Cerchiamo di approfondire le motivazioni che hanno portato il Consiglio
Superiore di Sanità a intervenire contro gli occhiali 3D di cui vi abbiamo
parlato in poco fa. Iniziamo con la cronaca. Da una notizia pubblicata dall'ANSA ieri
sera, si apprende che a Milano, una bimba di tre anni è stata portata al pronto
soccorso per una infiammazione acuta ad un occhio dopo poche ore che era stata
portata dai genitori al cinema (il Multisala
Plinius) a vedere Alice in Wonderland in 3D. Al momento non si conosce la
causa con precisione ma il Codacons,
che già lo scorso Febbraio aveva presentato un esposto ai NAS sull'assenza
del marchio CE e sul rischio contagio per l'utilizzo di occhiali 3D non
sterilizzati, rincara la dose.
Nelle edizioni dei TG in prima serata, come quella del
TG1, c'è l'intervista alla madre della bimba, che riporta l'ipotesi del
medico (occhialini), nuove indicazioni del Consiglio Superiore di Sanità che
sconsiglia di portare al cinema 3D bambini di età inferiore ai 6 anni, e
consiglia l'utilizzo di occhiali usa e getta (quindi RealD, con lenti
polarizzate). Il servizio del TG1 si chiude con un'intervista alla Dott.ssa
Bergamo (Oftalmologa) che sottolinea l'ovvio: gli occhialini possono essere
veicoli di infezione ma aggiunge che "non è sempre possibile stabilire
un rapporto di causa-effetto".
Incalzato da Codacons, in serata il Consiglio Superiore di Sanità ha diffuso
una dichiarazione in cui sconsiglia la visione di spettacoli in 3D a bambini di
età inferiore ai 6 anni, avverte sui rischi per lunghe e ininterrotte visioni
di materiale stereoscopico e consiglia l'utilizzo di occhialini monouso
sigillati (usa e getta) e non quelli riutilizzabili (Dolby e XpanD per
intenderci). In realtà il parere del CSS non è vincolante. In altre parole non
ha vietato l'uso degli altri occhialini. Ma in Codacons già titola "STOP IMMEDIATO AGLI OCCHIALI 3D NON
"MONOUSO'!!".
Le considerazioni da fare sono davvero tante. Mi limiterò a sottolineare
alcuni aspetti della vicenda. Ad iniziare dalla "saggezza" della
mammina che ha portato la sua bimba di 3 anni a vedere Alice e le ha fatto
indossare occhialini con dimensioni compatibili per un adulto. Potrei continuare
sottolineando che gli esercenti sono obbligati a disinfettare con presidi
medico-chirurgici gli occhiali riciclabili e li presentano al pubblico in busta
chiusa. Purtroppo c'è qualche esercente che non si è allineato. E in questo
caso dovrebbero essere presi provvedimenti sin dall'interno dell'ANEC
(l'associazione degli esercenti).
In realtà il primo veicolo per una infezione agli occhi sono le dita,
specialmente per i bambini, che possono stropicciarsi gli occhi dopo aver
toccato qualcosa di "infetto". Gli occhiali riciclabili (Dolby, XpanD
e compagnia), se ben disinfettati, hanno le stesse indicazioni di quelli usa e
getta. Il Presidente dell'ANEC Paolo Protti si difende, e dichiara all'ANSA che: "già noi sconsigliavamo l'utilizzo ai minori di tre anni, ma stiamo comunque parlando di indicazioni",
e aggiunge che "gli esercenti sono obbligati a disinfettare, come avviene d'altronde in ogni parte del mondo, gli occhiali con presidio medico chirurgico che elimini ogni
microbo".
Aggiungo che all'Arcadia di Melzo la sera del 18 Marzo, all'evento AV
Magazine - Alice, useremo rigorosamente occhiali monouso. Cari fan del 3D
stereoscopico, tira una brutta aria...
Fonte: www.ansa.it
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