asimmetria, anche se sorgeva in me un dubbio amletico dovuto al fatto che il posizionamento del set prevedeva l'emissione sonora frontale dentro ad uno spazio che aveva due lati diversamente trattati e ciò poteva forse comportare lievi differenze in termini di riflessioni. Accantono l'idea balzana e inizio ad analizzare l'impianto. Il piatto presente nel set è un Bergmann Magne TT con braccio tangenziale Magne ST, su rack Solidsteel, con cablaggio Kimber Kable PK10-Palladian e distributore di alimentazione Nordost Quantum Qbase QB8. Merging è un marchio svizzero ormai al giro di boa dei trent'anni di attività, prima scelta incontrastata degli studi di registrazione più blasonati per via delle prestazioni tecniche di livello assoluto universalmente riconosciutegli nel campo del processamento del segnale digitale. Al centro del rack era alloggiato proprio un "Merging Data Trio", macchine immediatamente identificabili dagli appassionati per via del bel logo triangolare con "angolo acuto" nella parte a destra in basso (o con la punta di una piramide adagiata sul fianco, per gli appassionati di simbologia), composto da Merging+Clock (master clock), Merging+Nadac (convertitore digitale/analogico), Merging+Power (alimentazione separata). MastersounD è invece un marchio nato dalla esperienza cinquantennale di Cesare Sanavio, che ha inteso mettere a frutto l'esperienza maturata nel campo coinvolgendo i figli Luciano e Lorenzo i quali, compreso il potenziale dei prodotti, hanno affinato la produzione con nuovi alimentatori di uscita progettati e costruiti in house nel nuovo stabilimento situato in provincia di Vicenza, mirando anche ad una più capillare distribuzione dei prodotti. Il premplificatore linea/phono MM a tubi era un MastersounD Spettro (10.990€), "class A dual drive system". I due finali mono erano dei MastersounD PF100 (37.990€): si tratta di single-ended-triode (SET) con Psvane audio tubes 845 da 117 Watt con entrata bilanciata (non true balanced). Infine, come sempre (ma non certo ultimi in ordine di importanza, anzi!), esaminiamo gli speaker, che erano degli "Alumine Five" di Stenheim, nella esclusiva finitura "Signature" by JCGaberel con crossover esterno, cablaggio dedicato e tuning speciale e personalizzato: "esemplare n. 1": si tratta di massicci "tre vie" da pavimento (molto solidi, "alluminiosi") con tweeter dal magnete in neodimio da 1", di un midrange al neodimio da 6.5" e di due woofer da 10" caricati in bass reflex, tutti e quattro ospitati in camere separate. Il crossover è stato realizzato con la migliore componentistica audiophile e gli altoparlanti hanno una sensibilità di 94 dB, una tenuta in potenza continua di 200 Watt ad 8 Ohm (con un modulo di impedenza che rasenta i 3 Ohm, quindi attenzione con il tipo di amplificazione da abbinare!), per 100 chilogrammi di peso. La fase di ascolto era iniziata con un brano proposto a volume troppo basso, quindi poco avvincente per gli ascoltatori e d'altro canto poco in grado di far esprimere il set al meglio per magnificarne le qualità intrinseche. Veniva quindi aumentato il volume per ascoltare il brano successivo, il bel jazz di Sara Vaughan che esegue "Everithing must change": la voce non appariva caldissima, ma era riprodotta in modo rigorosamente neutro, forse con una punta di chiarezza e nitidezza in più rispetto all'atteso. Appariva chiaro a molti che l'impianto dava il meglio di sé proprio sui toni medi. Nel frattempo notavo con piacere che, in presenza di una ulteriore elettronica nel rack, venivamo aiutati a comprendere cosa stava suonando grazie ad un civilissimo cartello riportante la dicitura "in ascolto". Per l'inizio del brano successivo, resisi conto che il set avrebbe potuto esprimersi meglio, il mediatore tecnologico veniva avvicendato con un altro che diminuiva il volume, avendo notato qualche asprezza di troppo e forse temendo danni agli speaker, riportandolo però purtroppo "nell'area della semioscurità". La scena rimaneva comunque ampia e dimensionalmente diffusa. In definitiva si trattava sicuramente di un buon set, che giurerei di aver sentito però all'High End di Monaco configurato e/o presentato in modo più convincente.
Pagina 2 - MadForMusic di Toniolo Dimitri - Devialet, Kalista, The Wand, Wilson Benesh
È con una certa apprensione che sono entrato nella sala di Mad4music. L'ambiente latamente sofisticato richiamava un po' lo stile di altri tempi, ma indubbiamente c'era nell'aria un mood al contempo rilassato e rilassante. La sala, che non ascriverei tra le grandi, era apparentemente priva di trattamento; d'altra parte i tre grandi divani (uno laterale, destinato allo staff) e il gran tappeto di moquette, rappresentavano comunque un primo livello di condizionamento ambientale. Tra gli aspetti più interessanti c'è stato sicuramente il rispetto del silenzio. Nei miei due passaggi avevo notato che anche i rappresentanti della distribuzione rimanevano comodamente seduti, adottando per primi la consegna del silenzio, con il risultato positivo della possibilità di un ascolto degno di questo nome, ma con il collaterale effetto controproducente che poco era dato di sapere ai visitatori su quanto in uso, nel generale imbarazzo a chiedere per rispetto della policy aziendale adottata. Il punto di ascolto era composto da due comodi ed eleganti divani a tre posti; a fondo sala erano liberamente prelevabili su un tavolino alcuni depliant che illustravano le specifiche tecniche delle macchine in uso. Nei giorni successivi alla manifestazione, grazie allo spirito di iniziativa dell'amico Davide (GoAhead), sono riuscito ad ottenere via whatsapp la composizione e i prezzi del set proposto. In sala erano dunque presenti un lettore Kalista by Métronome Technologie "DreamPlay One" (€ 37.000), un piatto The Wand con braccio The Wand 12” e testina MadForMusic (€ 5.000), un amplificatore finale Devialet Expert 250 pro (€ 14.900), dei diffusori Wilson Benesch Serie Precision P3 (18.900 la coppia), un "generatore infrasonico" Wilson Benesch Torus (€ 8.900) con cablaggio MadForMusic (3.500€) e grounding box Faber's cable. Prima di esaminare i componenti premetto, per onestà, che è piuttosto difficile non rimanere colpiti dai form factor delle macchine di cui è composto il set: avveniristiche o a sogliola o a copertone (non certo inteso in senso dispregiativo) che fossero, ma tutte interessanti o comunque non banali. Una branca della francese Métronome Technologie produce il brand Kalista e il Dream Play One è uno stupendo lettore CD integrato e in due telai, dal design che se da una parte costruttivamente ricorda certi meravigliosi, massicci giradischi in metacrilato al contempo propone la strepitosa modernità estetica tipica delle ultime macchine Chord, con un quanto mai gradito display frontale a colori. Viene fornito con l'unità di alimentazione dedicata Elektra ed è dotato di uscite analogiche con connettori XLR ed RCA, e di uscite digitali AES/EBU, S/PDIF e Toslink. The Wand, piatto e braccio unipivot, sono prodotti da "Design, Build, Listen Ltd." (che ha sede in Nuova Zelanda), disegnati da Simon Brown e realizzati a mano. Per i non anglofoni preciso che quel Wand sta per bacchetta magica, con la quale il piatto intenderebbe magicamente trasformare ogni ascolto. Devialet è un marchio francese dall'alto coefficiente innovativo, specializzato nel trattamento del segnale digitale: dopo una dozzina di anni di attività e il deposito di più di 160 brevetti, ormai non necessita più di presentazioni. Il modello Devialet Expert 250 pro, peraltro, è il top di gamma della serie a due canali ed eroga 250 Watts RMS a 6Ω per canale con un S/N di 130dB e un dumping factor di 8.000. Inutile precisare che accetta segnali fino a 32bit/192KHz mentre è invece piacevole precisare che al form factor sottilissimo coniuga un quanto mai opportuno display posto sulla parte superiore. Anche Wilson Benesch è un marchio storico britannico, fondato trenta anni fa, che talvolta viene confuso con un altro, sempre anglosassone, ma americano. Gli innumerevoli riconoscimenti di cui è stato oggetto per via della riconosciuta qualità produttiva in questo trentennio stanno a dimostrare il livello delle sue realizzazioni. In anteprima nazionale venivano proposti i P3.0, top di gamma della nuova serie di ingresso "Precision", dei due vie e mezzo da pavimento che adottano tre driver "tactic II" da 17 cm, due bass e un mid che operano su differenti range sviluppati in collaborazione con la Sheffield Hallam University e realizzati in polipropilene isotattico, oltre ad un nuovo tweeter con cupola in seta Leonardo da 2,5 cm "inserito in una flangia in fibra di carbonio composita, tecnologia derivata dal tweeter Fibonacci dell'ammiraglia Eminence", incastonati in un cabinet ibrido legno-alluminio, con una impedenza nominale di 6 Ohm (con un modulo che arriva a 4 Ohm), una sensibilità di 89dB e 150 Watt di tenuta in potenza continua. Completava il set l'iconico "generatore infrasonico" Wilson Benesch Torus in due telai, giunto ormai al suo tredicesimo anno di vita, dotato di un cono in fibra di carbonio da 18" con una massa di soli 18 grammi (che garantisce grande velocità di risposta ai transienti), che il produttore differenzia da un normale subwoofer amplificato per via della configurazione in push-pull delle due bobine da 8,2 centimetri. L'altoparlante opera nella frequenza dai 10 ai 150Hz, con una sensibilità di 100dB, una impedenza di 8Ω per coil, il Torus amp (esterno) ha una potenza di 200 Watt. L'esordio si reifica con un piano, poi una tromba in "A Saint German Des Près", tratto da "F. à Lèo", cui segue una voce maschile profonda e presente, con il sottofondo di una linea di basso solida ma mai trabordante, e una batteria forse non troppo cristallina né sul rullante né sul piatto. La tromba di Paolo Fresu sembra morbida ma anche in questo caso forse non in possesso di una dinamica estesissima. Seguono, dello stesso disco, "Lettura art poétique di Paul Verlaine" e "Vingt Ans". Artisticamente si tratta di un gran bel disco, ma il set andrà riascoltato con una programmazione più idonea a coglierne le caratteristiche soniche ulteriori rispetto a quella, positivamente risolta, del microcontrasto.
Pagina 3 - MondoAudio - DueVEL, Karam, MSB, VAC
Entriamo nella piccola sala della bergamasca "Mondo Audio", con 3 file composte da 3 sedie, che sostanzialmente ripropone il raffinato set presente nella scorsa edizione. La fonte era una coppia di elettroniche MSB ad iniziare dal reference transport (23.950€), un lettore di CD, SACD, DVD, Bluray, HRx, file audio PCM e DSD, dotato di una pletora di uscite audio digitali. Il marchio californiano rappresenta un riferimento assoluto per gli appassionati per quanto concerne le macchine operanti nel campo digitale, in particolare per i celeberrimi DAC. Al reference transport era collegato un reference DAC (51.350€), il top of the line della tecnologia MSB, con clock ai femtosecondi e alimentazione dual powerbase. Della americana VAC era presente il pre a tubi in due telai Signature MKIIa triode preamplifier e Signature MKIIa preamplifier power supply (26.650€ senza ingresso phono), a circuitazione completamente bilanciata e zero feedback negativo, con funzione "Cinema bypass": l'amplificazione avviene tramite triodi in Classe A1, senza alcun condensatore lungo il percorso del segnale, lo chassis è amagnetico in alluminio. Il segnale passava quindi ad un finale della olandese Karan Acoustic KA S 400 in grado di erogare 400 Watt su 8 Ohm (15.650€), dotato di 2 trasfomatori toroidali da 1000VA, 8 stadi di stabilizzazione, stadio di filtraggio da 132.000 microfarad e con un fattore di smorzamento maggiore di 6.000 su 8 Ohm. Il segnale, alla fine, confluiva in una coppia di "Bella Luna Diamante", della tedesca DueVEL, uno speaker a due vie onnidirezionali con tweeter in neodimio con diaframma al titanio caricato a tromba e woofer da 22 cm in kevlar (9.600€), sensibilità di 91dB, 6 Ohm di impedenza e una tenuta in potenza di 150 Watt. Per colmo di civiltà, i brani proposti venivano chiaramente visualizzati su un display discretamente visibile anche a distanza (e ciò facilitava poi eventuali successivi raffronti con il proprio set) e su un banco era possibile prelevare documentazione sui singoli modelli proposti all'ascolto. Nei pochi minuti a disposizione previsti dal mio format di ascolto è stata riprodotta "You don't know what love is", di Rachele Ferrell, tratta da "Live in montreaux 91-97". La musica possedeva una enorme dispersione orizzontale, come ovvio, con una immagine della voce grande. Ma il fatto che la sala non avesse avuto alcun tipo di trattamento ambientale, nemmeno all'ingresso, mentre da un lato indubbiamente favoriva le caratteristiche di riflessione necessarie agli altoparlanti omnidirezionali per svolgere bene il proprio lavoro, dall'altro creava un suono forse un po' troppo live (in effetti le sale di incisione ad effetto live hanno un trattamento molto riflessivo), apparentemente poco frenato ed eufonico. Un ascoltatore presente in sala asseriva di sentire il piano lontano chilometri. A me non è parso affatto così, piuttosto ho trovato il suono un po' rigido e poco controllato, ma certamente ci sarà bisogno di un nuovo e più meditato ascolto.
Pagina 4 - Sala Faber’s Cable & Faber’s Power di Fabrizio Baretta
Ultima, ma non per ultima la sala di Fabrizio Baretta, nella quale mi ha condotto Claudio/gnagno.Anche se non credo valga la pena di ricordarlo, sottolineo che Fabrizio Beretta è da anni un qualificato ed apprezzato operatore del settore, titolare di Faber's Cable e di Faber's Power. Il set era composto dal giradischi in metacrilato trasparente "The record player" di Vertere modello "RG-1 Reference Groove" (17.700€) con braccio "Reference Tonearm" (35.000£) e da un altro Vertere in metacrilato nero, modello "DG-1 Dynamic Groove" con il suo braccio "Groove runner" (3.500£), da un pre phono jfet GM_phono v. 2.01_4 EQ (4.000€), da alcune realizzazioni della Resolution Series di FM Acoustic of Switzerland e più precisamente il pre phono FM122-MKII (17.000€), il pre FM 255 MKII R (44.000€) e due finali FM 108 MKII (15.000€ l'uno). Tutto collegato ad una coppia di bookshelf Zellation by Podszus (25.000€). All'entrata della sala era attivo anche un GigaHertz canceling Schnerziger (4.000€). Il marchio britannico Vertere, nato nel 2009 grazie a Turaj Moghaddam (ex Roksan) ha una gamma di prodotti non particolarmente estesa (RD-1, SG1, MG-1 e due bracci) ma piuttosto interessante di bei giradischi, due dei quali sono presenti nel rack disposto in sala. Il pre phono jfet GM_phono v. 2.01_4 EQ è un prodotto di Fabrizio Baretta che contiene anche un selettore che consente il cambio di equalizzazione con le 4 curve di equalizzazione di cui parleremo più avanti: Decca/DG/Teldec, Columbia, Philips/Telefunken e RIAA. FM Acoustic è invece un produttore svizzero che propone una sua linea esclusiva denominata Resolution Series, alla quale appartengono ben 4 delle elettroniche presenti nel rack. Il pre phono FM122-MKII permette di variare le curve di equalizzazione phono, ha driver di uscita linea in Classe A, zero feedback, contiene un circuito proprietario a discreti in Classe A ed è libero dalle solite limitazioni quali degrado del segnale dovuto ai circuiti integrati, trasformatori, circuiti ibridi o op-amps, riuscendo a garantire bassi livelli di rumore e di ronzio. Anche il pre FM 255 MKII R contiene un circuito proprietario a discreti in Classe A, è libero da rumore e interferenze, e con delle uscite true balanced ottimizza automaticamente la performance con carichi bilanciati, pseudo bilanciati o sbilanciati. I due finali mono FM 108-MKII, invece della solita alimentazione switching, impiegano un unico alimentatore lineare "analogico" ad alta potenza, pur avendo una dimensione davvero compatta e un peso totale di 4,5 kg. Questi finali erogano 70 Watt RMS su 8 Ohm, 130 Watt RMS su 4 Ohm e 200 Watt RMS su 2 Ohm, con una distorsione di 0,005% THD e un S/N migliore di -100dB. I circuiti in classe A sono a componenti discreti elettronicamente bilanciati, senza alcuna impedenza minima. L'amplificatore è progettato per pilotare sistemi da 1 a 10.000 Ohm, ma può pilotare qualsiasi impedenza dei diffusori (anche inferiore a 1 Ohm) con segnali dinamici senza alcun limite, compressione o altri effetti negativi sul segnale audio. Il marchio tedesco Zellaton affonda le sue radici nei primi anni '30 e prende le mosse dal fisico e inventore Emil Podszus. Attualmente è gestito dal nipote ingegnere, Manuel, e da Michael Schwab. Il modello esposto è il bookshelf, il Legacy Reference Monitor System, con un tweeter a cupola morbida da 2 cm, un mid-woofer da 13 cm e un woofer passivo da 20 cm, impedenza di 4 Ohms e sensibilità di 86 dB. Seppure il marchio operi da 30 anni, il GigaHertz canceling di Schnerzinger adotta una tecnologia pionieristica che libera efficacemente il sistema audio da campi di interferenza elettrica che danneggiano il suono fino alla gamma gigahertz: un prodotto che al momento non ha eguali sul mercato in termini di eliminazione dei campi interferenti, poiché non aumenta l'inquinamento elettromagnetico nella stanza utilizzando solo i campi interferenti esistenti per ridurli. Premetto di non stare esattamente nel mio "brodo di coltura" e infatti sono stato indirizzato a questa sala per via della caratteristica del set di poter riprodurre la corretta risposta in frequenza del vinile, ripristinando la consonanza con la curva di equalizzazione effettivamente applicata in sala di incisione. Partiamo dalla definizione della curva RIIA. Sostanzialmente si tratta della standardizzazione di uno stratagemma volto ad evitare di dover incidere su disco le frequenze basse come si dovrebbe, visto che traccerebbero un solco così largo da occupare in breve tutto lo spazio disponibile. Per ovviare al problema, in fase di incisione si opera quindi una compressione delle frequenze basse e contemporaneamente una esaltazione delle alte. In fase di riproduzione il processo viene semplicemente invertito. Fabrizio Baretta spiega che prima del '58 ogni etichetta adottava una sua curva di equalizzazione standard. Non tutte le case discografiche europee hanno aderito alla convenzione RIAA USA, ma alcune hanno continuato a mantenere la loro curva DIN europea. Ci viene spiegato che in sala di incisione fino a 10 anni fa lo standard europeo prevedeva il polo 3 (dei 3 presenti nei connettori standard delle sale di incisione con form factor XLR/Cannon) negativo, ma lo standard americano lo invertiva, mentre il giapponese lo applicava in modo saltuario e non predittibile. Si pensi a cosa potesse succedere a quanto prodotto in una sala di incisione che avesse utilizzato un mix indistinto di macchine Neve (GB), Revox e Studer (Svizzera), Sennheiser e Neumann (Germania), AKG (Austria) e Shure (USA), ma anche giapponesi. Nel corso della sessione di ascolto abbiamo ascoltato vari dischi. L'esordio è stato con un LP con musica di Stravinsky, Academy Of St. Martin-In-The-Fields, Neville Marriner – Pulcinella/Apollon Musagète, Argo, (1968). Lo abbiamo ascoltato come si fa normalmente. Poi è stata slezionata una inversione di polarità di 180° ed applicazione della curva Decca e DG. La curva applicava due diversi parametri che operano in gamma bassa (rollover) e alta (rolloff), come detto in apertura: correggendo i due fattori viene ripristinata la curva originale, non RIIA. Subito il brano ha acquisito più dettaglio, si è arricchito di informazioni, è sembrato avere una maggiore headroom, con il risultato di ricreare una gran bella scena. Ha fatto seguito un LP inglese di Columbia con la Mahler Symphony no. 4 Otto Kempler Philharmonia Orchestra Elisabeth Schwarzkopf, che già sembrava garantire un gran bell'ascolto e una scena adeguata con la curva RIAA. Ma dopo, con l'inserimento della giusta curva di equalizzazione, il tono generale della musica appariva più piacevole ed equilibrato, determinava la soppressione delle asprezze e l'eliminazione dei troppo pieno che risultavano quasi distorti. La dimostrazione è proseguita con Pierino e il lupo, Prokofiev, Abbado e Benigni, un DG. Lo abbiamo ascoltato "liscio" e poi con la curva DG che ne invertiva la polarità. Qui la differenza era enorme. L'ascolto era profondamente cambiato, con una maggiore chiarezza e naturalezza. La sessione è terminata con un LP recentissimo, stampato l'anno scorso. Si trattava di "Is this the life we really want?", di Roger Waters, per il quale è stato usato un tornio DG recentissimo. Il brano partiva da un vocio indistinto con un ticchettio di fondo alla Time per arrivare ad una parte finale decisamente diversa e più intelligibile. Anche qui le differenze con la versione con curva di equalizzazione corretta sono apparse piuttosto eclatanti. Va considerato poi che possedere uno di questi oggettini comporta l'ulteriore vantaggio di poter registrare digitalmente il LP sfruttando di volta in volta la curva corretta per Decca/DG/Teldec, Columbia (usata da molti altri fino alla fine degli anni '60), Philips/Telefunken o RIAA. Sono entrato in questa sala con una lieve forma di scetticismo, ne sono uscito avendo apprezzato i benefici che rinvengono da elettroniche che riportano in equilibrio la curva di equalizzazione di LP originariamente incisi applicando una curva non RIAA. Considerato il risultato eclatante e data per scontata la buona fede del padrone di casa, mi azzarderei a dire che qui la psicoacustica c'entra poco o nulla. Agli appassionati di LP in possesso di copie prodotte dai marchi citati, magari utilizzando sale di incisione con componentistica "mista", consiglio senz'altro di visitare la sala alla prossima occasione utile!
Pagina 5 - Conclusioni
In casi come questo, per fortuna, è un piacere trarre le dovute, concise, conclusioni del caso. Il Palacongressi di Rimini è stata una sede decisamente prestigiosa e perfettamente adeguata al livello della manifestazione: probabilmente, a memoria, è anzi la più bella di sempre. La manifestazione è durata tre giorni, uno spazio temporale piuttosto ampio che ha dato la possibilità a chi intendesse partecipare di trovare il momento opportuno per farlo. Gli espositori avevano preparato sale di buon livello ed era davvero difficile individuarne una considerabile malsuonante: più facile, come evidente, individuarne una che non rispondesse pienamente ai propri gusti. Della scarsa pubblicizzazione dell'evento abbiamo già detto in apertura e questo dal mio punto di vista è stato un autentico peccato: una manifestazione del genere valeva davvero la pena di essere vista! Un sentito ringraziamento, infine, va rivolto agli organizzatori dell'evento, Marco e Giuseppe di Angelucci Hi-Fi e A.S.P.A.M., oltreché Marcello Cané di Audioquality. A rivederci al prossimo anno!
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