
Vestel è stato il primo produttore TV a presentare nel 2011 un modello con
integrato il client BitTorrent
A partire dal 2013 sarà possibile scambiare e scaricare contenuti
multimediali in file-sharing peer to peer direttamente dalle SmartTV. Questo
grazie all'accordo siglato da BitTorrent con una ventina di produttori TV in
tutto il mondo. A dare l'annuncio è stato l'Amministratore Delegato di
BitTorrent Eric Klinker, che non specifica per ora quali siano i marchi
coinvolti, ma che possiamo presumere siano la quasi totalità dei protagonisti
del mercato.
Il file-sharing P2P è stato fino ad oggi sinonimo di scambio di file
multimediali illegali ed è quindi immediato immaginare lo sbarco del client
BitTorrent sulle SmartTV come una manna dal cielo per qualsiasi scopo di
pirateria. Ma lo stesso Eric Klinker ci tiene a precisare che tramite la propria
piattaforma sono ormai presenti oltre 2 milioni di contenuti legali e che oggi
l'utilizzo del client per scopi illegali è in netto calo, aggiungendo però una
postilla di certo non particolarmente esaltante: "L'utilizzo legale o
illegale di BitTorrent viene deciso dal singolo utente".
Ricordiamo che fino a qualche anno fa, lo scambio di file via BiTorrent
rappresentava circa il 40% dell'intero traffico dati Internet e che oggi tale
dato viene stimato intorno al 12% (con trend in calo). Però c'è anche da dire
che l'accesso a Internet è cresciuto vertiginosamente e che la platea è
notevolmente aumentata, quindi quel 12% rappresenta ancora un numero mostruoso
di scambio dati (che sia legale o meno). L'arrivo del client BitTorrent sulle
SmartTV riguarderà soprattutto i mercati europei ed asiatici e, secondo le
intenzioni dei produttori, servirà a colmare il gap con l'offerta di servizi
VOD statunitensi, dove piattaforme come Netflix o Hulu dominano il
mercato.
Ora, vogliamo immaginare che BitTorrent su SmartTV verrà utilizzato
principalmente per scopi legali, ma permetteteci qualche dubbio e perplessità
in tal senso. Saremmo anche curiosi di sapere cosa ne pensa Confindustria
Cultura Italia, di cui proprio ieri abbiamo pubblicato un comunicato in merito
alla forte crescita della pirateria in Italia (vedi news),
commentando in conclusione, tra l'altro, la completa assenza di interventi nei
confronti dei produttori hardware che propongono soluzioni di certo non proprio
finalizzate alla distribuzione di contenuti prettamente legali ("Perché grandi nomi dell'industria dell'elettronica di consumo vendono senza il minimo ostacolo dispositivi in grado di riprodurre proprio quei formati utilizzati dai protagonisti della contraffazione digitale? Non genera indotto anche quello?").
Nessuno muoverà un dito anche questa volta?
Fonte: THN |